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    La sedia che nasce da un ideogramma

    Il profilato di acciaio è il materiale che il grande designer Jean Nouvel, uno dei nostri preferiti, ha deciso di utilizzare per la sua collezione Mia, prodotta e commercializzata dal marchio Emu. Non ci sono dubbi che dei 5 pezzi che la compongono quello centrale sia la sedia, pensata in duplice versione con e senza braccioli; la collezione è poi completata dai tavoli, uno quadrato ed uno tondo, e dallo sgabello alto.

    Ma restando alla sedia, siamo rimasti colpiti dal suo tratto essenziale che – ci scommettiamo – la farà assurgere allo status di icona contemporanea: il designer francese aveva l’ambizione di creare per Emu un punto di riferimento per gli arredi outdoor moderni, e per questo motivo ha “arginato” la sua fantasia disegnando semplicemente l’ideogramma di una sedia quasi come se fosse stata costruita con il celebre Meccano, con le dovute revisioni in fatto di precisione e pulizia delle linee. Ed il risultato si è rivelato molto più trasversale del previsto nelle applicazioni.

    Queste caratteristiche sono esaltate dai materiali: oltre al profilato di acciaio che come detto compone la struttura, il taglio al laser dell’alluminio ha permesso di aggiungere seduta e schienale mantenendo la leggerezza della sedia la quale però, oltre a poter sostenere 100 kg, ha anche l’altra virtù di essere impilabile, rendendola ideale sia per gli spazi pubblici che per i giardini.
    I colori inizialmente erano rosso e bianco, ai quali si sono successivamente aggiunti grigio e nero.

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    Sull’isola la fabbrica diventa polo multiculturale

    La riconversione di una vecchia zona industriale, con la conseguente riqualificazione urbana, ambientale ed anche turistica dell’Isola di Seguin sulla Senna, per 60 anni sede di una fabbrica Renault – è la grande sfida su cui si è concentrata negli ultimi anni la svizzera Nelly Wenger, specializzata in progetti di grande complessità.
    Il nome di questo progetto è R4, un polo culturale la cui inaugurazione è prevista nel 2016 è che vorrà essere una sorta di micro città dell’arte nella quale collezionisti, artisti e semplici “fruitori” del bello possano al tempo stesso godere dell’ospitalità ma anche sperimentare, stimolati da un ambiente multiculturale.

    Il progetto dell’edificio, imponente perché si svilupperà lungo tutta l’isola, prevede una modularità di base. Sarà scomponibile, quasi provvisorio, su di esso si riverbererà la fluidità delle acque della Senna che scorrono accanto e che saranno visibili da qualunque punto all’interno, perché l’architetto Jean Nouvel (di nuovo lui!) ha previsto continui giochi di vetri e trasparenze.
    L’investimento è sostanzioso ma lodevole perché il suo intento non è la generazione del profitto ma della bellezza: in una economia dell’arte autosufficiente, il processo di creazione inizierà e concluderà il suo ciclo sull’isola, evolvendosi e cambiando sempre forme nel tempo ed abolendo ogni tipo di frontiera.
    Impossibile non riconoscere nel nome dato a questo complesso un omaggio ad una celebre vettura della Renault, prodotta proprio sull’Isola di Seguin fino alla dismissione dell’area che da allora è stata abbandonata.

    La multimedialità e la polifunzionalità saranno emblemi di questa città dell’arte, che includerà oltre ad alberghi e ristoranti anche un conservatorio, case d’aste, gallerie e spazi espositivi per mostre temporanee e permanenti di arte contemporanea.

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    Jean Nouvel arricchisce Roma

    Jean Nouvel è un architetto francese noto per le sue capacità di intervento in siti da trasformare e ristrutturare senza cancellarne l’identità originaria: sono famose in Italia le officine Ferrari da lui progettate a Maranello, così come a genova il Padiglione B della Fiera.

    L’invito di Alda Fendi è stato per Jean Nouvel l’occasione per debuttare a Roma, con la ristrutturazione del Complesso del Velabro, in una zona di 5000 metri quadri con annessi palazzi Umbertini.
    Si tratta di un lavoro particolarmente impegnativo in quanto l’area insiste su importanti vestigia archeologiche, le quali saranno valorizzate e portate alla luce per essere perfettamente integrate negli spazi previsti dal progetto.
    La Fondazione Alda Fendi Esperimenti ha scelto quest’area per dedicarla all’arte contemporanea, articolando nel complesso gli atelier creativi, spazi espositivi, ed anche residenze per  gli stessi artisti, allo scopo di promuovere la ricerca artistica.
    Nouvel si è perfettamente calato nella parte, proprio con l’intento di prolungare la vita dei resti del passato proiettandola sul presente, in una composizione architettonica che prevederà l’interscambio tra le epoche, molto diverse tra loro quanto a stili, ed enfatizzando volutamente il gioco di contrasti.
    L’arte e l’architettura contemporanea andranno così a sovrapporsi al passato senza per questo fagocitarlo, il tutto in piena continuità con il pensiero del maestro il quale crede molto nella ricchezza di quanto nei secoli si è sedimentato nelle città.

    Sarà uno spazio fruibile ed aperto al “popolo”, il vero destinatario del lavoro di Nouvel secondo le sue stesse parole, che esprimono sempre il suo desiderio di mediare tra lo spazio e gli uomini.
    Si prevede che il complesso potrà vedere definitivamente la luce alla fine del 2014: Alda Fendi ha già manifestato il suo entusiasmo e la sua impazienza verso questo progetto abbastanza fuori dagli schemi.

    Questa operazione ci ricorda molto da vicino l’intervento sulla Biblioteca Hertziana di cui vi abbiamo parlato alcune settimane fa, con l’immissione di elementi architettonici moderni e contemporanei in un substrato antico da proteggere e valorizzare.

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