• Stufa a metano blue flame, cosa c’è da sapere e come funziona

    stufe blue flame

    Stufe aggiuntive per migliorare il comfort domestico

    Tra gli strumenti che possono aiutare ad accrescere il comfort domestico durante i freddi mesi invernali ci sono senza alcun dubbio le stufe aggiuntive. Si tratta di strumenti integrativi che in nessun caso possono rimpiazzare un efficiente sistema di riscaldamento, che sia esso basato su una tradizionale caldaia a gas che su una stufa a pellet, tuttavia l’efficienza termica ed energetica dell’appartamento può in determinati frangenti essere accresciuta quando le temperature calano ancora di più.

    Stiamo parlando di piccoli e pratici strumenti di riscaldamento estemporaneo, utili ad esempio per garantirsi un surplus di calore in bagno al momento della doccia o comunque per riscaldare meglio singoli ambienti in determinati momenti della giornata, un compito assolto benissimo dalle stufe semoventi su ruote piroettanti ed alimentate a GPL o a metano.
    Molto spesso queste stufe mobili risultano “salvifiche”, e le più comuni sono quelle che sfruttano la tecnologia ad infrarossi con riscaldamento di piastre ceramiche poste nella parte anteriore. Con gli infrarossi ad essere riscaldati sono gli oggetti e le superfici e non l’aria circostante, con un conseguente risparmio energetico e una ottimizzata gestione dei consumi.
    Accanto ai modelli di stufe ad infrarossi ci sono però le stufe blue-flame, che bruciano esclusivamente metano e garantiscono uguale efficienza: sono loro le protagoniste del nostro articolo.

    Perché scegliere una stufa blue-flame a metano

    Come dice il suo stesso nome, dal momento che è alimentata a gas metano una stufa blue-flame genera una suggestiva fiamma di colore blu. Non basta di certo questo fattore estetico, per quanto gradevole, ad avallare una sua scelta come supporto di riscaldamento supplementare: esteticamente questo tipo di stufa ricorda quelle a infrarossi, ma il suo meccanismo di funzionamento è leggermente diverso.

    Intanto, il bruciatore è protetto da un robusto vetro temperato resistente al calore, il quale si diffonde in senso verticale riscaldando tutto il pannello. Si tratta di un elemento più che valido per riscaldare singole stanze ed ambienti con un volume fino a 100 m³ (parliamo di circa 40 m² in una casa di altezza standard) grazie alla sua potenza termica massima di 4100 W/h, e molto spesso in questi modelli c’è anche l’opzione che consente di modulare tale intensità di calore.

    Installazione di una stufa blue-flame

    Tra gli ulteriori vantaggi di una stufa blue-flame c’è la semplicità della sua installazione, che non necessita di costosi interventi murari o di stravolgimenti dell’appartamento. Basta infatti collegarla al proprio impianto di distribuzione del gas metano, senza la necessità di un allaccio elettrico in quanto per la sua accensione la stufa porta integrato nella struttura un dispositivo piezoelettrico.

    Rispetto alle stufe mobili, inoltre, questa stufa è molto meno ingombrante dal momento che non deve offrire alloggio per la bombola essendo alimentata direttamente dalla rete del gas, ed ha una forma ultraslim. Ciò ne permette una facile integrazione in qualsiasi angolo della tua casa, sia con l’installazione sospesa a parete grazie agli appositi supporti sia con i piedini di appoggio per la versione a pavimento.
    Come evidente, l’ingombro che ne risulta è minimo, ma massimi sono i benefici per comfort e benessere!

    E per chi fosse scettico sull’alimentazione e sulla combustione del gas, passiamo a sfatare alcuni falsi miti e a fugare i dubbi sulla sicurezza nel prossimo paragrafo.

    Sicurezza delle stufe blue-flame a metano

    Le stufe blue-flame attualmente in commercio garantiscono elevati standard di sicurezza, rispettando le rigide normative europee che disciplinano questa categoria di prodotti. Il doppio sistema di sicurezza del quale sono equipaggiate tutela infatti il consumatore dagli unici due potenziali rischi che qui riportiamo:

    • L’analizzatore integrato dello stato dell’atmosfera monitora costantemente il livello di anidride carbonica presente nell’ambiente, e se rileva che la percentuale supera l’1,5% spegne automaticamente la stufa interrompendo l’erogazione del gas.
    • In caso di accidentale spegnimento della fiamma pilota, evento che di rado può verificarsi (a causa di uno spiffero o di una corrente d’aria) ma che comunque va tenuto in debita considerazione, il sistema di sicurezza interviene interrompendo all’istante l’erogazione del gas.

    Va tuttavia precisato e tenuto debito conto di un aspetto di questo tipo di stufe: esse non hanno canna fumaria di sfogo, per cui devono essere messe in funzione solo in ambienti nei quali sia garantita una costante presa d’aria per il suo ricambio.
    Un’apertura permanente è tutto ciò che serve, mentre l’uso non è consigliato in ambienti troppo piccoli ed angusti che siano inferiori ai 15 m³.

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  • Bonus Mobili 50% per l’anno 2022

    bonus mobili 2022

    Per il 2022 l’ultima Legge di Bilancio ha stabilito delle importanti novità sul fronte del Bonus Mobili, una manovra di incentivo all’acquisto periodicamente rinnovata di anno in anno e che per questo motivo sembrava avere delle caratteristiche di provvisoria contingenza, senza dare certezze ai contribuenti. Adesso tale misura è stata resa molto più strutturale abbracciando un intero triennio, quello 2022-2023-2024, con alcuni distinguo e delle modifiche non relative alle modalità di accesso ma alle cifre messe a disposizione. Se per il 2022 il tetto massimo di spesa è stato fissato in 10mila euro, per i successivi due anni scenderà a 5mila euro.

    Come accedere al Bonus Mobili 2022

    Per accedere al Bonus Mobili 2022 vige come sempre la condizione di aver avviato degli interventi di ristrutturazione edilizia almeno a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello in cui si acquistano i beni oggetto dell’incentivo. È la stessa Agenzia delle Entrate a fornire un dettagliato elenco di ciò che rientra nelle spese detraibili, che include in sostanza tutti gli arredi per la casa, da quelli per la zona giorno alla zona notte inclusi i materassi, tutti i complementi d’arredo e anche gli apparecchi per l’illuminazione principale. Come ovvio rientrano nell’incentivo statale anche le cucine, incluse quelle realizzate su misura da artigiani specializzati.
    Agli arredi si aggiungono i grandi elettrodomestici, in tal caso con precisi criteri riguardanti la loro efficienza energetica:

    • Classe A e non inferiore per i forni
    • Classe E e non inferiore per lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie
    • Classe F e non inferiore per frigoriferi e congelatori

    Modalità di accesso al Bonus Mobili

    Abbiamo indicato tra i requisiti la data di inizio lavori, ma per vedersi riconosciuto il Bonus Mobili 2022 è indispensabile seguire una procedura semplice ma molto ben definita per quanto riguarda i documenti e le altre trafile burocratiche. Vanno infatti presentati in sede di dichiarazione dei redditi e poi conservati in caso di successivi accertamenti tutti i documenti che seguono:

    • Attestazioni e ricevute dei pagamenti, anche se effettuati a rate
    • Fatture d’acquisto oppure scontrini fiscali che contengano il codice fiscale del contribuente oltre alla precisa indicazione della natura e della quantità dei beni acquistati
    • Tutte le certificazioni e le autorizzazioni amministrative, nel caso siano necessarie, rilasciate dagli enti preposti e che attestino la data d’avvio dei lavori di ristrutturazione edilizia.

