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  • Bonus Mobili 2021, tutte le novità

    Il 2020 è stato un anno che definire difficile sarebbe riduttivo e molto poco calzante; la produzione, il commercio, i consumi in genere hanno subito dei pesanti stop legati anche alle limitazioni e restrizioni degli spostamenti e della mobilità.

    L’annata 2021 si apre però con una grande notizia per chi aveva in sospeso i lavori di risanamento o ristrutturazione della propria casa o di quella da poco acquistata, perché non solo è stato riconfermato il Bonus Mobili – evento non scontato, e che ogni anno necessita di nuova riconferma all’interno della Legge di Bilancio – ma ha visto innalzare il tetto massimo delle spese complessivamente detraibili da 10.000 a 16.000 €.

    Questa agevolazione finanziaria legata all’acquisto di nuovi mobili e grandi elettrodomestici ha sempre riscosso un notevole successo, ma per accedervi è necessario rispettare alcuni precisi requisiti.
    Vediamo insieme come funziona il meccanismo e quali sono i mobili che rientrano nel progetto.

    Come accedere al Bonus Mobili 2021

    Per il Bonus Mobili 2021, come detto, il Governo ha mantenuto intatte le condizioni per poterne usufruire: in primo luogo il loro acquisto deve essere subordinato alla ristrutturazione di un immobile nuovo o già esistente, con lavori di restauro, riqualificazione energetica o risanamento. Non sono quindi ricompresi gli interventi ordinari quali tinteggiatura, sostituzione di rivestimenti o di infissi, ma è necessario intervenire con un risanamento conservativo o una ristrutturazione che siano più “consistenti”, ed è fondamentale che i lavori abbiano una data di inizio precedente all’acquisto dei mobili stessi.
    A questo vincolo è relativamente semplice trovare una scappatoia del tutto legale, perché i mobili acquistati possono anche essere destinati a una stanza diversa rispetto a quella oggetto dell’intervento di ristrutturazione.

    Quali mobili ed elettrodomestici rientrano nel Bonus Mobili 2021

    L’elenco è molto lungo, e permette quindi di ottenere anche in maniera semplice la detrazione. Segnaliamo intanto un interessante link dove l’Agenzia delle Entrate stessa comunica quali sono le condizioni per richiedere la detrazione in ambito edilizio, e portiamo all’attenzione dei nostri lettori proprio il vantaggio di poter godere dell’agevolazione anche su beni destinati ad arredare un ambiente diverso.

    I mobili e gli arredamenti del Bonus

    A semplice titolo esemplificativo, elenchiamo una serie di mobili ed arredamenti perfettamente agevolabili, che includono armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli o sedie, divani e poltrone, e infine madie e altri complementi di arredo o di illuminazione se sono parte integrante del mobilio.
    Molto interessante è l’opportunità di portare in detrazione anche i comodini, i letti e i materassi, perché ciò implica la possibilità di acquistare nuovi materassi a condizioni del tutto agevolate anche grazie alle aggiuntive detrazioni che riguardano i Presidi Medici Sanitari.

    I grandi elettrodomestici

    La condizione indispensabile per accedere alla detrazione del Bonus Mobili 2021 relativamente ai grandi elettrodomestici è che questi appartengano alla Classe energetica A+, per migliorare la sostenibilità ambientale complessiva. Rientrano nella categoria i frigoriferi, i congelatori, naturalmente le lavatrici, le asciugatrici e le lavastoviglie, e poi ancora tutti gli apparecchi per il riscaldamento e quelli per la cottura; nel caso dei forni, la classe energetica può anche essere quella A.

    Documentazione, modalità di accesso e di pagamento

    È fondamentale conservare tutte le ricevute dei pagamenti, che devono avvenire esclusivamente tramite modalità tracciabili quali bonifico o carte di credito, e le relative fatture. Il tutto va accluso alla dichiarazione dei redditi insieme alla dichiarazione di ristrutturazione presentata al Comune, e nel caso degli elettrodomestici va effettuata anche la dichiarazione presentata all’ENEA, ovvero l’Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie, l’Energia e lo sviluppo sostenibile.

    Il rimborso della cifra spettante, che come detto è pari al 50% della spesa sostenuta per mobili e grandi elettrodomestici fino a un massimo di 16.000 €, sarà ripartito in 10 quote annuali di pari importo che arriveranno direttamente sul conto corrente.

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    Lavelli di design, una nuova frontiera in cucina

    Qualche giorno fa in un nostro articolo abbiamo parlato dei lavelli in resina fragranite, descrivendone i pregi (tantissimi, sia sotto l’aspetto estetico che funzionale) e i pochi punti deboli. Adesso torniamo su un argomento molto simile perché allarghiamo lo sguardo sul resto del mercato e sulle altre aziende del settore, che non sono rimaste inattive dopo che Franke ha rivoluzionato il mercato con la fragranite.

    Esistono infatti altre soluzioni, materiali alternativi e che possono garantire grandi soddisfazioni: vediamo insieme quali sono.

    Nuovi materiali per i lavelli

    È la continua ricerca di nuove tecniche produttive ad aver permesso lo sviluppo di materiali alternativi ai tradizionali lavelli in acciaio inox così come a quelli in ceramica o in pietra naturale. Questi sono i più diffusi ed apprezzati.

    Lavelli in corian

    I lavelli per cucina in corian, nonostante abbiano un prezzo decisamente più elevato rispetto ad altri, sono dei perfetti complementi di design e risultano molto apprezzati per le loro caratteristiche. Si tratta di un materiale ottenuto da una speciale miscela di minerali naturali e resine acriliche e che per la sua duttilità può essere modellato a piacimento, creando anche dei lavelli dalle forme inusuali.
    Le tinte proposte sono molteplici, ma l’aspetto ancora più interessante è che anche il piano di lavoro può essere realizzato su misura e nello stesso materiale per una perfetta integrazione anche visiva.
    Resistentissimo a macchie, graffi o urti, necessita di cure minime per la sua manutenzione.

    Lavelli in Silestone

    Anch’esso di origine minerale, ma con una percentuale ancora più elevata di quarzo pari al 94%, è il silestone, utilizzato per produrre lavelli da cucina totalmente igienici grazie all’azione antibatterica incorporata. Anche in questo caso si tratta di un materiale di estrema resistenza a urti o abrasioni, mediamente lucido e comunque non poroso, per cui non ha la minima tendenza ad assorbire macchie o liquidi, ed anche nel suo caso la manutenzione necessita solo di acqua calda, un detergente neutro e non aggressivo e un panno morbido.

    Lavelli in cristadur

    Molto apprezzato anche per le infinite varianti cromatiche rese possibili dalla speciale miscela che lo compone è il cristadur, un materiale che grazie alla restante parte di quarzo ed acrilico risulta anch’esso molto resistente a urti o calore. Una speciale caratteristica dei lavelli da cucina in cristadur è la superficie altamente igienica ed antibatterica perché sottoposta ad un trattamento a base di ioni d’argento.
    È probabilmente il materiale più “luminoso” tra quelli che abbiamo elencato, con una consistenza setosa al tatto e gratificante per gli occhi.

    Come scegliere il lavello?

    Prima di orientarti su questi materiali oppure su quelli più tradizionali devi fare una analisi del tuo budget, del tipo di cucina che andrai a montare e anche dell’uso che intendi farne, perché è evidente che ciascun materiale ha i suoi pro e i suoi contro: nessuno meglio di te conosce il tempo che puoi dedicare anche alle attività di manutenzione o alla affettiva necessità di un modello più o meno avanzato.

