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  • Il Barocco della Firenze del Sud: alla scoperta dell’architettura leccese

    La tua passione per il design e per l’architettura va di pari passo con la conoscenza delle diverse epoche storiche e culturali della cosiddetta “prima arte”? Se la risposta è sì, hai di certo ben presenti quali fossero i valori ed i canoni estetici e stilistici dell’Architettura Barocca, caratterizzata da linee sinuose e motivi intrecciati, al fine di suscitare stupore.

    Il periodo di suo massimo splendore, tra il 1630 ed il 1670, ha visto sorgere in Italia edifici di committenza sia religiosa che civile in forme complesse e plastiche ed estremamente lavorate al fine di accentuare il ruolo scenografico dell’edificio, che doveva essere in grado di “trasportare” e liberarsi quindi dai concetti rigidi e restrittivi dell’epoca immediatamente precedente.
    Proprio l’Italia è stata culla del Barocco, con una scuola di scultori ed architetti le cui opere, a oltre 3 secoli di distanza, continuano ad attirare flussi incessanti di turismo, ma si deve anche tenere presente che non è esistita una scuola univoca con un unico canone.
    Accadde ad esempio che in Puglia, e più precisamente nel Salento, l’Architettura Barocca approdasse ad una deriva ancora più esuberante, ricchissima di decorazioni floreali ed intarsi minutissimi, con fregi e motivi scultorei ancor più elaborati ed affascinanti e persino animali mitologici.
    Furono le proprietà del materiale locale, la roccia calcarea nota come Pietra Leccese, a favorire l’esplosione di questa corrente artistica: tenerissima e di facile lavorazione con lo scalpellino ed al tempo stesso impreziosita dai suoi toni dorati e caldi, questa pietra ha plasmato l’immagine della città e del suo centro storico dove trionfano edifici quali la basilica di Santa Croce, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, ma anche lo stesso duomo di Lecce, per restare all’ambito religioso; ma è in puro stile Barocco Leccese anche l’attuale Palazzo del Governo che oggi ospita la Provincia, così come il Palazzo del Seminario dove oggi hanno sede un museo ed una biblioteca.

    Trascorrere un fine settimana in un bed & breakfast a Lecce vi farà comprendere perché questa città è stata soprannominata “La Firenze del Sud”: un trionfo di palazzi meravigliosamente decorati, con in più la particolare luminescenza che il sole fa scaturire dalla Pietra Leccese a seconda della sua posizione.
    A riprova dell’eccezionalità di questo stile architettonico, non si può fare a meno di segnalare che l’intera area dove si è diffuso – includendo quindi le vicine Gallipoli, Nardò, Ostuni o Martina Franca – è in lista d’attesa della “Tentative List” dell’Unesco per essere riconosciuta tra i Patrimoni dell’Umanità, un riconoscimento questo che renderebbe il giusto merito ad un’area d’Italia dall’immenso valore culturale ed artistico.

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    Architettura espansa applicata ad un hub ferroviario nei Paesi Bassi

    Se seguite il nostro blog NonSoloArredo fin dai suoi esordi, sapete già che spesso, oltre all’interior design ed all’arredamento, amiamo divagare e gettare lo sguardo anche su progetti architettonici che ci colpiscono e stuzzicano la nostra passione per il bello.

    Il progetto protagonista oggi è stato definito un esemplare di “architettura espansa“, perché intorno all’edificio simbolo della stazione ferroviaria di Arnhem in Olanda è stato interamente ripensato il concetto di viaggio, con un progetto portato a compimento da UNStudio dopo 20 anni di duro lavoro che hanno trasformato la stazione, oltre che in un hub per i trasferimenti e trasporti – Arnhem è snodo cruciale tra Belgio, Olanda e Germania – anche in una spettacolare porta di accesso alla città.
    Non si fa fatica a definire la stazione come lo scalo ferroviario più evoluto al mondo, stanti le sue caratteristiche che integrano uffici, negozi e persino un cinema multisala.