    Rientrano tra le spese che concorrono a determinare il tetto massimo di 10mila euro anche quelle sostenute per il trasporto ed il montaggio, ma è condizione inderogabile che tutti i pagamenti siano effettuati attraverso strumenti trasparenti e tracciabili, ovvero bonifico bancario oppure Bancomat o carta di credito; non sono ammessi in alcun caso pagamenti in contanti né tantomeno con assegni.

    Come e quando viene riconosciuto il Bonus Mobili 50%

    L’erogazione della cifra spettante, che come abbiamo accennato ha per il 2022 un tetto massimo del 50% di 10mila euro, viene effettuata direttamente da parte dell’Agenzia delle Entrate insieme al rimborso Irpef spettante in Dichiarazione dei redditi: ci si vedranno restituiti quindi un massimo di 500 € all’anno per 10 anni, ma conviene approfittare entro il 31 dicembre 2022 per fare i propri acquisti proprio per usufruire del tetto massimo.
    Le giovani coppie di novelli o promessi sposi hanno dunque tutto l’interesse, se hanno da poco acquistato casa, ad avviare quanto prima tutti i lavori necessari. Resta fermo invece il tetto massimo relativo alle spese sostenute nel corso del 2021 e che proprio in questi giorni vengono presentate, fino ad un massimo di 16mila euro, da chi sta preparando la Dichiarazione dei Redditi che sia essa il 730 oppure i modello Redditi persone fisiche.

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  • Come scegliere i colori per verniciare le pareti

    L’avvio di un lavoro di ristrutturazione di un appartamento comporta numerose scelte da compiere per ottenere un risultato finale che sia esteticamente appagante e che corrisponda ai propri gusti. Tra le decisioni più importanti da prendere c’è quella relativa al tipo di vernici ed ai colori con i quali si desidera personalizzare le pareti di casa: gli errori più comuni e da evitare in questi casi riguardano soprattutto la mancata valutazione del livello di luce naturale di cui ogni stanza può beneficiare, anche se un altro parametro fondamentale coinvolge la finitura delle vernici stesse. Vediamo insieme in questa nostra breve guida quali sono le opzioni più idonee, mentre in un altro articolo avevamo già parlato di come scegliere i colori giusti.

    Il ruolo della luce naturale per scegliere le vernici

    Ciascuna delle stanze di cui è composta la tua casa ha un diverso livello di luce naturale che proviene da finestre e balconi, e ciò è ovviamente influenzato dall’esposizione geografica a sud oppure a nord.
    A differenza della luce artificiale che tende ad alterare la reale percezione dei colori, la luce naturale ti garantisce la migliore fedeltà cromatica e ti basterà osservare dei semplici accorgimenti per raggiungerla insieme alle opportune considerazioni sulla destinazione d’uso della stanza in questione ed anche sulla sua ampiezza.

    Camere esposte a sud

    Nelle camere esposte a sud avrai una luce naturale molto intensa, per cui non dovrai porti grandi dilemmi in quanto ogni colore risulterà bene o male adatto e fedele, senza limiti di sorta.
    Qualsiasi sfumatura valorizzerà la stanza a patto però di tenere ben presente che la luce del sole enfatizza al massimo le tinte più calde ed accese, e per non esasperare l’effetto nella stanza dovrai combinare il tutto in sintonia con gli arredi per evitare le esagerazioni.

    Camere esposte a nord

    È semplice quindi comprendere che le camere esposte a nord ricevono luce in quantità minore dall’esterno, per cui qualsiasi scelta cromatica per verniciare e dipingere le pareti risulterà più intensa e scura.
    Meglio dirigersi su una palette di colori più chiara, come il bianco in una delle sue innumerevoli sfumature o un grigio chiarissimo e tendente al perlato: queste tinte rifletteranno i raggi luminosi e li moltiplicheranno nei loro effetti, mentre una cura del tutto particolare dovrai riservarla alla scelta dell’illuminazione artificiale per calibrarla sulle esigenze.
    Luci troppo fredde su tinte calde non aiutano nel caso di stanze esposte a nord, mentre potrai applicarle senza problemi di sorta se sulle pareti sceglierai tonalità chiare e luminose come il celeste o il verde.

    Vernici lucide o opache: quale finitura scegliere?

    Dopo le considerazioni sull’esposizione delle singole camere in correlazione ai colori da applicare sulle pareti, l’altro parametro chiave è la scala della brillantezza, che va da 1 a 100 in base alla resa nei confronti della luce. Le vie di mezzo sono quelle che offrono i risultati ottici più interessanti, ma in linea di massima valgono i seguenti criteri per decidere tra finitura lucida oppure opaca.

    La finitura lucida delle vernici

    Un elevato grado di brillantezza riflette nella maniera più appropriata i raggi luminosi provenienti dall’esterno, per cui è indicatissimo per gli ambienti esposti a nord. Le vernici più brillanti e lucide aiutano nel concreto ad enfatizzare meglio la luce soprattutto se sarai abile a combinarle con gli arredi chiari ed evitando in tal caso per i tuoi mobili le superfici laccate. La sovrapposizione di lucido su lucido rischia infatti di rendere troppo monotona la stanza.

    La finitura opaca delle vernici

    Al contrario di quelle lucide, le vernici con finitura opaca hanno la caratteristica di assorbire la luce. La loro resa finale più scura non ti creerà problemi di sorta negli ambienti esposti a sud e inondati dalla luce naturale, dunque potrai osare anche tinte più audaci come il verde oliva o il grigio antracite. Il nostro consiglio è però quello di prestare attenzione alla maggiore delicatezza delle finiture opache, perché è vero che restituiscono effetti tattili e materici molto gradevoli sulle pareti e di pregevole impatto estetico, ma sono anche più delicate e più difficili da lavare; meglio quindi evitarle per gli ambienti di passaggio o per la cameretta dei bambini.

    Colori e vernici in uno schema armonico

    Fatte salve le singole caratteristiche di ciascuna stanza della tua casa, non puoi però esimerti dal valutare uno schema cromatico di insieme che sia coerente ed in armonia con il progetto complessivo. È giustissimo ragionare per singoli ambienti, ma considerandoli come tanti tasselli da mettere insieme. Non esistono colori giusti o sbagliati a prescindere, perché la loro percezione è del tutto soggettiva, ma gli accostamenti devono essere composti seguendo precisi criteri di scale cromatiche e che rispettino la naturale armonia.

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  • Come aumentare l’illuminazione naturale in una stanza

    Una tendenza costruttiva ormai affermatissima, sia per il suo pregio estetico che per i vantaggi concreti che sa offrire grazie ai nuovi prodotti in commercio, è aprire al massimo le camere con finestre molto più ampie che in passato.
    Ciò vuol dire in sostanza progettare con la luce, che come sappiamo è ritenuta la quarta dimensione del design, valorizzando qualsiasi ambiente e inondandolo di luce naturale ma anche accrescendo il nostro benessere psicologico e persino fisiologico.
    Più luce significa più voglia di fare, più desiderio di essere attivi, e lo testimonia anche il passaggio in corso ai mesi più freddi e bui con il concorso dell’ora solare 2021 entrata in vigore il 31 ottobre.
    Il desiderio è costruire un dialogo maggiore e più articolato tra l’esterno e l’interno degli appartamenti e gli spazi di vita domestica, ed è molto avvertito da chi ha trascorso lunghi mesi segregato in casa a causa dell’emergenza sanitaria scatenata dal CoVid-19, ma anche da chi tuttora trascorre molto più tempo a casa perché ancora in regime di smart working.