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  • Come migliorare l’efficienza energetica con il Superbonus

    superbonus ristrutturazioni

    Le importanti detrazioni fiscali varate dal governo, con il 110% della somma spesa di Superbonus per la riqualificazione della propria abitazione, sono state un determinante incentivo per migliorare l’efficienza degli immobili attraverso interventi di carattere energetico, architettonico e persino stilistico.

    L’obiettivo dichiarato? Una casa bella e confortevole, ma anche con meno fame di energia perché meglio coibentata dall’esterno attraverso i classici procedimenti a cappotto termico con pannelli isolanti oppure sfruttando la nuova generazione dei blocchi in laterizio, capaci di abbinare all’isolamento termico anche quello acustico in virtù della loro combinazione con speciali materiali quali la lana di roccia o di vetro e la perlite.

    Nuove tecniche per le prestazioni energetiche

    Il massimo del comfort con un minore dispendio di energia e con un sensibile miglioramento delle prestazioni energetiche dell’immobile è ottenibile anche attraverso una nuova tecnica che si sta affermando, introducendo sensibili novità anche di natura estetica: una controparete posta ad una leggera distanza da quella già esistente è uno stratagemma che contribuisce a creare una sorta di camera d’aria, un’intercapedine che fa da cuscinetto termico perché al suo interno si genera una ventilazione che mentre d’estate contribuisce a mantenere freschi gli interni, nelle stagioni più umide è un perfetto veicolo per la traspirazione e quindi fa fuoriuscire il vapore acqueo accumulato e previene la formazione di muffe.

    Non è poi possibile sorvolare sul tipo di rivoluzione estetica così generata, perché allestire questo tipo di facciate ventilate rinnova in maniera radicale il look degli edifici dal momento che i rivestimenti possono essere compiuti con ceramica o laterizi di vario genere e creando una “seconda pelle” decorativa.

    Il criterio alla base del ragionamento, indubbiamente molto smart, è quello di ridurre, minimizzare, annullare le dispersioni termiche attraverso un isolamento dell’involucro, agendo quindi dall’esterno. Sembra essere una soluzione meno scontata di altre, ma sta riscuotendo un crescente interesse soprattutto perché si tratta di mattoni evoluti che non necessitano di particolari interventi di manutenzione e mantengono sempre ideale la temperatura interna.

    superbonus 110 edilizia

    Soluzioni e novità per l’efficienza energetica

    Un intervento di questo tipo può coinvolgere tra l’altro anche il tetto, riguardando così gli edifici nel loro insieme, migliorando in toto l’efficienza dello stabile e le performance energetiche delle singole abitazioni.
    La rigenerazione e la riqualificazione di aree urbane anche degradate è favorita poi da una importante semplificazione che ha aggiornato la materia del Superbonus edilizio, e che permette ora di inserire anche ricostruzioni e demolizioni tra i costi contemplati. Tra gli altri grandi vantaggi di questo Superbonus edilizio c’è anche la riscoperta di tutte le altre agevolazioni già esistenti come il bonus del 50% sulle ristrutturazioni che va ad includere, a mero titolo di esempio, anche una ripavimentazione del bagno.
    Il Superbonus deve essere visto come una imperdibile occasione per riqualificare le nostre abitazioni ed il patrimonio immobiliare nel suo complesso, perché così facendo si raggiunge anche il non secondario scopo di creare degli spazi domestici e delle unità immobiliari più efficienti e dai consumi più contenuti. Dal momento che dall’inizio del 2020 in molti stanno vivendo la casa molto più a lungo del solito a causa della pandemia da coronavirus, e considerando che questo cambiamento di abitudini potrebbe durare ancora a lungo, questo obiettivo è del tutto auspicabile.

    È consigliabile però, per chi debba ristrutturare e voglia avvalersi di queste agevolazioni, rivolgersi a imprese e distributori di materiali edili che abbiano piena consapevolezza del loro ruolo e siano in grado di fornire tutte le informazioni necessarie per una materia che non tutti ancora padroneggiano al meglio a causa di cavilli tecnici o burocratici.

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  • Come pulire i pavimenti di casa

    Se ti chiedi spesso, durante le operazioni che effettui quotidianamente per la cura e la pulizia dei pavimenti di casa, se stai usando il prodotto giusto, questa è la guida che stavi cercando!
    Se infatti per arredare la tua casa hai scelto dei rivestimenti di pregio come ad esempio un lussuoso parquet oppure il rustico e sempre gratificante pavimento in cotto, oppure qualsiasi altra soluzione oggi in commercio (e ne sono davvero tantissime diverse) non puoi affidarti a un prodotto qualsiasi e scegliere a caso.

    Ogni superficie deve essere sottoposta a specifici interventi per la detersione, perché le proprietà cambiano, e se vuoi preservare il valore estetico di tutto il tuo ambiente evitando aloni che deteriorano il pavimento o che lo danneggiano, non puoi correre il rischio di affidarti a dei pulitori sbagliati.

    Vediamo dunque nel dettaglio come rispettare la natura dei tuoi rivestimenti e come preservare nel tempo la loro bellezza originaria.

    Come pulire il parquet

    Iniziamo proprio dal parquet, un tipo di pavimento lussuoso e che riveste la tua casa di un’atmosfera calda e avvolgente, ma che ha anche il “difetto” di essere molto delicato. Lavarlo in realtà è semplice, ma va fatto con i pulitori più appropriati, che devono essere neutri, non aggressivi e formulati ad hoc in quanto devono rispettare la naturalezza del legno.

    Sui pulitori in commercio si trovano le apposite diciture che chiariscono se sono appropriati per il parquet, ma è anche importante non eccedere con l’acqua. Usane poca, lo stretto necessario, strizzando bene il panno, e poi per buona sicurezza ripassa con un panno asciutti per rimuovere gli eccessi. Il rischio è che la troppa acqua si infiltri tra le fessure facendo gonfiare i pannelli.

    Dopo la pulizia, poi, è spesso indicata l’applicazione di cere che possono essere sia liquide che in pasta: queste aiutano a nutrire il legno ed a mantenerlo vivo, ma al tempo stesso lo proteggono dai graffi e dall’usura al quale può essere soggetto, perché creano una sorta di pellicola protettiva che ne prolunga la vita ed inoltre lo fa apparire anche più vivido.

    Come pulire pavimenti in cotto

    Anche se molto resistente e con eccezionali doti estetiche, il pavimento in cotto ha tra i suoi svantaggi quello di essere un materiale molto assorbente perché poroso.
    Servono dunque prodotti espressamente formulati per non macchiarlo e non danneggiarne il colore originario, il più possibile neutri ma che allo stesso tempo non lascino aloni visibili.

    Anche il cotto, come il parquet, richiede pertanto delle cure aggiuntive, per cui non sceglierlo se non sei certo di potergli dedicare attenzioni e premure, ti ritroveresti con un bellissimo pavimento che però col passare del tempo si deteriora e si macchia in maniera irrimediabile, se non trattato con le protezioni aggiuntive che fungono da isolante superficiale che previene lo sporco senza alterarne l’aspetto.

    Come pulire pavimenti in marmo

    Se per il pavimento della tua casa hai scelto il marmo naturale, due fattori sono chiarissimi: il primo è che sei un vero esteta, il secondo è che hai tanto tempo libero da dedicare alla cura della tua casa!