    Nel progetto voluto da UNStudio il paesaggio urbano si prolunga all’interno della stazione che per le sue caratteristiche strutturali ed architettoniche è assolutamente sorprendente, perché si configura quasi come “open space“, con una modernissima copertura in leggero acciaio che ha applicato per la prima volta all’edilizia, almeno in scala così ampia, le tecniche di costruzione navale.

    Un vero progetto chiave che collega direttamente i passeggeri con il centro città con sembianze scultoree, in cui pavimenti e soffitti giocano a rincorrersi in un edificio mai visto prima e destinato a smistare un flusso di turisti, passeggeri e pendolari previsto sulle oltre 100mila unità. Un nuovo e rivoluzionario concetto di stazione ferroviaria, che rappresenta un impulso vitale per il rinnovamento di questo tipo di strutture.

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    Architettura esemplare…e premiata

    Apporre la propria “firma” sulle proprie opere architettoniche sembra essere diventata una sorta di deprecabile moda da parte di alcuni progettisti, i quali puntano a lasciare un segno riconoscibile del proprio stile, caratteristica che secondo noi è più ascrivibile alle griffe dell’alta moda.
    Resistono però delle sacche di “responsabilità” anche tra le nuove leve dell’architettura, che preferiscono valorizzare le vere ragioni alla base di un progetto, in primo luogo la sua capacità di essere in sintonia con lo spazio circostante. Ed è un piacere quando simili personalità vengono riconosciute e premiate e sono italiane!

    È il caso dello Studio Tamassociati di Venezia, insignito del premio Aga Khan per l’architettura per l’ospedale di Khartoum in Sudan, commissionato da Emergency.
    I 3 progettisti coinvolti sono partiti da un criterio basilare, l’eco-compatibilità, ed hanno dovuto fare i conti con le risorse energetiche della zona per mettere in piedi un ospedale che fosse il più possibile autosufficiente, e che rispettasse un territorio già ampiamente disastrato.
    Tutti i materiali provengono dall’area circostante, la fibra vegetale locale è stata sfruttata sia per schermare l’edificio dal sole che per molte delle rifiniture.
    Una macchina termica a bassa tecnologia, che oltre a fondersi perfettamente con l’ambiente in cui è immersa senza stonare ottiene il risultato di mantenere fresco l’ospedale.

    Un progetto esemplare del quale parliamo con grande piacere non solo per la paternità italiana ma anche per le sue finalità, quelle relative ad Emergency.

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    Un negozio “fantasma” a Parigi

    Un concept a dir poco originale, che lo studio Architecture & Associés ha definito “architettura fantasma“, è stato ideato e messo in pratica per la nuova boutique parigina dell’accoppiata di stilisti olandesi Viktor&Rolf, in Re Saint-Honorè.

    In 500 metri quadrati di negozio tutto, dagli archi a volta sul soffitto fino agli espositori ed agli scarni elementi decorativi di gusto vagamente neoclassico, è stato ricoperto in feltro grigio, al fine di ottenere uno shop “invisibile”.
    L’impatto di forte austerità è senza dubbio maggiore al piano terra, per la maggiore estensione dello stesso, e l’effetto ottenuto è assolutamente in linea con gli obiettivi primari di chi, parlando più in genere, allestisce qualsiasi boutique o punto vendita: gli elementi di arredo negozi fanno da sfondo neutrale, non vogliono essere loro a catturare l’attenzione ma la fanno focalizzare sui capi e sugli articoli esposti. Tutto così viene messo in luce e valorizzato, dai colori alle forme fino ai materiali, in una cornice evocativa generata da questo concept rigoroso.

    Il desiderio di questo tipo di shop era già ben formato tra le richieste degli stilisti: chiedevano come detto “l’invisibilità” della boutique, che fosse relegata al ruolo di mero strumento seppur di gran classe; una simile vetrina, con il successo che sta riscuotendo, ha già  pronte delle emulazioni che esporteranno questo concept arredativo anche oltreoceano.

