Browsing articles from Tag: “Design Italiano”


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    4 complementi di arredo che devi conoscere

    I nostri designers omaggiano l’epoca d’oro

    La passione per due delle decadi più felici del design italiano come quelle degli anni ’50 e ’60 rivive nelle creazioni senza tempo per la zona living proposte oggi da marchi quali Rimadesio, Flexform Meritalia. Vere icone di stile realizzate ad esempio in alluminio laccato, un tema ricorrente di quell’epoca, come la libreria Opus su design di Giuseppe Bavuso per Rimadesio, che porta così nella zona living un’idea geometrica ma modulare facilmente adattabile a diverse esigenze.

    Flexform invece propone Infinity, restando sempre nell’ambito delle librerie, su design in puro stile anni ’60 scaturito dalla matita di Antonio Citterio. Un sistema che permette infinite possibilità compositive, personalizzabile ed accessoriabile a piacimento e pensato per completare l’area living con la giusta dose di rigore e “verticalità”: la libreria icona passa in secondo piano, perché ciò che conta è l’enfatizzazione e la valorizzazione assoluta del suo contenuto, grazie anche al gioco a scacchiera ed agli accessori realizzati a mano.

    Sempre Citterio poi ha saputo rompere gli schemi con il divano Zeus, anch’esso realizzato da Flexform. La base in alluminio regge infatti una seduta dalla spiccata asimmetria, per un divano-oggetto che diventa un pezzo di arredamento di grande carattere, con l’estremo dinamismo delle sue forme.

    Non sfigura affatto al suo fianco, con le sue linee diagonali, il pouf Minah che Massimiliano Fuksas ha disegnato e Meritalia ha concretizzato con una robusta struttura in legno massellorivestita in poliuretano e, a scelta, in pelle o tessuto.
    La variante che meglio ci sembra richiamare il design dei cosiddetti sixties è proprio quella in velluto, perché sa valorizzare le sue forme classiche ma al tempo stesso fluide!

    Il DNA di questi 4 complementi di arredo è decisamente d’autore, l’omaggio all’epoca d’oro del nostro design è più che evidente e viene celebrato rispettandone la tradizione ma ottenendo, grazie alle lavorazioni hi-tech, effetti scenografici di sicuro impatto!

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    Una sedia polifunzionale sul serio!

    Un progetto efficace, pratico e di estrema pulizia nelle forme: si tratta di Suppergiù, al momento ancora un prototipo ideato da Studioventotto, ed in attesa di un produttore, che siamo certi non tarderà ad arrivare.

    Sembra una semplice sedia in legno naturale, ma la sua seduta è divisa in due parti, con quella anteriore semovente. Spostarla sulla struttura sottostante significa trasformare la sedia in un praticissimo scaletto!
    Naturalmente tutto è stato pensato nei minimi dettagli: quando in posizione “sedia”, il taglio che divide il piano della seduta è opportunamente bloccato tramite una maschiatura, mentre lo spostamento della metà sul piano inferiore prevede anche il suo fissaggio tramite gole che abbracciano le gambe della sedia, per la massima sicurezza.
    Siamo di sicuro in tanti ad usare erroneamente le sedie come strumento per raggiungere punti poco accessibili della casa, magari solo perché è più immediatamente a disposizione rispetto alla scala sepolta nel ripostiglio.

    Con Suppergiù simili operazioni diventano più sicure ed anche agevoli, e l’idea è tutta italiana!

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    Il vivace catalogo di Alma Design

    Ancora una volta torniamo ad occuparci di una importante realtà italiana che punta a promuovere il nostro design anche a livello internazionale, e lo fa attraverso una continua ricerca di progetti, prodotti e materiali innovativi.
    L’attenzione ad un design curato da parte di Alma Design emerge chiarissima in tutti i dettagli della sua produzione, la quale si fonda su tre capisaldi:la qualità dei materiali utilizzati, la resa estetica di ciascun elemento del suo catalogo, ed infine la loro estrema funzionalità; il tutto, senza che nessuno dei tre passi in secondo piano.

    La specializzazione di Alma Design in sedute e tavoli ha consentito all’azienda di concentrare tutti i suoi impegni in proposte di impatto scenografico spesso entusiasmante ed originale, non solo per i colori sempre molto accesi e vivaci ma anche per le linee di grande personalità. Naturalmente tutta l’attività dell’azienda, che ha sede in provincia di Brescia, è finalizzata ad offrire a tutta la clientela un arredamento versatile, moderno, e che prevenga tutte le possibili esigenze non solo per un arredo indoor ed ouutdoor destinato all’uso domestico, ma anche per il settore dell’arredo contract.
    un esempio viene dalla cosiddetta “X Collection“, una serie di sedute, sgabelli e tavoli con un unico filo conduttore, la struttura portante a 4 gambe che forma la caratteristica X.

    Sfogliando tutto il catalogo ci si imbatte in sgabelli dal design sorprendente, come il modello 2525 o il Nonò, per i quali è evidente anche l’accurata selezione effettuata nella scelta dei materiali.
    Tali risultati sono stati raggiunti da Alma Design grazie anche all’eterogeneità del suo staff di progettisti, tutti provenienti da diversi ambienti culturali così come da esperienze differenti, al fine di ottenere un portfolio nel quale celebrare la contaminazione degli stili, promuovendo anche designer emergenti!