    I vantaggi dell’illuminazione naturale

    Oltre a tutti i benefici dei quali abbiamo parlato per l’umore e per l’organismo, ampliare le vetrate consente di ottenere migliori prestazioni dal proprio appartamento anche sotto il profilo dell’isolamento termico e acustico. Sono infatti oggi disponibili nuovi materiali e nuove tecniche costruttive che rendono le vetrate e finestre più efficienti ed efficaci nell’isolare dai molesti rumori provenienti dall’esterno ma anche nel garantire una migliore tenuta termica del calore generato durante i mesi invernali quando si attiva il sistema di riscaldamento, con al tempo stesso una barriera contro le più rigide temperature esterne: tutto ciò non fa che tradursi anche in risparmi in bolletta, non solo quella termica grazie alla minore dispersione del calore, perché più luce naturale vuol dire anche minor uso di quella artificiale, se non quando cala la sera.

    Come progettare con la luce

    L’argomentazione portata avanti sino ad ora può essere estesa anche alle pareti interne di casa, sempre con l’obiettivo di guadagnare luminosità, ariosità e spazio vitale percepito. Progettare con la luce è possibile anche per dividere gli ambienti, ricavando pareti divisorie più leggere e trasparenti con un effetto scenico a dir poco sbalorditivo, perché la casa sembrerà più ampia. Le stanze comunicano tra loro attraverso delle vetrate che lasciano filtrare i raggi solari, ed ovviamente è possibile schermare quegli ambienti per i quali si desidera maggiore privacy sfruttando vetri con effetti satinati o opacizzati che preservano l’intimità ma lasciano comunque strada alla luce.

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  • Piscina fuori terra: di cosa si tratta?

    piscina fuori terra

    Avere la piscina in casa è uno dei desideri più comuni sia tra i grandi che tra i piccini. Le piscine però possono risultare costose, bisogna richiedere dei permessi, è necessario lo scavo di una buca idonea e, nel tempo, hanno bisogno di manutenzione.
    C’è però un’altra possibilità oltre alla piscina “classica” che richiede meno spesa e meno procedure! Stiamo parlando della piscina fuori terra: è una fantastica alternativa a quella interrata, soprattutto a livello economico.
    Infatti, questa tipologia di piscina è decisamente meno costosa!

    Ne esistono tantissimi modelli diversi accomunati da alcune caratteristiche: sono poste sopra al suolo, la loro manutenzione è semplice così come la loro pulizia e sono economiche.
    Alcune piscine fuori terra possono essere montate in maniera autonoma, altre invece richiedono assistenza.

    I diversi modelli di piscina fuori terra

    La piscina fuori terra può essere di due tipi, tre se consideriamo anche quella “semi interrata” che vedremo brevemente tra poco.

    La piscina fuori terra rigida è quella più gettonata! Come dice il nome, la sua particolarità è quella di avere la struttura rigida. Parliamo di una piscina che si presenta robusta e sicura e che puoi installare tu stesso, autonomamente, nel tuo giardino o in terrazzo. Ti arriverà fornita del kit per il montaggio, che comprende: le pareti della piscina, il fondo e i sostegni.

    Negli ultimi anni sono molto richieste anche le piscine con struttura in PVC, prefabbricate ed installate direttamente sul posto da personale specializzato.

    Il secondo tipo di piscina fuori terra è la piscina gonfiabile! Questo tipo di piscina è realizzata interamente in PVC e, come dice il nome, va gonfiata. Per farlo dovrai utilizzare un compressore ad aria.

    I vantaggi della piscina gonfiabile sono il costo contenuto, la facilità di montaggio e la possibilità di smontarla nei mesi in cui non viene utilizzata, in autunno e inverno.

    Attenzione però, anche se vengono realizzati con plastiche resistenti e di qualità, dovrai comunque prestare attenzione per non rovinarla. Ad esempio, il primo accorgimento da tenere è quello di non posizionarla in una zona del giardino “rovinata”. Devi posizionarla su una superficie piana e senza elementi che possano danneggiarla.

    Se non hai mai visto una piscina di questo genere ti suggeriamo di dare un’occhiata a questo link per vedere i migliori modelli sul mercato.

    Prima ti abbiamo accennato qualcosa sulla piscina semi interrata che spesso viene confusa con la piscina fuori terra. Questa, infatti, non è una vera e propria “piscina fuori terra”, ma è una combinazione tra quest’ultima e la classica piscina interrata. In sostanza, metà della vasca si trova sottoterra e le pareti sopra. Quindi è necessario uno scavo e ottenere dei permessi.

    Quale base scegliere per la piscina?

    Quando decidi di acquistare e installare una piscina fuori terra nel tuo giardino c’è una cosa molto importante a cui devi pensare prima: la base.
    Il terreno su cui andrai a poggiare la piscina è una scelta importante, hai 3 scelte.

    Cemento

    Il cemento: questo di base è la migliore, ma è anche la più costosa e la più “complicata” a livello di installazione. Se vuoi stabilità e una base perfettamente pianeggiante, è su questo materiale che devi orientarti. Ha però dei difetti, ovvero il costo e i tempi di realizzazione.

    Prato

    E’ la soluzione più economica, ma meno sicura. Infatti, se utilizzi il prato come base la piscina rischia di spostarsi con il passare del tempo. Diciamo che non è la soluzione migliore, né per il prato né per la piscina.

    Sabbia

    La sabbia è il giusto compromesso, infatti, è la soluzione più utilizzata! Dovrai preparare il terreno pulendolo e livellandolo. In questo modo si viene a creare una base uniforme dove posizionare piscina. A questo punto spargi uno strato sottile di sabbia setacciata, non deve essere più spesso di 1 centimetro.

    Ora devi irrigare e compattare il tutto utilizzando un rullo da giardino, ed ecco che la base è pronta!

     

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  • Come comporre la purezza del bianco e il fascino del nero

    In una vita fatta di contrasti, di opposizioni tra giusto e sbagliato, di Alfa e Omega e di principi antitetici tra loro ed all’apparenza inconciliabili noi abbiamo trovato un modo per divertirci trasponendo questo tipo di concezione manichea alle scelte per la rifinitura delle pareti di un appartamento.
    Quali colori più di qualsiasi altro possono essere messi in contrapposizione se non il bianco e il nero? Noi analizzeremo pregi e difetti di entrambi cercando, se ne avremo le qualità, di farvi scoprire anche interessanti compromessi.

    La purezza del bianco

    Per definizione il bianco è un colore che fa pensare alla purezza e che anche nell’arte ritroviamo associato a questo tipo di concetto. Candore e pulizia di questo colore non colore riescono però a raccontare tante storie diverse e ad assumere significati particolari a seconda del settore e del contesto.