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    L’architettura al servizio della scienza

    Le grandi firme dell’architettura vengono raramente prese in seria considerazione quando si ha l’esigenza di intervenire su luoghi votati alla scienza e che prevedono progetti di alta tecnologia: questo perché, a torto, non vengono considerate in grado di leggere correttamente tutte le peculiari esigenze di questo tipo di spazi, i quali devono sottostare a tutta una serie di precise e rigidissime norme e rispondere a specifici criteri funzionali.

    In Spagna, precisamente nei Paesi Baschi, la società Arteche ha scelto di andare controcorrente per la realizzazione del suo Laboratorio di Altissima Tensione nella città di Mungia, affidandosi ad uno studio di architetti nazionale tra i più importanti al mondo, ACXT, ed ottenendo in cambio un risultato che deve far ricredere circa le ritrosie cui accennavamo in apertura.

    Il Laboratorio, recentemente inaugurato, è uno dei luoghi più avanzati al mondo dal punto di vista tecnologico per lo studio e la misurazione di materiali elettrici e di componenti ed impianti legati al tensioni mostruose: si parla di valori fino a 1200 kilovolt, per i quali sono stati ad esempio necessari i globi a superficie specchiata montati nella Gabbia di Faraday, il cuore pulsante del laboratorio, posizionata nella navata centrale.

    Non mancano certo gli spazi di accoglienza, quelli operativi e di riunione, tutti allestiti con l’approccio innovativo che ha fatto le fortune dello studio ACXT, caratteristica che giunge poi alle sue vette se ammiriamo gli esterni dell’edificio, che richiamano le operazioni svolte al suo interno sfruttando fogli in leghe di metallo a comporre le pareti che cambiano colore a seconda del punto di osservazione: l’effetto specchio di queste pareti increspate va a compensare una certa dose di “estraneità” dell’intero complesso rispetto all’ambiente circostante, e lo fa apparire meno fuori scala.

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    In edicola i protagonisti dell’architettura

    È disponibile in edicola una raccolta di volumi proposta dal Gruppo Editoriale Repubblica/l’Espresso che ha stuzzicato la nostra curiosità: L’architettura, i protagonisti è una collana di 15 volumi monografici dedicati ognuno ad un grande architetto, ciascuno con il proprio stile peculiare con il quale il mondo dove viviamo è stato reso un posto più bello.

    La prima di queste monografie è uscita in edicola il 6 settembre, dedicata a Frank O. Gehry, a cui sono seguite quelle dedicate a nomi del calibro di Libeskind, Loos o De Moura. I volumi, corredati come ovvio da un ricchissimo impianto iconografico, sono completati anche da saggi e citazioni degli stessi artisti, molti dei quali sono architetti nostrani che hanno dato lustro al Modernismo italiano e che hanno saputo fondere architettura, design ed urbanistica: un nome su tutti, quello di Franco Albini.
    Sarà davvero interessante sfogliare il volume dedicato ad Odile Decq, lo diciamo con un pizzico di “patriottismo” dal momento che si deve a lei il progetto dell’ampliamento del Museo d’Arte Contemporanea di Roma, più noto come MACRO, una delle più prestigiose strutture presenti nella Capitale incentrate sull’arte del ‘900.

    L’evoluzione degli stili dell’architettura contemporanea viene in queste monografie perfettamente inserita anche nel relativo contesto storico, ed è questo un altro dei motivi che ci ha spinto a fare spazio in redazione per poter collezionare anche questa collana accanto a quella omonima già distribuita 5 anni fa.

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    Gae Aulenti è in mostra a Milano

    Se ci dispiace tornare a parlare di Gae Aulenti è solo perché meno di un anno fa questa figura indimenticabile nella storia dell’interior design e dell’architettura non solo italiana ci ha lasciati: ma continuare ad ammirare le sue opere è per noi il modo migliore per celebrarne la grandezza.

    Lo fa anche la stupenda mostra inaugurata lo scorso aprile al Triennale Design Museum di Milano, ed in corso fino al prossimo 8 settembre, che si concentra soprattutto sugli oggetti di design più rappresentativi del genio di un’artista che ha saputo segnare un’epoca con la sua ispirata creatività.
    Si tratta di una retrospettiva da non perdere perché ripercorre il periodo 1962-2008 attraversando quindi tutta l’evoluzione del suo pensiero e della sua visione di arte.