    È infatti il marmo nella sua eleganza persino più delicato e bisognoso di attenzioni del parquet, ed anche se nobilita qualsiasi tipo di ambiente ha bisogno di attente e continue cure. Puoi lavarlo con una certa frequenza anche usando semplice emulsione di acqua e alcool, tuttavia avrai sempre bisogno dei migliori detergenti neutri per ottenere una pulizia più profonda.

    Inoltre è fondamentale trattare i pavimenti in marmo con degli specifici prodotti che evitano alle lastre di impregnarsi e di assorbire lo sporco e che li proteggono dai graffi, perché a quel punto il danno sarebbe irrimediabile.

    Come pulire il gres porcellanato

    Lo sappiamo bene, in tantissimi considerano il gres porcellanato la soluzione più pratica, quasi eterna nella sua immutabilità e nella semplicità che richiede per la manutenzione. Inoltre, come spesso abbiamo avuto modo di approfondire in un articolo come questo, il gres permette una incredibile capacità di imitazione di altri materiali più nobili quali legno, marmo, pietra naturale.

    Tutti questi aspetti giocano a favore della sua capillare diffusione, tuttavia anche il gres ha bisogno di essere trattato e igienizzato con prodotti che siano privi di aggressivi agenti chimici. Meglio sempre orientarsi quindi su soluzioni neutre, riservando i detergenti più aggressivi ma comunque formulati ad hoc per trattare il gres solo per precisi tipi di macchie o per la rimozione di residui di cantiere dopo una ristrutturazione.

    Come pulire altri materiali

    Abbiamo fin qui elencato i pavimenti più diffusi soprattutto in contesti residenziali, evidenziando per ciascuno di essi i pregi ma anche i crucci relativi alla più appropriata pulizia.
    Esistono però altri materiali utilizzati più di frequente in altri contesti come quelli commerciali, industriali o professionali come ad esempio il linoleum, il PVC, persino il cemento.
    In questi casi le operazioni sono ancora più semplici e non necessitano di specifiche accortezze se non la scelta di un pulitore neutro ma adatto a rimuovere lo sporco superficiale mantenendo invariate le caratteristiche della materia prima sottostante.

    A chi affidarsi per un intervento specializzato

    Abbiamo, quindi, sottolineato come la detersione dei pavimenti vada effettuata con i prodotti appositi, e tenendo conto dei differenti rivestimenti presenti.

    Eppur tuttavia non sempre si ha tempo per poter espletare le pulizie domestiche. In questi casi, e considerando rivestimenti specifici come parquet o il rustico, diviene fondamentale affidarsi ad un esperto della pulizia, ad un professionista che, in base alle proprie competenze, sappia come gestire al meglio ogni tipologia di superficie.

    In questo senso, l’interlocutore primario è l’impresa di pulizia professionale. Un’azienda specializzata che si interfaccia sia con privati sia con Organizzazioni più grandi (aziende o magazzini, ad esempio), dotate del know-how specifico e delle attrezzature più moderne e congrue per conseguire l’obiettivo di detersione prefissato.

    Interessante anche il portafoglio di servizi, generalmente amplio, che questi operatori dell’igiene effettuano, erogando prestazioni di differente natura, dalla disinfezione alla sanificazione, passando attraverso la derattizzazione.

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  • Come risolvere il problema dell’umidità in casa

    Se stai affrontando una avventura impegnativa ma ricca di soddisfazioni finali come la ristrutturazione di casa, la devi considerare anche un’ottima occasione per ovviare in maniera definitiva alle problematiche relative all’umidità. Se è presente, le sue manifestazioni ti saranno evidenti, e devi cogliere l’opportunità per tenerla fuori!

    Cause dell’umidità

    Al primo posto tra le manifestazioni di questo inconveniente ci sono le muffe e le frequenti formazioni di macchie scure sui muri: di certo con i tuoi lavori di ristrutturazione interverrai per eliminare questi inestetismi, se sono già presenti, ma prima di iniziare i lavori sarà per te fondamentale e indispensabile risalire alle cause che li hanno generati, ossia comprendere i fattori che hanno favorito l’insorgere dell’umidità.
    Solo allora potrai valutare quali sono le soluzioni edili più appropriate per prevenirne la futura riformazione.

    Tra le prime cause anche in termini di frequenza c’è l’umidità di risalita: l’intervento dovrà in questo caso essere mirato a bloccare l’avanzata dell’acqua predisponendo le più appropriate barriere. Ci si deve poi assicurare che i muri esterni, i sottotetti e in alcuni casi anche le fondamenta siano adeguatamente isolati ma con la giusta ventilazione. Anche all’interno dell’abitazione, poi, si dovrà fare in modo da garantire un tasso di umidità inferiore al 50%, e in questo ti potrai affidare ai suggerimenti proposti dallo specialista che hai scelto per la ristrutturazione.
    Tra le opzioni, di certo andrà valutata anche una corretta strategia per i nuovi infissi!

    Le soluzioni edili per l’umidità

    Tra le soluzioni edili vere e proprie un ottimo rimedio è quello degli specifici pannelli antimuffa per interni e realizzati in silicato di calcio, dei perfetti isolanti ed igroregolatori molto facili da installare e che possono essere trattati per la loro verniciatura come il comune intonaco.
    Esistono poi in commercio delle specifiche pitture con proprietà anti-condensa e anti-muffa, studiate per risolvere molto efficacemente il problema grazie ad un elevato potere traspirante e a principi attivi innocui per l’uomo ma che impediscono il proliferare delle muffe.
    Queste pitture sono oggi comuni nei cataloghi di tutte le principali aziende del settore, e non penalizzano l’estetica perché sono realizzate con le migliori cure per ottenere gradevoli effetti anche di design.

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    Detrazione per l’acquisto di stufe a pellet 2020

    Per completare una panoramica sugli incentivi e le detrazioni fiscali che sono validi in questo 2020, dopo aver affrontato il tema Bonus Caldaia e quello del Bonus Ristrutturazioni 2020 è il momento ora di analizzare le detrazioni previste per l’acquisto di una stufa.
    Acquistare
    e installare una stufa a pellet per riscaldare casa ed anche per produrre l’acqua calda per usi sanitari è una scelta virtuosa e responsabile, perché rispetta l’ambiente e contribuisce a migliorare l’efficienza energetica degli immobili e a ridurre gli sprechi.

    Per queste ragioni tali acquisti sono incentivati da parte dello Stato con una serie di misure fiscali sotto forma di detrazione, che più volte sono state prorogate di anno in anno negli ultimi tempi.

    A quanto ammontano le detrazioni?

    Le detrazioni per l’acquisto di una stufa a pellet ammontano al 50% della spesa sostenuta, una cifra che sotto forma di detrazione Irpef viene rimborsata al cittadino e contribuente in 10 anni.
    In alternativa, seguendo una specifica procedura denominata Conto Termico che analizzeremo nel dettaglio in un successivo paragrafo si può ottenere un contributo diretto nel caso si effettui una sostituzione della stufa a pellet.

    Quando si applica la detrazione del 50%?

    Nel caso si acquisti una nuova stufa a pellet oppure a legna che sia in grado di abbassare le emissioni diminuendo così l’impatto ambientale ed innalzando la soglia di risparmio energetico dell’edificio può essere applicata la detrazione del 50%.
    Va sottolineato che proprio per incentivare la riqualificazione edilizia la cifra che viene restituita nel corso di 10 anni riguarda solo prodotti dalle elevate prestazioni, con un rendimento minimo non inferiore al 70%: è questo un vincolo ben comprensibile, studiato per favorire la diffusione di strumenti più performanti.
    Ottenere la detrazione è facile, basta presentare unitamente alla fattura di acquisto che includa tutti i dati fiscali di acquirente e rivenditore anche una dichiarazione certificata del produttore che ne attesti le prestazioni.