    Negli spazi domestici è per l’appunto l’emblema supremo della pulizia, ma allo stesso tempo se applicato in maniera insistita sia per l’arredamento che per il rivestimento delle pareti riesce ad esprimere tutta la perfezione alla quale si ispira il minimalismo contemporaneo.

    Con un look total white qualsiasi stanza acquista valori di semplicità ma anche di estrema luminosità, ispirando sensazioni di serenità e favorendo atmosfere rilassanti. Un valore intrinseco del bianco è poi dato dalla sua capacità di donare maggiore ampiezza visiva agli ambienti, perché cattura la luce e la riflette fino a raggiungere uno stile invidiabile.

    Il fascino del nero

    Per ovvio contrasto, e dal momento che fin dall’antichità il lessico cromatico prevedeva solo l’alternanza tra il chiaro e lo scuro, il nero è il colore che si pone al lato opposto di questa ideale scala ed è associato al buio, al mistero, all’incognito: proprio per queste ragioni, per tante persone possiede un fascino irresistibile, per motivi caratteriali che non è certo questa la sede per approfondire.

    È proprio dall’età moderna che il nero ha iniziato ad accompagnarsi con maggiore insistenza al suo opposto bianco, divenendone un complemento essenziale per creare qualsiasi forma di comunicazione, dalla fotografia alla stampa fino al cinema.
    Per l’arredamento non si può fare a meno di riconoscere che il nero sappia esprimere sensazioni di solidità, di robustezza e di consistenza, ed ha saputo quindi conquistarsi un ruolo di primissimo piano nella composizione di ambienti ricercati ed anche totalizzanti nella loro espressività e nella loro eleganza.

    Il design degli ambienti attinge a piene mani alle potenzialità infinite del nero spaziando dalle finiture lucide e laccate fino a quelle più opache e matt che esaltano la matericità. In molti lo considerano un grande azzardo se applicato alle pareti come rivestimento, eppure se sapientemente dosato ed inserito in maniera calibrata nel contesto può comporre uno stile unico e di estremo carattere.

    Dettagli architettonici e finiture composte in nero ne guadagnano in personalità, e sta proprio qui l’idea di compromesso alla quale accennavamo qualche riga più sopra all’inizio del nostro articolo: con il suo fascino il nero riesce a dialogare anche con il bianco e ad integrarsi alla perfezione negli ambienti facendo anche la differenza!

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  • Come applicare la pittura antimuffa

    vernice antimuffa

    La pittura antimuffa è un prodotto a cui si deve fare affidamento per verniciare docce esterne, piscine e saune, ma non solo; è consigliata, infatti, in quei contesti che sono caratterizzati da elevate escursioni termiche e che devono fare i conti con il problema dell’umidità, come per esempio i seminterrati, le cucine e i bagni, ma anche i garage e le cantine.

    La vernice antimuffa può essere stesa su qualunque genere di supporto: il ferro, il legno, la plastica, l’alluminio, l’intonaco, e così via. Non ci sono precauzioni particolari da rispettare per mettersi all’opera: è sufficiente che nell’ambiente di lavoro la temperatura non sia inferiore ai 5 gradi né superiore ai 35, ovviamente è  importante acquistare una vernice antimuffa di buona qualità.

    Come si procede

    Qual è, dunque, la procedura da seguire per l’applicazione della pittura antimuffa? Nel caso in cui a dover essere verniciato sia un muro che è già intonacato, occorre in primo luogo usare della carta abrasiva per eliminare il vecchio intonaco.

    È importante che la carta abrasiva sia piuttosto spessa e che, prima di stendere la vernice, tutti i residui di polvere siano stati rimossi. Ovviamente questo passaggio non è necessario nel caso di una parete che non è mai stata tinteggiata: in questa eventualità si può cominciare subito a dipingere. Che cosa serve? Pochi strumenti, in realtà: un secchio abbastanza capiente, un pennello, una griglia e un rullo.

    La pittura deve essere diluita all’interno di un secchio con acqua secondo le dosi indicate sulla confezione. Per quanto riguarda la densità, è necessario fare in modo che non risulti eccessivamente liquida ma anche che, dall’altro lato, non siano presenti dei grumi.

    Come capire se la densità è quella giusta

    Per verificare se la densità raggiunta è quella ideale, è sufficiente verificare se il rullo si impregna senza problemi di pittura.

    A questo punto si inizia (ma se si ha in mente di aggiungere dei pigmenti bisogna sempre attenersi alle istruzioni presenti sulla confezione). Dopo che il rullo è stato intinto nella vernice diluita, è necessario metterlo a scolare sulla griglia, applicando una lieve pressione in modo da far cadere la pittura di troppo.

    Ora si può fare scorrere il rullo sul muro: per avere un effetto uniforme non si deve passare sullo stesso punto più volte, e ovviamente è necessario coprire tutti i punti. Un pennello può essere utile per pitturare le rifiniture e gli angoli.

    Dopo la prima mano

    Una mano di pittura non è sufficiente, ma prima di passare la seconda bisogna aspettare almeno 24 ore, cioè il lasso di tempo che occorre per fare in modo che la prima si asciughi. La terza mano di vernice, invece, non è sempre indispensabile: dipende da quanto è persistente la muffa, e di conseguenza va valutata a seconda dei casi.

    Dopo aver finito di applicare la vernice antimuffa, è essenziale arieggiare il locale, e prima di soggiornarvi aspettare un paio di giorni.

    Le indicazioni pratiche

    Per ciò che concerne le quantità, ogni 5 metri quadri di superficie c’è bisogno di 1 litro di vernice antimuffa, ricordando che saranno due le mani di pittura che dovranno essere passate. Il prodotto di per sé è semplice da maneggiare, e ha il solo difetto di conferire, in molti casi, una colorazione opaca alle superfici. Tuttavia, si tratta di una soluzione definitiva ed efficace rispetto al problema della muffa. Si tratta di una pittura non tossica e che può essere abbinata anche a un colore a base d’acqua. La vernice antimuffa patisce il gelo: pertanto se la temperatura è di meno di 5 gradi conviene aspettare un periodo più caldo per mettersi al lavoro.

    Dopo aver verniciato

    Dopo aver finito di stendere la pittura antimuffa, questa può essere conservata per circa 18 mesi, a condizione che venga sigillata con cura e mantenuta in un luogo fresco e asciutto, ben protetta dagli agenti atmosferici.

    Questo tipo di prodotto vanta importanti proprietà termoisolanti, ed è grazie a queste che contribuisce a ostacolare la comparsa sulle superfici non solo della muffa, ma anche delle condense, dei batteri e delle muffe, che sono una diretta conseguenza dell’umidità in eccesso. Nella maggior parte dei casi la vernice antimuffa è solo bianca, e non è disponibile in gradazioni di colore differenti.

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  • Come arredare la camera da letto, consigli e trucchi

    In questo nostro articolo intendiamo fornire alcuni suggerimenti su come scegliere un arredamento ottimale per la camera da letto, con consigli relativi alla disposizione di letto, comodini e armadio e di tutti gli altri complementi di arredo ma anche di design per la zona notte.