    Gae Aulenti Gli Oggetti Gli Spazi” è il titolo di questo allestimento, il che chiarisce come oltre ad oggetti di interior design la mostra intenda esplorare anche gli spazi interni creati dall’architetto, attraverso un ricchissimo patrimonio iconografico.

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    Prouvè in mostra, dal mobile alla casa

    Laurence e Patrick Seguin sono due collezionisti d’arte, marito e moglie, che negli anni ’80 hanno scoperto l’estetica unica e la maestria nella realizzazione dei mobili di Jean Prouvé, il quale per crearli applicava gli stessi principi dell’architettura.
    Oggi la coppia ha messo la propria collezione a disposizione della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino, per una mostra temporanea, in corso fino al prossimo 8 settembre, dei più rari complementi d’arredo e prototipi realizzati da questo architetto-designer fra i massimi esponenti del settore nel XX secolo.

    Una passione per Jean Prouvé – Dal mobile alla casa” – questo il titolo della mostra – include dei pezzi davvero eccezionali come la poltrona che l’artista aveva destinato alla cittadella universitaria di Nancy, per citare solo uno dei manufatti.
    Prouvé fu tra i primi a sperimentare per l’interior design la saldatura della lamiera di metallo, essendo anche un convinto sostenitore dell’industrializzazione. La sua particolarità, come detto, era l’applicazione delle stesse logiche costruttive ed architettoniche alle case come ai mobili: a dimostrazione pratica di questo concetto, sul tetto dello scrigno del Lingotto che ospita la Pinacoteca è stata montata la casa in alluminio Maison Metropole, un progetto di architettura prefabbricata e mobile che fruttò a Prouvè consensi e riconoscimenti.

    Va sottolineato che il main sponsor della mostra è un marchio della stessa città di Torino, quel Borbonese che crea raffinate pelletterie e che ha sempre avuto nel DNA una predisposizione per le arti visive e grafiche più moderne.

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    Richard Meier, cantore del bianco

    La coerenza nei lavori espressa da Richard Meier è una caratteristica che ha contraddistinto tutti i 50 anni di attività del suo studio, che vengono celebrati in una mostra presso la Fondazione Bisazza, nei pressi di Vicenza, in corso fino al 28 luglio.
    Meier, pur essendo nato negli USA, si è formato nel suo stile di designer ed architetto alla scuola europea, dove ha incrociato il pensiero di Le Corbusier proseguendone le ispirazioni e le tematiche, al punto da fare del bianco e della luce suoi veri tratti distintivi in tutte le installazioni, presenti in tutto il mondo e con chiari richiami ad una scuola mediterranea.

    Ne sono evidenti esempi il Getty Museum a Los Angeles o il MACBA – Museo di Arte Contemporanea di Barcellona, ma anche in Italia Meier ha diffuso la sua dialettica estrema tra l’esterno e l’interno di un edificio, come nel caso del Museo dell’Ara Pacis a Roma o del Villaggio residence a Jesolo Lido.

    La mostra è in realtà l’occasione per evidenziare il particolare legame dell’architetto con gli spazi privati e le abitazioni, perché numerosissimo ed assortito è il campionario di sue creazioni di accessori per la tavola come stoviglie, posate, vassoi.
    Tanti piccoli oggetti che testimoniano e confermano in primis la sua predilezione per il bianco e la luminosità, e la sua capacità progettuale nell’essere artista a tutto tondo, dai piccoli dettagli fino agli edifici mozzafiato.

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    Lo stile Iosa Ghini in Mostra a Milano

    La Triennale di Milano ospita fino al 1° maggio una mostra che omaggia Massimo Iosa Ghini, architetto di spiccato eclettismo, con una selezione di opere che ripercorrono tutti i 30 anni della sua attività.
    Elemento caratteristico della mostra, e quindi di tutto l’operato del designer, è il segno, anzi il disegno: tutte le sue opere infatti sono sempre partite su carta ed in due dimensioni, sviluppandosi poi sullo scenario del reale.