    Quando si applica il Conto Termico?

    Se il tuo apparecchio per il riscaldamento è a basse prestazioni energetiche ed oramai obsoleto e vuoi sostituirlo con un nuovo apparecchio dalle caratteristiche più avanzate puoi accedere alla speciale agevolazione che va sotto il nome di Conto Termico. In questo caso si tratta di un contributo in denaro in vigore già da alcuni anni e che nelle sue prime versioni prevedeva un massimale di rimborso come sostegno economico sotto forma di assegno (inviato direttamente sul conto corrente bancario) pari a 2.300 euro, che veniva erogato in un’unica soluzione appena due mesi dopo l’approvazione della domanda.
    I questo caso i requisiti per accedere sono particolarmente restrittivi perché la stufa deve soddisfare specifiche caratteristiche di rendimento e di emissioni. Entro 60 giorni dalla conclusione dell’intervento di installazione va presentata la domanda accludendo anche la certificazione di smaltimento dell’apparecchio dismesso.

    Aggiornamento Conto Termico 2020

    Il Conto Termico a partire dal 2016 ha subito una revisione e sono state introdotte alcune novità sul fronte delle cifre rimborsabili e delle modalità di erogazione, fermo restando che la percentuale anche per questo Conto Termico 2.0 e valido nell’anno 2020 è stata mantenuta al 65% delle spese complessive effettuate.
    È stata infatti innalzata la soglia massima dell’importo ottenibile, che fino a 5.000 euro viene erogata in un’unica soluzione e sempre nelle stesse tempistiche, mentre per cifre che superano tale soglia il contributo viene erogato in 2 rate con cadenza annuale.
    Le domande possono essere presentate online sul sito del Gestore Servizi Energetici GSE raggiungibile a questo link.

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  • Bonus Caldaia, come accedere alle detrazioni

    Anche nel 2020, insieme ai Bonus Mobili ed elettrodomestici e ai Bonus Ristrutturazioni, è stato prorogato il Bonus Caldaia valido fino al 31 dicembre 2020.
    Vogliamo darvi una guida completa e aggiornata su come accedere a queste detrazioni fiscali per chi deve effettuare la sostituzione della caldaia. Vediamo quindi insieme in cosa consiste questo Bonus e di quali requisiti si ha bisogno per sfruttarlo.

    Bonus caldaia

    Che cos’è il Bonus Caldaia?

    Il Bonus Caldaia è in sintesi una detrazione che si applica sul prezzo di acquisto di una nuova caldaia, e che viene calcolata tenendo conto della sua efficienza energetica. Fino al 2019 tale detrazione era articolata secondo questo schema di percentuali:
    65% per chi installava una nuova caldaia a condensazione di Classe A con il contestuale montaggio delle valvole di termoregolazione;
    50% per chi installava una nuova caldaia a condensazione sempre di Classe A ma senza prevedere le citate valvole;
    0% di detrazione, come ovvio, per chi si orientava su una caldaia di Classe B o inferiore.
    Per l’anno 2020 la Manovra del Governo ha previsto il rinnovo e la proroga di tale Bonus, con le stesse percentuali, ma con qualche piccola modifica.

    Detrazioni Caldaia 2020, le novità

    In precedenza era possibile ottenere la detrazione Irpef in 10 anni comunicando l’operazione all’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA) oppure direttamente con uno sconto in fattura, senza questo obbligo di comunicazione.
    Questa seconda modalità è stata abolita, per cui adesso l’unica opzione è la detrazione Irpef dilazionata in 10 anni ma con in più l’obbligo del bonifico parlante ad attestare la spesa sostenuta.

    A chi spetta il Bonus Caldaia?

    La proroga del Bonus Caldaia fino al 31 dicembre 2020 non ha modificato gli importi percentuali delle detrazioni, che restano del 65% o 50% a seconda del tipo di caldaia.
    In pratica, la maggiore detrazione viene riconosciuta solo a chi sostituisce o installa una caldaia a condensazione di Classe A ma associa a questo intervento le valvole di termoregolazione evolute, oppure a chi installa generatori di aria calda a condensazione.
    Tali interventi di miglioria e di recupero del patrimonio edilizio, che vanno a migliorare l’efficienza energetica ed il conseguente risparmio, sono riconosciuti come manutenzione straordinaria al pari di tutti gli altri interventi per i quali è previsto il Bonus.
    Le agevolazioni fiscali per i contribuenti previste dalla legge sono detraibili tramite la dichiarazione dei redditi 730 o Unico.

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  • Bonus Ristrutturazioni 2020, una guida

    La nuova Legge di Bilancio 2020 ha confermato tutti i Bonus Casa in essere, senza particolari modifiche. Tra questi è stato quindi rinnovato il Bonus Ristrutturazioni anche per tutto il 2020. Con questa agevolazione, chi effettua lavori di ristrutturazione in casa può accedere a importanti detrazioni: vediamo come funziona questo Bonus, come si accede e a chi spetta.

    Bonus Ristrutturazioni 2020: come funziona?

    Il Bonus Ristrutturazioni è in sostanza una agevolazione fiscale che permette di ottenere una detrazione del 50% sulle spese sostenute fino a un massimo di 96.000 euro. Per ottenere tale detrazione tutte le spese sostenute devono essere pagate tramite bonifico, e si riceverà la detrazione spettante in 10 rate annuali.
    Questo Bonus Ristrutturazioni è stato prorogato senza modifiche ai requisiti ed alle modalità di fruizione fino al 31 dicembre 2020, con la sola novità riferita al Decreto Crescita 2019 secondo cui, per i soli interventi di risparmio energetico si può anche ottenere lo sconto immediato in fattura: il tutto già a partire dal 1° luglio.

    A chi spettano le agevolazioni del Bonus Ristrutturazioni 2020?

    Tutti i contribuenti possono essere destinatari e beneficiari di tale Bonus Ristrutturazioni, non solo i proprietari dell’immobile coinvolto.
    Essere titolari della proprietà non è un requisito perché la richiesta può essere avanzata anche da familiari conviventi, coniugi separati e per finire dai conviventi non proprietari dell’immobile né titolari di un contratto di comodato.
    La detrazione può persino essere estesa a soci di cooperative, imprenditori individuali o imprese familiari, società semplici e società collettive.

    Quali lavori di ristrutturazione sono ammessi?

    C’è un lungo elenco di interventi e lavori che possono essere portati in detrazione fino al 31 dicembre 2020.
    Nel dettaglio, questi sono i principali lavori ammessi:

    • Manutenzione ordinaria e straordinaria;
    • Restauro e risanamento anche di tipo conservativo;
    • Ricostruzione o ripristino di immobili che siano stati danneggiati;
    • Costruzione di autorimesse o posti auto;
    • Interventi mirati alla rimozione di barriere architettoniche quali ascensori o montacarichi e anche quelli atti a favorire l’installazione di strumenti idonei alla mobilità interna ed esterna per iportatori di handicap;
    • Riparazione degli impianti per la sicurezza domestica e lavori per la prevenzione di atti illeciti o effrazioni;
    • Interventi finalizzati al miglioramento della cablatura e alla riduzione dell’inquinamento acustico degli immobili, al risparmio energetico e all’adozione di misure antisismiche;
    • Installazione di strumenti di rilevazione del gas.