    Una camera da letto di design

    Cosa serve per arredare una camera da letto completa? La domanda sembra semplice da soddisfare, eppure nasconde qualche piccola insidia. Abbiamo parlato di letto, comodini e armadio, ma il tutto per poter definire una zona notte che sia allo stesso tempo funzionale e gradevole sotto il profilo estetico deve seguire alcune regole non scritte. È lo spazio di casa deputato al migliore riposo notturno, nel quale forse l’impronta di chi vive l’appartamento è ancora più visibile perché è l’ambiente più intimo di tutti, nel quale ci si rintana alla ricerca del relax dimenticando le ansie quotidiane. Certo, anche il soggiorno è uno spazio dedicato al relax, tuttavia è una stanza che spesso viene condivisa con altri, mentre la camera da letto al massimo si condivide con il partner ed è uno scenario più appartato.

    Le funzioni della zona notte

    Prima di acquistare qualsiasi mobilio per arredare la camera da letto si deve riflettere accuratamente su come sfruttare al meglio il potenziale dello spazio disponibile. È preferibile utilizzare la camera da letto solo per riposare, tenendo al di fuori di essa qualsiasi altra incombenza legata alla vita di tutti i giorni, ma quando è necessario razionalizzare i metri quadri di cui è composto un appartamento più piccolo è facile attribuire ad angoli della zona notte anche altre funzioni. In tali casi un piccolo scrittoio, non troppo ingombrante, aiuterà anche chi deve fronteggiare i nuovi stili di vita dettati e imposti dallo smart working, e del resto è sufficiente pensare a come sono composte ed organizzate le camerette per ragazzi per comprendere che un angolo notte può tranquillamente accogliere tante altre funzioni.

    I consigli per sfruttare gli spazi

    Non si deve mai sottovalutare il ruolo dell’armadio quando si devono distribuire i mobili nella camera da letto: la disposizione deve quasi essere effettuata in funzione di questo arredo e della sua capienza, in quanto è il più efficace strumento di contenimento che aiuta a mantenere l’ambiente sgombro.
    In più, non conviene mai mescolare troppo gli stili, perché ciò non aiuta il dialogo tra i mobili e rende tutto lo spazio troppo caotico e meno vivibile. Il meglio che ci si può concedere è un piacevole letto di design, e per sceglierlo ti consigliamo di leggere questi nostri consigli, e per il resto ci si dovrà orientare sulla massima sobrietà.
    Se la camera da letto che devi arredare è piccola, esistono numerose e ingegnose soluzioni salvaspazio che vengono in tuo soccorso: tra queste, una delle più apprezzate è rappresentata dal letto contenitore, una risorsa ormai presente in qualsiasi catalogo di arredamenti e da prendere sempre in considerazione perché aiuta nella gestione dello spazio disponibile e senza appesantire il alcun modo l’effetto scenico complessivo della zona notte.

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  • Come il covid ha cambiato la percezione della casa

    Il Covid e il lockdown hanno cambiato la percezione della casa? Sembrerebbe una domanda scontata, eppure le risposte lo sono molto di meno. In questo articolo illustreremo in che modo le priorità domestiche sono state stravolte e rivoluzionate in modo radicale, con dei cambiamenti che hanno coinvolto sia l’aspetto dell’arredamento e del design sia quello del mercato immobiliare e dei trend abitativi, con la ricerca di spazi differenti.

    Gli ambienti urbani  prima della pandemia

    La pandemia ha infatti messo in discussione l’intero sistema urbano sul quale sino ad inizio del 2020 erano organizzare le grandi città, perché il confinamento forzato in casa ha lasciato emergere un aspetto sottovalutato: abbiamo sempre trascorso i nostri momenti di riposo o il tempo lasciato libero dal lavoro in spazi troppo piccoli per essere gratificanti, ed è così cresciuto il desiderio di ambienti diversi.

    Certo, non è un discorso che vale per chiunque dal momento che alcuni tra i più fortunati hanno sempre avuto a disposizione appartamenti dalla metratura più estesa, tuttavia ragioniamo sui grandi numeri, quelli relativi alla maggioranza della popolazione.

    Il lockdown imposto ci ha costretti ad un vero processo di ripensamento delle priorità e delle esigenze in tema di abitazione e soprattutto al reale valore degli spazi in relazione al benessere personale.

    Gli spazi domestici prima della pandemia

    Prima di questa pandemia non prestavamo molta attenzione alla funzionalità degli ambienti nell’ottica di un uso continuativo, quello imposto dallo smart working, e nemmeno dell’uso condiviso. Ancora di più non consideravamo una priorità poter disporre di una valvola di sfogo all’esterno come un balcone o ancora meglio un ampio terrazzo: certo, poterne usufruire non era sgradito, ma se doveva influenzare il prezzo dell’immobile o il suo affitto in maniera sensibile eravamo molto più propensi a considerarlo un lusso.

    La nuova percezione della casa

    Oggi tutto è cambiato, ed in pochissimo tempo: l’emergenza sanitaria in Italia ha dato le prime avvisaglie a gennaio del 2020, ma è esplosa in maniera drammatica a marzo del 2020. A pensarci bene è stato sufficiente poco più di un anno per modificare non la casa in sé, ma noi stessi e le nostre priorità, con nuovi parametri di ricerca dei quali anche gli operatori del settore immobiliare hanno dovuto tenere conto. Di certo è in parte mutato anche il design degli arredi e persino gli ambienti domestici vengono ricercati tra quelli più flessibili e versatili per consentire una più agevole trasposizione dell’ambiente lavorativo tra le mura di casa.

    Alcuni studiosi del settore prevedono addirittura dei cambiamenti di grande impatto sotto l’aspetto del consumo dei materiali, con una loro razionalizzazione, ed una mutata ricerca di accessori per l’illuminazione, la ventilazione e persino per isolamento acustico.
    Stiamo trascorrendo, forse non tutti ma in tanti di noi, molto più tempo a casa: questo è a tutti gli effetti un motivo per accrescere l’attenzione attorno alla qualità degli spazi domestici.

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  • Come acquistare i materassi con le agevolazioni della Legge 104

    Agevolazioni acquisto materasso

    L’acquisto di un materasso di buona qualità e che abbia precise caratteristiche che lo categorizzano quale Dispositivo Medico di Classe I è spesso un investimento che si rende necessario in presenza di speciali patologie, disturbi posturali o disabilità.
    In tutti questi casi è possibile accedere all’acquisto usufruendo di particolari agevolazioni fiscali che per ovvie motivazioni tutelano le categorie meno fortunate.

    Vediamo sinteticamente e con ordine prima quali sono le agevolazioni di cui stiamo parlando, e poi le corrette procedure per accedervi.

    Quali sono le agevolazioni garantite dalla Legge 104

    Per l’acquisto di un materasso che sia medicale, ossia Dispositivo medico di Classe I ed anche con caratteristiche antidecubito, il legislatore ha disposto che l’IVA sia ridotta al 4% invece che al canonico 22%, con evidenti benefici economici. Una disabilità certificata da Commissione medica ai sensi dell’Art 4 della Legge 104 del 1992 è tutto ciò che serve per avvalersi di tale agevolazione, la quale verrà immediatamente inserita in fattura al momento dell’acquisto.

    Va detto però che un cittadino affetto da disabilità ma anche chi presenti una apposita certificazione rilasciata da medico curante della ASL che attesti il collegamento funzionale tra l’acquisto e uno stato patologico può portare in detrazione la spesa sostenuta per il materasso.
    Ciò vuol dire, in fase di dichiarazione dei redditi, ottenere un rimborso del 19% dell’importo in qualità di Dispositivo Medico di Classe I.
    Queste agevolazioni sono disponibili anche su tutti i materassi della gamma Tempur come quelli che vengono proposti sui siti dei rivenditori autorizzati.