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    Le icone del design italiano, una mostra imperdibile

    Alla Triennale di Milano, presso gli spazi del CreativSet, è in corso fino al 22 febbraio 2015 una mostra estremamente affascinante che non si distingue per un tema particolarmente originale in sé, quanto per le modalità del suo allestimento e della sua articolazione, grazie alla scelta di far “ruotare” in periodi predefiniti le opere selezionate.
    Sono stati interpellati 10 maestri del design nostrano ai quali è stato chiesto di indicare gli oggetti di design più belli creati dai loro colleghi/rivali, e che meritassero secondo la loro opinione l’appellativo di “icona“.

    Nasce così una raccolta di meravigliosi oggetti che periodicamente sarà aggiornata, sotto l’insegna “Le icone del design italiano“. È  un’occasione per riscoprire le migliori opere della nostra scuola, come Ghost, la poltrona in vetro realizzata da Fiam, o la Divisumma18, calcolatrice prodotta negli anni 70 da Olivetti su progetto di Mario Bellini.
    Come avrete intuito, la varietà e l’eterogeneità degli oggetti esposti è assolutamente garantita, perchè si va dai complementi di arredo agli oggetti tecnologici di uso quotidiano: chi non ricordaad esempio il telefono Grillo disegnato da Marco Zanuso!

     

    Tutti gli oggetti fanno parte della collezione permanente del Museo della Triennale, ed in moltissimi è presente la tecnologia con tutti i suoi sviluppi nel corso degli anni.

    L’operazione ci ha ricordato quella ancora in corso in Germania ed alla quale abbiamo già dedicato spazio, la mostra Panorama di Konstantin Grcic al Vitra Museum: al suo interno il designer ha infatti voluto inserire oltre alle sue opere passate ma anche “future” (sotto forma di bozzetti) anche dei tributi a chi tra i colleghi lo ha maggiormente influenzato nello stile e nel modo di accostarsi al design.
    È infatti assolutamente innegabile che per guardare avanti e creare qualcosa di nuovo nessuno può mai dimenticare le basi, non necessariamente ispirazionali ma comunque costitutive della creatività.

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    Nuovo Design Italiano, in un saggio tutte le categorie

    Ha davvero ancora senso oggi parlare di design come se fosse qualcosa di vivo e soprattutto? Se lo è chiesto Chiara Alessi nel suo saggio edito da Laterza, che in 160 pagine si propone come guida ai limiti della tassonomia su tutto il design italiano dei cosiddetti Anni Zero, giungendo ad una risposta totalmente affermativa.

    Appassionati ed addetti ai lavori non potranno fare a meno di leggerlo, perché la presenza culturale del nuovo design italiano di tutti gli ultimi 20 anni è indiscutibile ed articolatissima, anche se attraversa al tempo stesso una fase di crisi di identità proprio per le innumerevoli facce che ha assunto.
    L’autrice le ha categorizzate, suddividendo le tendenze in altrettante scuole, tra le quali spiccano quella dei Retro Chic e dei Soft Pop, che applicano ed adattano un codice stilistico che affonda le radici negli anni ’90 e caratterizzato da firme riconoscibili; abbastanza affini sono i Neopost, che esaltano e proseguono l’attività di grandi maestri del passato; oppure ancora gli Empiristi, coloro che badano più alla materia utilizzata che all’oggetto in sé, ed al tempo stesso esaltano l’importanza della serie rispetto al singolo oggetto in essa contenuto.

    Queste sono solo alcune delle scuole individuate, ma vi suggeriamo davvero di scoprirle tutte immergendovi in questo breve saggio in grado di fornire uno schema preciso della progettazione e del design industriale Made in Italy più recente e di tutta la sua vivace eterogeneità.

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    La creatività per il futuro del design italiano

    Rethinking the Product è un progetto promosso da 5 Camere di Commercio del Centro Italia per dare nuovo slancio alla produzione ed al design industriale, ma soprattutto alla creatività, il vero traino del paese se vuole tirarsi fuori dalle secche della recessione. Il design italiano è infatti in grado di generare idee e progetti geniali, sappiamo di essere una vera miniera in questo senso: tutto sta nel dare voce a tali idee, cosa che solo le aziende più lungimiranti possono fare lavorando in sinergia con gli stessi designer.

    Questo progetto ha coinvolto 46 aziende che hanno avviato la collaborazione per la messa a punto dei nuovi prodotti con 16 designer. Si tratta di uno stimolo per la realizzazione di prodotti innovativi anche nei materiali e nelle tecniche di lavorazione, secondo un preciso schema per il quale il designer propone una sintesi progettuale che chiami in causa due delle aziende in ballo, ma appartenenti a settori diversi. Le 2 “nominate” devono accettare la sfida ed avviare un processo che stimola la competizione!

    Uno dei progetti più belli scaturiti dall’ultima edizione di Rethinking the Product è il tavolo Pasta Table, pensato da Federica Gatti non solo come oggetto “su cui” mangiare, ma anche “per fare” da mangiare. Risolve infatti il problema di mattarello, tagliere, asse dove spianare la pasta o impasti vari…tutti accessori che in cucina non si sa mai dove tenere senza che diano impiccio occupando spazio utile.
    Tutto è integrato nella struttura del tavolo in legno, a completa disposizione e pronto poi a sparire dopo l’uso.
    Tutti gli altri interessantissimi progetti sono visionabili sul sito di Rethinking the Product!

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