    Possiamo inoltre aggiungere che oltre a questi interventi di tipo materiale e concreto, anche tutte le spese sostenute per i servizi quali progettazione, consulenze professionali, approvvigionamento, acquisto e trasporto dei materiali edilizi, perizie ed eventuali sopralluoghi rientrano tra quelle detraibili.

    Quali documenti servono per la detrazione?

    Ci sono naturalmente alcuni documenti che sono indispensabili per accedere alle agevolazioni, ma tutti sono abbastanza semplici da produrre:

    • Domanda di accatastamento dell’immobile;
    • Ricevute di pagamento dell’IMU, l’Imposta Municipale;
    • Delibera dell’assemblea condominiale e relativa tabella di suddivisione delle spese;
    • Dichiarazione di consenso all’esecuzione;
    • Concessioni e autorizzazioni allo svolgimento dei lavori, oppure la dichiarazione sostitutiva con riferimento alla data di inizio dei lavori e alla compatibilità con le spese ammesse al Bonus;
    • Ricevuta di invio della Comunicazione ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

    Come detto, è tassativo pagare qualsiasi lavoro con bonifico che deve essere comprensivo di tutti i dati fiscali sia del beneficiario/committente sia di chi esegue materialmente i lavori, e naturalmente deve essere esplicitamente indicata anche la causale del versamento ai fini di una totale trasparenza delle operazioni.

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    Casa sicura: come scegliere la porta blindata

    Per proteggersi dalle effrazioni casalinghe in contesti residenziali non sono sufficienti i soli sistemi di antifurto sonori. È necessario infatti garantirsi anche un buon grado di protezione e di sicurezza scegliendo le porte blindate della categoria giusta.

    Come si sceglie una porta blindata?

    Quando infatti si decide di dotare la propria abitazione di una porta blindata è bene sapere che esistono 6 diverse classi anti-effrazione, ciascuna con un diverso livello di solidità garantito alla porta stessa.
    La decisione deve tenere da conto numerose variabili, ma la prima è di certo il contesto abitativo in cui si intende collocarla, considerando quindi la posizione della casa, la frequenza di passaggio nell’area in cui si dimora, la maggiore o minore concentrazione di altri appartamenti o porte nelle immediate vicinanze.
    È inoltre importante sapere che l’installazione di una porta blindata rientra a tutti gli effetti tra gli interventi di ristrutturazione straordinaria, per cui dà diritto al bonus mobili al 50%, mentre per quelle isolanti si può accedere all’ecobonus. Maggiori informazioni su questo tema sono disponibili a questo link.

    Le classi anti-effrazione

    Per un appartamento situato in un condominio o contesti simili, possiamo di primo acchito escludere le categorie o classi anti-effrazione 1 e 2.
    Queste sono infatti indicate solo per porte caposcala di cantine o magazzini, oppure per uffici o edifici industriali.
    Dal momento che più cresce il livello della classe anti-effrazione e più la porta risulta resistente agli attacchi, la classe 3 è quella minima da tenere presente per ambienti e contesti residenziali, indicata in scenari nei quali siano però presenti anche portoni primari di accesso o servizi di portineria.

    Se invece l’appartamento da proteggere è una casa indipendente o una villetta dalla posizione più isolata, va preso in considerazione l’ottimo livello garantito dalle caratteristiche di una porta blindata di classe 4.
    Queste infatti oppongono la giusta resistenza anche a scassinatori più esperti e smaliziati che usano gli strumenti più disparati, persino i trapani: ciò che infatti conta maggiormente, ai fini della riuscita di uno scassinamento, è ridurre il tempo necessario ed i rumori, e per questo una elevata classe offre anche una sorta di protezione “passiva” in quanto la sua sola presenza fa da deterrente.

    Andando più in alto nella scala dei valori, ladri molto esperti e ancora meglio attrezzati possono essere fermati da una porta di classe 5, indicata anche per locali dove siano custoditi dei preziosi: si pensi a gioiellerie o a banche. Infine, il massimo grado di protezione possibile è quello della classe 6, utilizzata anche in contesti governativi o nei quali sia fondamentale anche la protezione della sicurezza pubblica e statale.

    Scegliere una buona serratura

    In aggiunta alla classe anti-effrazione determinata dalla struttura della porta stessa, c’è poi un accessorio che ne accresce l’inviolabilità, permettendo di resistere ancora di più agli attacchi dall’esterno, ed è la serratura.
    Orientarsi su un modello a 3, 5 o 7 posti di blocco ovviamente aiuta a stare ancora più tranquilli.

    I vantaggi delle porte blindate

    Per concludere, ci sono alcune considerazioni a margine che riguardano proprio i progressi sbalorditivi in termini non solo di efficienza, ma anche di estetica e di comfort che le porte blindate oggi hanno raggiunto.

    Non esiste contesto che non sia adatto ad una porta blindata, a prescindere dallo stile dell’appartamento, che non ne risulta compromesso grazie a finiture studiate per accontentare la voglia di design.
    In più, le moderne porte blindate assicurano anche protezione dal punto di vista termico ed acustico, per cui sono validissime alleate anche del comfort opponendo una barriera efficace anche a situazioni di disagio.

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    Guida alla scelta delle finestre per tetti

    Ci sono innumerevoli modi per definire gli infissi per tetti, una evoluzione dell’edilizia e dell’architettura che negli ultimi anni ha conquistato favori crescenti come nuova soluzione che consente di sfruttare spazi un tempo ritenuti poco propizi o scarsamente idonei alla vita di tutti i giorni, quasi come se fossero dei ripieghi, come i sottotetti o le soffitte. C’è chi parla di finestre per tetti, chi li chiama finestre da tetto o anche finestre per mansarde.

    Nel linguaggio comune c’è anche un altro termine molto utilizzato, quello di lucernari: sebbene faccia riferimento finestre per locali non abitati, ormai questa definizione è ampiamente utilizzata quasi come sinonimo di finestre per tetti, e viene applicata quindi anche ai contesti residenziali.
    Noi vogliamo provare a fare un po’ di chiarezza sull’argomento, proponendovi una breve guida alla scelta delle finestre per tetti per identificare più facilmente la migliore soluzione in base agli spazi disponibili materialmente ma anche tenendo in debita considerazione le esigenze da soddisfare.

    Quali vantaggi offrono le finestre per tetti?

    È possibile dire che sostanzialmente siamo quasi sempre di fronte allo stesso articolo, che a seconda anche delle zone d’Italia prende nome diverso, in base alle consuetudini. Tutte le finestre per tetti infatti condividono la caratteristica di essere installate sulle falde del tetto, in orizzontale o in verticale ma spesso anche sui tetti spioventi per rendere abitabile una mansarda.
    La loro caratteristica comune è permettere di sfruttare la luce naturale grazie ad una speciale posizione: col tempo, infatti, l’architettura ha sempre più rivalutato il ruolo della luce naturale, ponendola al centro della progettazione quale componente essenziale e non più come semplice fattore esterno. Un vero e proprio elemento di costruzione quindi, da non trascurare in nessun caso, perché influenza la vita di ogni essere umano e la condiziona con risvolti capaci di migliorarla sensibilmente, specie poi se messa in condizioni di collaborare con la ventilazione.
    Inoltre è indiscutibile l’impatto della luce naturale – e di conseguenza delle finestre per tetti – sugli aspetti energetici di un appartamento e sulla loro ottimizzazione al fine di ottenere edifici più performanti sotto il profilo illuminotecnico che quindi abbattono i consumi specie nelle grandi metropoli. Parliamo di riduzione della spesa energetica non solo per l’illuminazione in sé stessa, ma anche per il riscaldamento!