    Come accedere alle agevolazioni per l’acquisto di materassi

    La procedura per accedere alle due agevolazioni sopra elencate è leggermente diversa, ma la analizziamo nel dettaglio per entrambi i casi per fornirvi un elenco della corretta documentazione da produrre e delle modalità di accesso.
    Per ottenere l’IVA agevolata al 4% al momento dell’acquisto del materasso devono essere presentati i seguenti documenti:

    • Copia del documento di identità
    • Copia del tesserino sanitario
    • Certificato della ASL competente che attesti la condizione di invalidità permanente
    • Verbale della Commissione che attesti l’invalidità.

    Per portare invece in detrazione la spesa sostenuta nella dichiarazione dei redditi ed ottenere così il rimborso pari al 19% dell’importo sono necessari la prescrizione del medico curante che attesti un diretto e funzionale collegamento tra l’acquisto effettuato e uno status patologico, e una fattura o scontrino parlante che indichino in maniera chiara la natura del bene, la sua appartenenza ai Dispositivi Medici di Classe I e il codice fiscale del contribuente. Per una maggiore chiarezza sull’argomento, qui il Ministero della Salute elenca le diverse classi dei Dispositivi Medici.

    In questi casi il pagamento dovrà avvenire esclusivamente tramite degli strumenti tracciabili, che possono essere bonifico bancario o postale (con codice fiscale indicato nella causale) oppure carta di credito. Il controllo su questi tipi di spesa da parte dell’Agenzia delle Entrate è divenuto negli ultimi anni molto più serrato, ed ha totalmente escluso dalla detrazione qualsiasi pagamento effettuato in contanti.

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  • Cucine Moderne: tendenze e stili del 2021

    La cucina è la stanza regina della casa, quella dove si passa la maggior parte della giornata e dove si svolgono momenti di convivialità e di relax. Spesso è vicina ad una zona giorno o inserita in un ambiente unico dove cucinare/mangiare/rilassarsi insieme. Negli ultimi anni si è imposto lo stile minimal, moderno e funzionale, che crea un ambiente accogliente e rilassante, eppure non per questo meno lussuoso e tecnologico.
    Grazie agli elettrodomestici integrati e alle molteplici combinazioni offerte dai mobili si possono realizzare cucine moderne di design grazie a degli spazi creativi, confortevoli e personalizzati. Spazi da vivere intensamente e quotidianamente.

    Cucine Industriali

    La cucina, cuore della casa, si riveste di materiali di lusso e si integra con elettrodomestici tecnologici sempre più simili a quelli delle cucine professionali industriali. Protagonista assoluto è il piano aperto, grazie alla struttura ad isola, vera tendenza del 2021. Sempre in bella vista e molto lucido grazie all’acciaio inox ed anche al bronzo, ottone, rame e, perché no, anche all’oro. Il risultato è un ambiente di lavoro, anzi di vita, estremamente sofisticato e luminoso.
    La cucina moderna diventa un ambiente da ostentare: assolutamente piacevole per gli occhi, assolutamente funzionale per il lavoro.
    Al posto dei pensili, vengono inserite le colonne per sfruttare al massimo lo spazio ed aumentare la comodità: qui troveranno la loro collocazione modernissimi forni a vapore, abbattitori e cantinette per il vino. Proprio come una cucina professionale!

    Cucine Minimal

    Piani perfetti, superficie lisce, soluzioni compatte per fondere piacere estetico ed evoluzione tecnologica. La cucina minimal, dal gusto sobrio e dalle linee pulite, non va assolutamente interpretata come banale e, peggio ancora, povera. Tutt’altro: è la perfetta integrazione tra funzionale e piacevole, rinunciando a fronzoli, decori, elementi inefficienti, mobili inopportuni.
    In una casa moderna, votata alla praticità, all’ordine e alla funzionalità, lo spazio deve essere utilizzato con sapienza e creatività, cercando soluzioni che migliorino la qualità della vita.
    Inoltre, la cucina, spesso in ambienti open space e living, si fonde e confonde con il soggiorno e quindi anche i mobili, tavole e sedie cambiano la loro funzione aprendosi a nuovi utilizzi e impiegando materiali particolari e nuove tecnologie di realizzazione.

    Cucine Modernissime

    Oltre alle linee pulite ed essenziali, le cucine modernissime sono caratterizzate dall’utilizzo di determinati materiali e colori. Tra i materiali preferiti abbiamo il vetro, sia trasparente che satinato, il metallo, il gres e il marmo. Senza dimenticarci del legno che rende sempre quella sensazione di calore e familiarità all’ambiente.
    Che sia acciaio, rame o bronzo, il metallo viene utilizzato non solo per i lavelli e i piani cottura ma anche per rubinetti, maniglie, piani di lavoro, pannelli. La sua luminosità cattura immediatamente lo sguardo e, con un sapiente gioco di alternanza tra lucido e satinato, dona grande carattere alla cucina.

    Il gres offre grande resistenza al calore e all’umidità ed è proprio grazie a queste caratteristiche che è perfetto per i piani di lavoro, i rivestimenti e le piastrelle. Esiste in diversi colori, dal grigio al blu, ed anche effetto legno.
    Il marmo, pregiato e resistente agli urti, è da sempre sinonimo di opulenza e bellezza. Esiste in un’ampia gamma di colori, dal bianco al rosso al blu, ed è perfetto, insieme al legno, per dare un tocco naturale all’ambiente della cucina: le sue caratteristiche venature, plasmate dal tempo, gli conferiscono unicità e prestigio.
    Tutti questi materiali non sono solo utilizzati per i rivestimenti delle superfici ma possono essere utilizzati per realizzare piani di lavoro, tavoli, pannelli, colonne.

    Per i colori, dopo tanti anni di bianco, ora si sta facendo strada il total black che rende subito l’ambiente raffinato ed elegante. Un sapiente mix di lucido e opaco aiuterà poi a definire in maniera ottimale le superfici e armonizzare gli spazi. Proprio come il bianco, il nero è facilissimo da abbinare a tutti gli altri colori, non stanca ed esprime grande lusso e ottimo gusto personale. Una scelta audace ma sofisticata ed intrigante.

    Altro grandissimo elemento da considerare nella progettazione di una cucina moderna è l’attenzione sempre maggiore all’ambiente, alla scelta di materiali più naturali e all’utilizzo di processi di realizzazione più ecologici.

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  • Camini elettrici nella zona living: ecco cosa sapere

    Arricchire la zona living di casa con un camino elettrico è un’idea eccellente non solo dal punto di vista estetico, ma anche per i numerosi vantaggi di carattere pratico che offre. Non bisogna dimenticare, infatti, che il camino elettrico non ha bisogno né di un sistema di ventilazione né di una canna fumaria, e quindi può essere posizionato in qualsiasi angolo del soggiorno, senza che vi siano particolari vincoli organizzativi a cui badare.

    Anche se si vive in condominio, quindi, ci si può godere tutto il fascino di un camino, per di più evitando i disagi che derivano dall’installazione di un modello a gas o a legna. I camini elettrici oggi si possono ordinare anche su e-commerce online come il sito di Barzotti, distributore nazionale di numerose marche e tipologie di camini elettrici.