    Sono così presenti tantissimi dei suoi esercizi manuali su carta a partire da quelli degli esordi fino a quelli più maturi che hanno contribuito a creare lo stile “Iosa Ghini“, messo poi in pratica da aziende come Moroso.
    Il suo excursus si è evoluto negli anni con i lavori più disparati che hanno interessato aziende dai settori di attività anche molto distanti, come Ferrari, Superga, IBM, ed in questo percorso cronologico si finisce con l’ammirare le opere della sezione “Sostenibile ma bello” in cui sono raccolti lavori innovativi, di stile prettamente italiano, e caratterizzati da una profonda sostenibilità ambientale.

    Non manca un impianto multimediale tramite il quale con filmati d’epoca vengono rievocate le scenografie che Iosa Ghini ha realizzato per popolari trasmissioni RAI.
    Nel nostro piccolo abbiamo deciso di omaggiare l’architetto con una sintesi dei suoi lavori più noti, che trovate in questa gallery.

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    Il percorso storico nell’architettura della Bibliotheca Hertziana

    A pochi passi da Trinità dei Monti in Roma si trova il Palazzo Zuccari, che prende il nome dal pittore che nel 1600 ne ha disegnato portali e finestre e ne ha affrescato gli interni.
    Il Palazzetto oggi testimonia il rispetto dei tedeschi nei confronti della cultura italiana, in quanto ospita la Bibliotheca Hertziana vastissima ed arricchita da opere d’arte, donata proprio da Enrichetta Hertz al governo della Germania.

    Questa biblioteca ha appena festeggiato il centenario dalla fondazione e per l’occasione ha da poco riaperto al pubblico dopo lunghe opere di restauro, svelando la spettacolare struttura a cono rovesciato che l’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg ha pensato quando nel 1995 vinse il concorso per la ristrutturazione degli interni.
    L’iberico ha integrato nel complesso architettonico, che all’esterno non ha subito alcuna modifica, una sorta di contenitore in vetro ed acciaio: un vuoto centrale che accoglie così la prestigiosa collezione e lascia entrare tutta la luce necessaria.

    Il ricorso a questa soluzione, che poggia su una sorta di palafitta per non andare ad intaccare lo strato sottostante, è stato dovuto a quanto rinvenuto durante gli scavi, come spesso accade nella Città Eterna: i giardini e la villa del generale romano Lucullo, naturalmente intoccabili e da salvaguardare.
    In un solo complesso architettonico convivono così l’età antica, quella secentesca sulla facciata del palazzo, e l’architettura contemporanea del terzo millennio, costituendo una struttura articolata ed armonica.

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    NonSoloArredo entra in un circolo riservato

    Noi del blog NonSoloArredo siamo lieti di essere entrati a far parte di una grande famiglia di appassionati di tutto ciò che ruota attorno al design, all’architettura ed all’arredamento in genere, sia per interni che per esterni. Stiamo parlando di BlogArredamento, un aggregatore di notizie che raccoglie testi in rete ricavandoli dai migliori e più aggiornati blog dedicati al settore.

    Essere membri di un simile network ed in ottima compagnia di altri partner con la stessa nostra passione per il design, l’architettura e l’arredamento ci riempie di orgoglio e ci sprona ad essere alla loro altezza quanto a contenuti ed originalità degli articoli proposti.
    Raccogliendo infatti i temi e le idee di tanti blog dedicati al settore, è naturale che si possa trovare una varietà del tutto eterogenea di argomenti, che possono spaziare dalla passione per lo stile vintage ed un po’ retrò, come nel caso di chi vive nel mito degli splendidi anni ’70, fino ad analisi di collezioni ed elementi d’arredo ultramoderni che rasentano ed a volte oltrepassano il cosiddetto avvenirismo.

    La bacheca può quindi essere un punto di riferimento anche per voi lettori di NonSoloArredo, in quanto ritroverete tutti i nostri articoli ma in compagnia di tanti altri che stimoleranno la vostra curiosità!