    I diversi tipi di finestre per tetti

    Come dicevamo in apertura, ci sono molti tipi di finestre per tetti a seconda della loro posizione e del contesto nel quale devono essere installate. Una delle più comuni ed anche la più pratica è la finestra per tetti con apertura a bilico, comoda in ogni situazione anche perché l’apertura non è intralciata dalla presenza di mobili, ed il meccanismo di rotazione attorno al perno centrale consente la pulizia agevole anche del vetro esterno. Spesso però le finestre sono equipaggiate con un doppio meccanismo di cerniere che ne permette anche quella che è chiamata apertura a vasistas: questo sistema è l’ideale per ambienti più bassi, crea il cosiddetto “effetto loggia” ma garantisce la migliore illuminazione ed in più permette di arieggiare il locale anche se sta piovendo.
    Infine, ci sono le finestre più complesse, chiamate finestre balcone, ideali per tetti di grandi dimensioni: uno dei battenti si apre in questo caso a vasistas, mentre l’altro viene proiettato in avanti fornendo così anche accesso all’esterno. Questo tipo di finestra fa filtrare molta luce, quasi come se fosse una veranda, ed è quindi consigliata dove la falda del tetto sia troppo bassa per essere sfruttata.

    I parametri delle finestre per tetti

    Al momento di scegliere la finestra per tetti che fa al caso nostro, devono essere considerati alcuni altri fattori oltre alla tipologia vera e propria:

    Bisogno di luce – È di fondamentale importanza scegliere la tipologia che meglio soddisfa il bisogno di guadagnare luce nell’ambiente oggetto della ristrutturazione della casa.
    Posizione strategica –Va anche considerato l’orientamento dell’edificio rispetto alla luce solare, per stabilire la posizione più corretta al fine di ricevere illuminazione diretta e di conseguenza riscaldamento “a costo zero”.
    Finiture e materiali – Non è mai consigliabile andare al risparmio, è meglio orientarsi su strutture dalla buona qualità compositiva che garantiscano lunga durata: del resto, le finestre sono costantemente esposte ai raggi UV, intemperie e umidità, meglio andare sul sicuro… ed anche per i vetri va scelta una soluzione che oltre a lasciar passare al meglio la luce sappia isolare dai rumori esterni e mantenere costante la temperatura quando chiuse, senza dispersioni termiche.

    Inserire le giuste finestre per tetti anche su diversi lati di un edificio permette di distribuire la luce nella maniera più omogenea e di accrescere quindi il senso di benessere tra le mura domestiche. È apprezzatissima in questo senso la possibilità di ottenere la cosiddetta “luce zenitale”, quella che proviene dall’alto e che regala una più uniforme distribuzione dei raggi solari.

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    Come rendere inviolabile una porta blindata

    Se ti stai documentando e stai cercando informazioni sugli strumenti necessari per accrescere il livello di sicurezza della tua porta blindata e renderla così inviolabile, troverai di certo utile il prodotto del quale ti parliamo oggi. Come abbiamo già analizzato nella nostra guida alla scelta della porta blindata, infatti, esistono numerosi parametri e fattori che contribuiscono ai diversi livelli di sicurezza, e uno tra questi riguarda la scelta della serratura.

    La Serratura Mottura 3DKey

    Mottura, marchio leader a livello mondiale nel settore dei sistemi di sicurezza, ha ideato e progettato un sistema di chiusura per porte blindate dagli standard elevatissimi in termini di sicurezza, innovando il concetto stesso di serratura blindata con la serratura 3DKey. Si tratta infatti di un sistema che va ben oltre il tradizionale sistema a cilindro europeo, e che invece in quanto all’estetica attinge molto alle cosiddette serrature a doppia mappa. Nel sistema 3DKey tutto è integrato all’interno della serratura stessa in un unico nucleo intercambiabile, e tale composizione è la prima condizione della sua inviolabilità, in quanto non offre ai malintenzionati nessun tipo di appiglio o appoggio esterno.

    La chiave mottura 3DKey

    È rappresentata dalla particolare chiave l’altra sostanziale differenza tra una comune serratura e il sistema 3DKey di Mottura. Nel suo caso infatti è presente un ingresso per chiave esagonale con ben 5 superfici cifrabili, delle quali due hanno una pista desmodromica e tre hanno la cifratura con perni in acciaio temprato. Questa combinazione di 5 facce e due diversi sistemi di cifratura consente a tale sistema di ottenere ben 10 miliardi di possibili combinazioni, infinitamente di più quindi di quanto è ottenibile con i cilindri europei o con le tradizionali chiavi a doppia mappa. La protezione è totale anche se si considera che la duplicazione della chiave è controllata, perché effettuabile esclusivamente presso un centro Mottura.

    Conclusioni generali

    Il sistema presentato è in definitiva quanto di più sicuro sia oggi presente sul mercato per la protezione e l’inviolabilità della propria porta blindata. La chiusura è a prova di ladro, che non potrà usare nessuna delle più diffuse tecniche di scasso o effrazione, nemmeno il trapano, dal momento che non è necessario montare il Defender. In più, Mottura 3DKey si presta benissimo all’applicazione sulle più moderne porte di design grazie allo spessore estremamente contenuto del sistema nel suo insieme (solo 25 mm) il che consente anche, in molti casi, di montare la piastra di rinforzo al manganese. Queste caratteristiche permettono di minimizzare gli ingombri inserendo la serratura con il suo nucleo compatto anche in porte più moderne e senza deturparne l’estetica, ma garantendosi al tempo stesso degli imbattibili standard di sicurezza contro ogni tipo di attacco, con una serratura dal movimento fluido e sempre preciso degli ingranaggi al suo interno.

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    Cause e conseguenze della ruggine: come rimediare?

    I manufatti ferrosi e le leghe che hanno al loro interno una percentuale di ferro, come nel caso dell’acciaio, se sottoposti ad una prolungata esposizione all’umidità ed agli agenti atmosferici hanno purtroppo il difetto di generare ruggine. Sai da cosa dipende questo fenomeno? Si tratta dell’innesco di fenomeni di corrosione legati ad una complessa reazione elettrochimica nella quale l’acqua fa da catalizzatore e che può essere accelerata dalla presenza di acidi o sali.

    Ciò che accade, nella sostanza, è che il ferro va a combinarsi con l’ossigeno presente nell’acqua o nell’aria ad alto tasso di umidità e genera degli ossidi di ferro, che più comunemente vengono chiamati ruggine.
    Il suo fenomeno è estremamente aggressivo nei confronti del metallo, ed alla comparsa delle prime efflorescenze di ruggine sulla superficie, se non si effettua un intervento tempestivo, il materiale sottostante continuerà in un inesorabile processo di degradazione che prende il nome di corrosione.

    Perchè si deve intervenire subito?

    I complementi di arredo giardino in ferro battuto, oppure le ringhiere di un terrazzo o di un balcone, manufatti come i portavasi e tanto altri elementi che compongono i tuoi arredi possono andare soggetti a questo deterioramento. Come sottolineavamo, la corrosione viene accelerata in presenza di sali o ioni di cloruro, come accade in metalli esposti ad atmosfere marinare, oppure in presenza di acidi come quelli derivanti dall’inquinamento atmosferico in aree industriali con presenza di ossidi di carbonio e zolfo, che rendono il processo di corrosione ancora più rapido nel suo avanzare.
    Quello della ruggine è un problema che non deve essere sottovalutato in quanto può esporre a rischi la sicurezza di cose o persone, a causa dell’indebolimento strutturale del metallo stesso ma anche del suo aumento di volume che può espandersi fino alla rottura di strutture in cemento armato.
    Ad oggi, la prevenzione della ruggine è affidata sostanzialmente ad alcune tecniche di protezione o di isolamento del metallo, quali possono essere la zincatura, la verniciatura oppure l’intervento con tecniche di protezione catodica.