    Come installare un camino elettrico in salotto

    Se sei in cerca di consigli su come arredare la zona living, quindi, il ricorso a un camino elettrico è di sicuro una delle opzioni che meritano di essere prese in considerazione, anche perché non presuppone la necessità di strutture di ventilazione permanenti (la canna fumaria, in sostanza). Questo vuol dire che un giorno puoi mettere il camino elettrico contro una parete e il giorno dopo spostarlo all’angolo opposto del soggiorno, senza fatica.

    E se hai voglia di scaldare anche altri ambienti, nulla ti vieta di spostare il camino dalla sala alla camera da letto, alla taverna, alla mansarda, e così via. Non occorrono interventi edilizi, e tutto ciò che devi fare è attaccare o staccare la spina alla presa della corrente.

    Il giusto design per un arredamento vincente

    Qualunque zona living ha la possibilità di essere valorizzata per mezzo di un camino elettrico, con la fiamma tremolante che può essere visualizzata con facilità e in maniera spettacolare grazie, tra l’altro, all’installazione di luci ad hoc e di fibre ottiche dentro l’impianto.

    Bisogna solo tener presente che, una volta spento, il camino elettrico non riesce a garantire per molto tempo il calore desiderato; ma d’altro canto si può approfittare del vantaggio per il quale non appena viene acceso il dispositivo riesce a riscaldare l’ambiente in tempi rapidi.

    Tutti i buoni motivi per scegliere il camino elettrico

    Quello della mobilità è un aspetto da non sottovalutare quando si pensa di comprare un camino elettrico per il soggiorno. Per altro, i modelli hanno dimensioni differenti e possono essere personalizzati a seconda delle necessità. Il solo accorgimento da ricordare consiste nel far controllare l’impianto elettrico.

    Solo alcuni modelli sono programmati per essere collocati in prossimità di una parete, mentre gli altri devono essere tenuti a distanza per evitare il rischio di incendio. Inoltre è consigliabile proteggere l’area in cui si trova la fiamma con una specie di parafiamme, sempre per questioni di sicurezza. Sì, perché il camino elettrico riscalda davvero, non solo la zona living ma anche il resto della casa (ovviamente sempre in relazione alla configurazione e alle dimensioni dell’appartamento).

    Il caminetto elettrico in estate

    Anche nei mesi più caldi si può ricreare in soggiorno una piacevole atmosfera grazie al caminetto elettrico: molti modelli, infatti, permettono di visualizzare la fiamma danzante senza che si sia per forza costretti ad usufruire anche del riscaldamento. Le due funzioni sono separate, e si può decidere di sfruttare solo una o entrambe.

    Ovviamente, sia per la regolazione della fiamma che per quella della temperatura si ha a disposizione un termostato. Infine, si può anche decidere di installare nella zona living un caminetto elettrico con ionizzatore, un dispositivo che è in grado di eliminare le impurità dell’aria con gli ioni.

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  • Letto a una piazza e mezza, com’è fatto e perché sceglierlo

    Fino ad alcuni anni fa la misura ed il formato del letto ad una piazza e mezza erano considerati quanto meno inusuali, e non erano particolarmente diffusi. Gli si preferiva il cosiddetto letto alla francese, ma per comprendere meglio di cosa stiamo parlando dobbiamo fare delle distinzioni per chiarire quando è preferibile scegliere un tipo oppure un altro.

    Come riconoscere un letto a una piazza e mezza

    Il letto a una piazza e mezza è definito dalla dimensione della rete, l’unico criterio per identificarlo, che deve essere di 120 cm di larghezza con una lunghezza che può variare tra i 190 e i 200 cm. È questa la misura standard per un letto che si posiziona a metà strada tra un letto matrimoniale ed un letto singolo, e che offre quindi un ampio ventaglio di applicazioni.

    Misura del letto a una piazza e mezza

    Come detto, la misura standard del letto a una piazza e mezza è di 120 cm di larghezza, e  tutti i più importanti cataloghi delle aziende impegnate nella realizzazione e distribuzione di mobili per la camera da letto ormai contemplano questa misura. Non è quindi per nulla difficile, una volta scelto questo letto, trovare gli accessori della giusta misura quali i coprirete, la biancheria da letto e ovviamente i materassi. Per questo ultimo aspetto è sufficiente consultare guide o siti web di negozi specializzati nella vendita materassi, dove sarà semplice individuare la tipologia di supporto più appropriato.

    Misure del letto alla francese

    Il letto alla francese si distingue per la larghezza della rete che si avvicina di più a quella di un letto matrimoniale standard, in quanto deve essere di 140 cm. In questo caso si tratta di letti espressamente dedicati a chi dorme in coppia grazie alle dimensioni più generose, ma che ben si prestano al miglior risultato possibile se la camera da letto è più risicata.

    I vantaggi del letto a una piazza e mezza

    Il letto a una piazza e mezza offre grandi vantaggi in termini di utilizzo e di ottimizzazione degli spazi, ed è in più del tutto versatile, perché può essere sfruttato sia come letto singolo particolarmente comodo per chi dorme da solo, sia come letto per dormire in coppia a patto di essere entrambi abbastanza esili in quanto a corporatura.
    In una camera da letto matrimoniale la sua efficacia viene in soccorso di chi abbia pochi metri quadrati a disposizione, permettendo di disporre al meglio l’arredamento.

    La migliore destinazione d’uso è però quella che coinvolge un single o un teenager che ami il comfort e la comodità. Molto indicato è anche per chi si agita o si muove spesso durante il sonno, o abbia l’abitudine di dormire a braccia spalancate. I più giovani tendono anche a concentrare molte delle loro attività nella loro stanza, persino lo studio, la lettura o lo svago proprio sul letto, ed ecco che una struttura di maggiore ampiezza li mette in condizioni di comodità e di spensieratezza.
    Infine, possiamo elencare tra i suoi vantaggi anche una minore fatica necessaria nella periodica operazione di rotazione del materasso, proprio a causa delle misure più ridotte!

    Letti a una piazza e mezza con contenitore

    Un ulteriore vantaggio dei letti a una piazza e mezza riguarda poi la loro funzionalità sempre nell’ottica dell’arredamento salvaspazio. È molto facile infatti reperire in commercio letti a una piazza e mezza con box contenitore, i quali sotto la rete che si solleva con un meccanismo a ribalta e senza alcuno sforzo nascondono un capiente vano che sfrutta tutto lo spazio sottostante al materasso per conservare e stivare abiti ingombranti o coperte durante il cambio di stagione, oppure scatole o altri oggetti non di uso quotidiano e che si preferisce nascondere alla vista.
    Questo ampio vano si rivela così essere una sorta di armadio o cassettone aggiuntivo, ed il tutto senza minimamente penalizzare l’estetica della stanza, anzi: risulta infatti difficile distinguere un letto tradizionale di design da uno di questo tipo, ma la sua efficacia è fuori discussione!

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  • Cos’è il pellet prestagionale e perché fa risparmiare

    Uno dei migliori trucchi per risparmiare, ed anche in maniera consistente, quando si ha in casa una stufa a pellet è quello di acquistare il cosiddetto pellet prestagionale.
    Riscaldare con questo tipo di combustibile il tuo ambiente e la tua casa è sempre una scelta vantaggiosa ed ecologica, ma se lo farai con il pellet prestagionale potrai spendere ancora meno, a patto che tu non perda di vista alcuni aspetti chiave soltanto per rincorrere il risparmio a qualsiasi costo.