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    ArchiGA: Architettura, Arredamento, Design

    Siamo lieti di dare il via alla nostra collaborazione con archiGA, che si propone di riunire in un unico sito architettura, arredamento e design.

    archiGA raccoglie infatti tra le sue pagine ed i suoi post vari esempi di architettura e case da sogno, analizza le tipologie edilizie ed i materiali, propone arredamento per interni ed arredamento per l’esterno, oltre all’arredamento urbano, oggetti di design, e tanto altro.

    La sua attività non si ferma però qui: se hai bisogno di arredare la tua casa, e vuoi un parere esperto, archiGA ti offre una consulenza gratuita per aiutarti a trovare le soluzioni più adatte a te. Tutto quello che devi fare è inviare ad archiGA la pianta della tua casa, con le misure delle varie stanze, ed indicare le tue esigenze. Lo staff studierà per te la soluzione migliore fornendoti una pianta 2D, le foto in 3D dell’idea progettuale e la relazione di progetto.

    Puoi visitare il sito all’indirizzo www.archiga.it oppure la pagina ufficiale Facebook.

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    L’eredità di Oscar Niemeyer

    Per un appassionato di architettura e design il nome di Oscar Niemeyer è sempre stato molto più di un’istituzione. Qualche giorno fa il geniale architetto brasiliano ci ha lasciati, alla veneranda età di 104 anni, con una eredità di creazioni ed idee che non ha eguali.

    Le sue opere sono infatti disseminate per tutto il mondo, e sono sempre state ispirate a concetti di un’architettura che non fosse “commerciale” ma innovativa, che precorresse i tempi, e con un uso costante e ricorrente delle linee curve, da lui sempre riproposte perchè ritenute vero emblema della libertà e della sensualità visiva.

    Tra le sue opere più importanti e note, ricordiamo i lavori effettuati al Palazzo di Vetro di New York o il Palazzo del Pianalto a Brasilia, mentre noi in Italia abbiamo la fortuna di poter ammirare un’opera straordinaria, il Palazzo sede della Mondadori a Segrate, quello che vi proponiamo in foto. Per una gallery che comprende altre splendide opere di Niemeyer, vi rimandiamo alla nostra pagina Facebook, della quale vi invitiamo anche a diventare fan!

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    Il Peugeot Design Lab ha…un piano

    Oggi vogliamo parlarvi di un oggetto probabilmente non per tutti, ma che ci ha sbalordito per le sue linee ispirate ad un’architettura davvero ultramoderna. Parliamo del pianoforte che il Peugeot Design Lab ha creato in collaborazione con Pleyel, azienda storica del settore.
    Il Peugeot Design Lab ci incuriosisce molto per la sua capacità di applicare dei design molto particolari, che a rigor di logica dovrebbero ritenersi applicabili al solo mondo delle autovetture, anche ad oggetti di uso quotidiano, come abbiamo già analizzato in un precedente articolo.
    Questo pianoforte merità però una considerazione a parte, perchè le sue linee lasciano davvero con il fiato sospeso!

    Ciò che colpisce subito è la posizione della tastiera, posta sullo stesso piano del meccanismo così che il pianista sia sempre visibile dal pubblico.
    Ad un’analisi più approfondita, poi, scopriamo che i materiali utilizzati, oltre all’indispensabile legno scelto da Pleyel per garantire il suo tipico suono, sono molto speciali. C’è infatti una struttura portante in acciaio, che sostiene tutto il peso dello strumento, ma coperchio e piede – dal sinuoso design a cantilever – sono stati realizzati in fibra di carbonio.
    Il pianoforte Peugeot-Pleyel ha un dinamismo nella linea proprio del settore automobilistico da cui trae ispirazione, con un design del tutto rivoluzionario. La collaborazione tra queste due storiche aziende francesi è stata un’autentica sfida, e a nostro avviso, ammirandone i risultati in questa photogallery, la sfida è stata decisamente vinta!
    Voi cosa ne pensate? Vi piace il pianoforte Peugeot Design Lab?

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