    Cosa fare se la ruggine si è già formata?

    Per intervenire in maniera concreta su formazioni di ruggine già presenti, esistono fondamentalmente 3 tecniche di risoluzione, ciascuna con diversi gradi di efficacia e di difficoltà di esecuzione: la sabbiatura, il carteggio e la riconversione.

    Sabbiatura contro la ruggine

    La sabbiatura è di certo l’intervento più complesso, che deve essere effettuato da un professionista che sia munito degli strumenti più appropriati. Si usa per pulire a fondo, con un violento getto di aria mista a sabbia o graniglia metallica, la superficie da tutti i residui e le tracce di ruggine. È una detersione molto profonda, preventiva all’applicazione dell’antiruggine, che permette poi di riverniciare la superficie trattata senza che vi siano più tracce di ossidazione.

    Il carteggio della ruggine

    Il carteggio è una operazione che invece chiunque può eseguire, anche se risulta molto laboriosa e faticosa. Si tratta di grattare, con una apposita carta vetrata di grana appropriata, la superficie sulla quale si è formata la ruggine; se è semplice farlo, e richiede soltanto una buona dose di olio di gomito, su superfici piane o lineari, altri tipi di manufatti non possono essere trattati con uguale accuratezza. In sostanza, il rischio è che l’asportazione della ruggine sia solo parziale, il che alla lunga renderà questa operazione inefficace.

    La conversione della ruggine

    Non esistono pertanto dubbi: per chi non sia un professionista del settore, il metodo migliore per intervenire sulle formazioni di ruggine è sfruttare dei convertitori chimici, generalmente in forma liquida di vernici oppure di spray, da applicare sul metallo danneggiato innescando delle reazioni chimiche che trasformano la ruggine in un blocco compatto ancorandolo saldamente al metallo. Molti dei prodotti in circolazione con queste caratteristiche hanno anche un’altra importante funzione, perché riescono anche a fare da “aggrappante” per una successiva riverniciatura. Promuovono infatti l’adesione della vernice o dello smalto con cui trattare in seconda battuta il manufatto, e per questo motivo rappresentano la soluzione più immediata ed efficace nella rimozione della ruggine.

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    Strumenti per proteggere la porta blindata

    Torniamo nuovamente ad affrontare un tema di comune interesse e che spesso è causa di dubbi o perplessità. Come si fa a scegliere la serratura per la propria porta blindata con la certezza di montare uno strumento di sicurezza adeguato al contesto e che quindi garantisca l’inviolabilità della porta? È risaputo infatti che, nel caso di un tentativo di scasso o effrazione, il tempo è un fattore determinante.
    Un ladro che stia a trafficare ed armeggiare per avere ragione di una serratura, con qualsiasi strumento o tecnica in suo possesso, farà per forza del rumore e rischierà di attirare l’attenzione: tanto più aumenta la possibilità di essere colto sul fatto quanto maggiore è la resistenza che porta e serratura nel loro insieme gli oppongono.

    Sistema Mul-T-Lock di Omega

    Presentiamo in questo articolo un sistema estremamente efficace e capace di garantire la protezione e la sicurezza dei vostri accessi. Si tratta della serratura Omega ideata dal marchio Mul-T-Lock, una serratura esclusiva e interamente brevettata che fa del suo nucleo in pressofusione inviolabile uno dei principali punti della sua elevata resistenza. Esso di fatto opera in contemporanea con le aste indipendenti dai chiavistelli, opponendosi in maniera decisa a qualsiasi tentativo di manipolazione. Infatti, grazie alla sua speciale struttura ed alla conformazione appositamente progettata, il rotore è estremamente fluido in presenza della chiave, ma oppone un invalicabile ostacolo a chi cerchi di forzarlo: sono caratteristiche che hanno assicurato a questa serratura il più elevato livello di sicurezza del settore. Un tentativo di forzare questa serratura, se riesce a far cedere i chiavistelli, va a vuoto proprio in virtù delle aste indipendenti dalla serratura, che restano in posizione in assenza della chiave. Per saperne di più sulla scala di valori che riguarda le serrature per porte blindate, potete consultare questo articolo che abbiamo dedicato all’argomento.

    I punti di forza della chiave Omega Mul-T-Lock

    La chiave della serratura Omega di Mul-T-Lock inoltre non è certo una chiave qualsiasi: essa offre infatti oltre 10 milioni di possibili combinazioni, ed un servizio di duplicazione protetta che può essere eseguita solo presso i centri autorizzati. La chiave è poi ricifrabile e reversibile in caso di furto o smarrimento (la confezione viene fornita con 4 chiavi) fino a un massimo di due volte, e sempre previa presentazione dell’apposita tessera di proprietà con il codice.
    La sicurezza antieffrazione di questo sistema ha pochi paragoni sul mercato attuale, ed è quindi in grado di soddisfare un clientela esigente in fatto di sicurezza per accessi residenziali, industriali o commerciali. Ciò che risulta convincente in questa serratura è proprio l’alto profilo di efficacia ai fini della sicurezza, unito alla estrema fluidità del suo meccanismo ad ingranaggi.

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    Una guida alla scelta della porta blindata

    Tra i migliori deterrenti possibili contro i malintenzionati che vogliano intrufolarsi in un appartamento, uno dei più efficaci è l’installazione di una porta blindata. Tale comprovata efficacia dipende dalla difficoltà e dalla resistenza che questa barriera oppone, perché uno dei fattori più importanti per l’esito di un tentativo di scasso è la rapidità. Primaria preoccupazione di un delinquente è azzerare il rischio di essere scoperto, per cui anche se ogni porta blindata può – volendo – essere forzata e violata, il tempo ed i rumori necessari per averne ragione crescono esponenzialmente in base agli sforzi necessari.
    Un ottimo motivo per installare una porta blindata di classe superiore è di certo l’ubicazione dell’appartamento in una zona relativamente isolata, mentre in zone più residenziali e in condomini il rischio relativamente più basso permette di orientarsi su soluzioni più semplici ma che sappiano comunque opporre delle valide barriere contro lo scassinatore.

    Per ridurre il rischio di effrazione, è importante quindi conoscere anche i tre criteri in base ai quali si classificano le porte blindate:

    1) resistenza al carico statico

    2) resistenza al carico dinamico

    3) resistenza all’attacco manuale

    Le proprietà antieffrazione di una porta blindata si classificano infatti in base a 6 classi di resistenza, ossia dell’opposizione che una porta è in grado di garantire a seconda dei metodi di scasso messi in atto e degli strumenti che vengono adoperati. Per approfondire questi temi suggeriamo di visitare una pagina come questa, che elenca le 6 classi di sicurezza delle porte blindate.

    Gli elementi di una porta blindata

    Tutte le porte blindate, per definirsi tali, garantendo sicurezza con proprietà antieffrazione devono però possedere alcune caratteristiche comuni, degli elementi specifici.