    Offerte pellet prestagionale

    Come scegliere il pellet prestagionale

    Quando si parla di pellet, infatti, la sua qualità e le modalità con le quali è ottenuto e conservato sono un fattore da non trascurare mai perché ne va della tua stessa salute e non solo dell’efficienza del sistema di riscaldamento a pellet.
    Vediamo insieme come orientarsi tra le diverse e numerose offerte di pellet prestagionale che di certo ti è capitato di incontrare su dei cartelloni pubblicitari in giro per strada oppure navigando sul web.

    Tipologie di pellet e prezzi

    Il cosiddetto pellet prestagionale, a differenza del pellet classico e “di stagione”, è quel particolare tipo di pellet che i produttori ma soprattutto i rivenditori propongono alla clientela in un periodo in cui non ne hanno bisogno e per invogliarli all’acquisto viene offerto a prezzi fortemente scontati. Di norma si considera fuori stagione per il pellet il periodo che va da aprile a settembre, e durante questi mesi potreste trovarvi di fronte occasioni di prezzi che devono però essere valutate con estrema attenzione, avendo la certezza di cosa si sta comprando.

    Come acquistare pellet prestagionale

    L’acquisto del pellet prestagionale consente di risparmiare, e su questo siamo tutti d’accordo, ma siamo certi che la qualità del pellet che stiamo andando ad acquistare perché invogliati da un prezzo super sia a prova di certificazione?
    Probabilmente è proprio questo il momento in cui conviene tenere gli occhi maggiormente aperti!
    Se hai una stufa a pellet sai già molto bene a cosa stiamo facendo riferimento: i tre parametri basilari che identificano un buon pellet e lo distinguono da uno scadente e assolutamente da evitare sono

    • Potere calorifico
    • Umidità
    • Ceneri

    in particolare, le ceneri devono dimostrare valori inferiori all’1% per evitare di intasare il bruciatore o di rendere necessaria una pulizia molto più frequente; quanto all’umidità, invece, il pellet che andremo ad acquistare non deve avere un valore superiore al 10%, perché ciò può condizionare il suo potere calorifico.
    La stessa scrupolosa attenzione deve essere riservata alla compattezza del pellet che ci accingiamo a comprare perché spinti da un prezzo promozionale. Un pellet poco compatto è infatti difficile da movimentare, ma crea anche problemi nella combustione.
    Resta ferma la assoluta esigenza di rivolgersi solo a pellet certificato ENplus e con una provenienza certa.

    Certificazione ENplus e classi di pellet

    In base alla certificazione ENplus, il pellet si può suddividere in tre distinte categorie, e ti deve offrire il più basso residuo possibile di ceneri.
    A1 – ottimo pellet, che offre un residuo di ceneri derivanti da combustione inferiore allo 0,7%
    A2 – pellet medio, con un residuo di ceneri che può arrivare all’1,5%
    B – pellet scadente, destinato soprattutto agli usi industriali e che non ti riguarda quindi per il riscaldamento domestico: il suo residuo può toccare addirittura il 3%.

    Come conservare il pellet

    Il pellet ha bisogno di essere conservato nella maniera più appropriata per mantenere invariate nel tempo le sue caratteristiche, le proprietà e le sue qualità: per il suo stivaggio devono essere scelti luoghi sempre asciutti e ben ventilati, perfettamente isolati da fonti di umidità.
    Lo stesso principio deve valere anche per i rivenditori, i quali per offrire un prodotto valido devono osservare queste poche scrupolose norme, stoccando il pellet in maniera idonea.
    Controlla bene i sacchi prima di acquistarli, è sufficiente un esame visivo e fisico perché la presenza di troppa segatura o di pellet sbriciolato indica che non sei di fronte a un buon prodotto.
    Se ne hai la possibilità, inoltre, testa i cilindretti manualmente, perché devono presentarsi con una forma abbastanza regolare e non devono risultare troppo rigidi nel tentativo di spezzarli.
    Non lasciarti infine ingannare dal colore, perché il mito della qualità del pellet che dipende da questo fattore deve essere sfatato.

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  • Ogni quanto tempo è consigliabile cambiare il materasso?

    Ai fini della qualità del sonno, nonostante questa sia influenzata da numerosi fattori anche psicologici e legati allo stress accumulato durante la giornata, non si può però sottovalutare il ruolo del materasso, ovvero il supporto principe insieme al letto.
    La vita media di un materasso di buona qualità e realizzato con materiali validi è all’incirca di 10 anni: utilizzarlo per un periodo maggiore non è solo sconsigliato, ma è anche controproducente per la salute, e conduce inevitabilmente a disturbi del sonno ed altri fastidi.

    Perché cambiare il materasso?

    I motivi per i quali il tuo materasso non è eterno ma deve periodicamente essere cambiato anche se te ne prendi cura con la corretta manutenzione sono di due categorie: quelle funzionali e quelle igieniche. Analizziamo entrambi questi aspetti nel dettaglio.

    Il deterioramento dei materassi

    Per quanto siano progettati per durare a lungo e realizzati con i migliori materiali, tutti i materassi tendono a lungo andare a deteriorarsi ed usurarsi, perdendo le loro funzionalità con una deformazione del tutto comprensibile.
    A quel punto, non sono più in grado di sostenere nella maniera corretta le spalle, la schiena, il collo, tutte quelle zone del corpo che invece hanno bisogno di un supporto appropriato e specifico, e a lungo andare ciò può causare disagi, problemi articolari e fastidi muscolari.

    I fattori igienici per il cambio del materasso

    Durante la notte il nostro organismo suda, perde piccole scaglie di pelle, lascia insomma i suoi residui; per quanto si presti attenzione al corretto arieggiamento della stanza da letto, ad un frequente cambio di lenzuola e ad un’accurata pulizia periodica dello stesso materasso, è inevitabile che nel tempo si accumulino batteri, polvere e soprattutto i temuti e odiati acari della polvere, tra le principali cause di allergia.
    Va detto che i materassi più all’avanguardia e realizzati in materiali innovativi come la schiuma di poliuretano oppure il lattice offrono un ambiente più ostile a questo tipo di accumuli, come testimonia anche questo articolo che parla proprio dei benefici dei materassi in memory foam e nel quale viene chiarito come la migliore e più accentuata traspirazione di questo materiale protegga dai pericolosi accumuli.

    Come scegliere il nuovo materasso

    Una volta stabilito che il materasso è da cambiare, è importante sapere che proprio il web può rappresentare una preziosa risorsa e una fonte di informazioni per orientarsi su un nuovo modello più adatto alle proprie esigenze e alle proprie caratteristiche. Potrai documentarti sulle differenti soluzioni offerte oggi da un settore merceologico in continua innovazione e comprendere le caratteristiche principali che dovranno guidarti nella decisione d’acquisto.
    Non esiste infatti il materasso perfetto in assoluto, ma di certo esiste quello che meglio di ogni altro asseconda la tua fisiologia ed è più idoneo alle tue abitudini notturne e caratteristiche fisiologiche, ed è questo il metodo migliore per accrescere la qualità del tuo sonno.

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