    Le più importanti sono le cerniere in acciaio interne ed esterne, le zanche incassate nella muratura e i montanti di rinforzo, oltre naturalmente alle lamiere interne ed esterne e ad un’appropriata serratura con cilindro di sicurezza. Sono questi i pezzi “base” senza i quali non si può ritenere di aver ridotto il rischio di effrazione.
    Altri elementi accessori che non guastano sono telaio e controtelaio, longarone di rinforzo, aste di chiusura o deviatore di battuta.
    Ci sono poi caratteristiche aggiuntive che dipendono essenzialmente da scelte personali e di tipo pratico, alcune di genere funzionale ed altre meramente estetiche. Si può infatti optare per un materiale ignifugo, per barriere che siano anche fonoisolanti o persino a tenuta termica, e poi per il top della comodità ci sono le serrature motorizzate a gestione elettronica e quelle ancora più avanzate con telecomando o riconoscimento dell’impronta digitale.
    Ciò che conta maggiormente, dopo essersi garantiti un livello di sicurezza adeguato all’ubicazione dell’appartamento da proteggere, è scegliere sempre prodotti e accessori certificati, muniti si scheda di identificazione e di garanzia del rispetto delle normative vigenti.
    Di certo oltre alla sicurezza è importante che una porta blindata sappia offrire buoni livelli di comfort, isolando quindi l’appartamento sia da interferenze acustiche provenienti dall’esterno (si pensi a un condominio) sia dagli agenti atmosferici quali spifferi o vento, per non parlare della polvere. Con le scelte giuste si può migliorare la qualità della vita domestica, ma non va dimenticato che una porta pensata con queste caratteristiche, che va a riqualificare anche l’efficienza energetica di un appartamento, è oggetto di speciali detrazioni fiscali che ne rendono nel tempo molto conveniente l’acquisto a fronte dei benefici che apporta.

    Estetica della porta blindata

    C’è poi da prendere in debita considerazione il fattore estetico, al quale si devono dedicare attenzioni molto concrete soprattutto se si abita in un condominio, perché la scelta del pannello esterno è vincolata dall’estetica comune e deve quindi essere il più possibile somigliante a quella delle porte già installate.

    Tonalità differenti, decori del tutto in disarmonia con gli altri e tutti gli altri fattori decorativi non sono mai ben visti dagli altri condomini, ed il rischio è di impelagarsi in infinite discussioni: meglio quindi non concedersi troppe deroghe sotto questo aspetto, perché comunque resta ben chiara la libertà di personalizzare il pannello interno e tutti gli accessori ad esso annessi in maniera creativa e in accordo con i propri gusti e con lo stile del proprio appartamento.

    Anche le porte blindate dalle caratteristiche più tecnologiche ed avanzate permettono oggi una perfetta integrazione in contesti di arredamento moderni, con un’ampia varietà di finiture messa a disposizione dalle aziende specializzate e che ti permetteranno di ottenere sempre un pannello in totale armonia con l’interior design.

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    Guida alla scelta del tappeto per la tua casa

    Alcuni giorni fa, in questo articolo, vi abbiamo anticipato la nostra intenzione di proporvi una serie di segnalazioni e suggerimenti su complementi di arredo e oggetti di design che hanno stimolato la nostra curiosità. Siamo certi che anche stavolta potrete trovare tanti spunti interessanti per la casa, ma in questo caso ci concentriamo su un elemento a volte sottovalutato, il tappeto, con una miniguida alla scelta e all’acquisto!

    Arredare casa con i tappeti

    Costruire i propri ambienti in maniera che sappiano rispecchiare la personalità e le inclinazioni è un gioco che non stanca mai un vero design addicted. Tra gli strumenti che possono concorrete alla migliore espressione di sé ci sono spesso i tappeti, da alcuni tenuti in scarsa considerazione ma che hanno un grande potere anche nel dare carattere alle stanze, infondendo calore ed atmosfera. La scelta è molto spesso dettata dall’estro, dalla creatività, e viene compiuta in maniera del tutto spontanea. Ci sono però alcune linee guida fondamentali per orientarsi verso la scelta del tappeto migliore.

    Le dimensioni del tappeto

    Iniziamo con la grandezza: il tappeto può completare e migliorare l’aspetto delle stanze nelle quali lo posizioneremo, ma è importante prendere prima le misure e farlo in maniera precisa ed accurata, non “a occhio”, per evitare di incappare in inconvenienti. L’ideale, per continuità di stile, è posizionare il tappeto di fronte al divano, oppure se si decide di piazzarlo sotto a tavolo e sedie, vi suggeriamo un tappeto che abbia la stessa forma del tavolo per ottenere un effetto più gradevole.

    La scelta del materiale

    È fondamentale valutare con attenzione anche il materiale del quale è composto il nostro nuovo tappeto: ad ogni contesto, infatti, è preferibile associare una specifica finitura, anche valutando se la sua destinazione è meramente estetica oppure deve assolvere a qualche funzionalità (si pensi, ad esempio, ad un tappeto posizionato in corrispondenza del letto, che per forza di cose deve risultare morbido, caldo e confortevole).
    Se l’intento è quello di regalarsi un tocco di eleganza, invece, andrà benissimo un tappeto in fibra vegetale che può offrire strategie di arredo inedite e molto accattivanti.

    Forma e definizione degli spazi

    Un tappeto può “isolare” una delimitata area di una stanza, fungendo quasi da criterio di divisione, come nel caso degli open space che visivamente risulteranno meglio definiti. È fisiologico che la forma di un tappeto possa determinare la fisionomia della stanza stessa, e la sua collocazione andrà ad influire su tutto lo scenario: molto di più di un banale dettaglio quindi, ma un complemento d’arredo di grande forza!

    Alcune proposte di tappeti moderni

    Il comparto tessile è per forza di cose un grande alleato nella realizzazione degli arredamenti per gli interni, perché è in grado di offrire soluzioni e complementi che arricchiscono con preziosi e curati dettagli gli spazi di casa. Sono numerose le aziende, sia nel panorama italiano che internazionale, a forte specializzazione in questo comparto, e vogliamo soffermarci su alcune delle idee più originali che abbiamo di recente potuto ammirare.

    Tappeto Othello di Kasthall

    Othello è un tappeto di forma rettangolare realizzato interamente in lana su design di Maja Johansson per l’azienda svedese Kasthall. Il suo effetto a bande di colore di uguale misura è giocoso e molto eclettico, ma riesce comunque a mantenersi su toni classici, affiancandosi così alla perfezione a qualsiasi tipo di arredo senza mai stonare.

    Tappeto New Japan di CC-Tapis

    Su design dell’italiana Chiara Andreatti l’azienda CC-Tapis propone invece il tappeto New Japan, un’idea per il living ma anche per la zona notte più esuberante nel disegno che impreziosisce trama e ordito, con una geometria a scalare che crea un gradevole effetto ottico. New Japan è un tappeto interamente realizzato a mano in Nepal con pura lana Himalayan, e ha una palette di colori decisamente notturna che scala dall’indaco al blu scarico per passare al blu oltremare, il tutto mescolato con il beige. La sensazione vintage è assicurata, così come quella di un prodotto artigianale di eccellente manifattura.

    Tappeto Origami di Illulian

    È anch’esso ispirato dichiaratamente alla cultura giapponese, ma in questo caso realizzato da un’azienda tutta italiana come Illulian, il tappeto Origami: un magnifico complemento d’arredo dall’allure molto sofisticata e capace di catturare gli sguardi con la giustapposizione di ritagli poligonali perfettamente simmetrici ma che danno dinamismo estremo a tutta la texture. È un tappeto che richiama tutti i trend dell’interior design contemporaneo, proposto in diverse combinazioni di colori che vanno dal bianco/dorato alla scala di grigi o di beige/marrone, passando per l’intramontabile bianco e nero.

     

     

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