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    I consigli per una casa più efficiente e per risparmiare energia

    Anche a livello domestico negli ultimi tempi è molto cresciuta l’attenzione verso l’ambiente e verso la sostenibilità, che per un appartamento vanno a coinvolgere le prestazioni che lo rendono più efficiente dal punto di vista energetico. Ci sono tanti piccoli e grandi accorgimenti che possono essere messi in pratica per risparmiare energia e migliorare le prestazioni energetiche di un immobile, e negli ultimi mesi questo tema ha assunto un rilievo ancora maggiore a causa del costante ed insostenibile aumento dei prezzi dell’energia, sia quella elettrica che quella generata dal gas.
    Giunti a tal punto è evidente che rendere la casa ecosostenibile non è più rimandabile, con vantaggi non solo per l’ambiente dato che vengono ridotte le emissioni inquinanti ma anche per risparmiare energia per abbattere i costi e i consumi in bolletta.

    risparmiare energia

    Cosa si intende per risparmio energetico?

    Cosa significa realmente ed in termini concreti il concetto di risparmio energetico? Non tutti hanno ben chiaro quali sono i parametri e i comportamenti che influiscono sull’efficienza e dunque sui minori consumi di una casa. Al fine di accrescere l’efficienza ci sono anche degli atteggiamenti virtuosi che chiunque e con il minimo sforzo può mettere in pratica anche prima di intervenire con specifiche opere di ristrutturazione e riqualificazione: parliamo di comportamenti volti e finalizzati a limitare i consumi e risparmiare energia.

    Come aumentare l’efficienza con piccoli trucchi

    Piccoli trucchi e stratagemmi alla portata di tutti vanno messi in atto nel quotidiano e concorrono ad un contenimento del consumo di elettricità e di gas sia per il riscaldamento che per ogni altra attività domestica.
    Relativamente all’elettricità, ad esempio, su può fare quanto segue:

    • Usare multiprese con interruttore per non mantenere in stand-by diversi apparecchi elettrici: il piccolo led luminoso che resta acceso ha un consumo che, seppur minimo, si fa sentire nel lungo periodo.
    • Sostituire tutte le lampadine di casa con quelle a LED e a risparmio energetico, che consumano fino all’80% in meno con una resa addirittura superiore a tutte le altre lampadine tradizionali.
    • Privilegiare ogni volta che è possibile l’illuminazione naturale, anche ristudiando l’organizzazione e la disposizione delle stanze e degli arredi.
    • Installare dove necessario dei dimmer, che al costo di pochi euro sono piccoli strumenti che permettono di regolare l’intensità della luce emessa dalle lampadine.
    • Privilegiare al momento della sostituzione tutti gli elettrodomestici più moderni e dalla classe energetica più elevata, un investimento che abbatte i consumi e viene quindi facilmente ammortizzato.
    • Prestare attenzione alle condizioni del proprio contratto di fornitura, così da mettere in funzione gli elettrodomestici che consumano di più solo nelle fasce orarie più convenienti.

    Per il risparmio sotto il profilo termico, invece, i piccoli accorgimenti iniziali per risparmiare energia sono:

    • Aumentare l’effetto barriera durante la notte, abbassando sempre le tapparelle e serrando le imposte così da trattenere il calore.
    • Installare un termostato intelligente e di ultima generazione, un intervento poco costoso ma che consente di gestire l’accensione del riscaldamento solo quando è realmente necessario ed evitando così ogni tipo di spreco.
    • Fare un’attenta verifica di tutti gli eventuali spifferi o fessure presenti in prossimità degli infissi, così da isolare meglio l’appartamento.
    • Laddove possibile, privilegiare infissi a doppio o triplo vetro così da opporre la migliore barriera alla fuga di calore: anche questo è un investimento che ripaga nel tempo.

    Quanto consumiamo, e come risparmiare energia?

    L’unico strumento per conoscere quali sono i reali consumi di un appartamento e quale sia la sua reale efficienza energetica è l’Attestato Di Prestazione Energetica APE, il documento che descrive le caratteristiche dell’immobile in questione e che dal 2013 è stato reso obbligatorio in special modo quando si deve vendere casa. Nel momento in cui si conoscono i livelli di prestazioni della propria casa, infatti, diventa molto più semplice sapere dove e come intervenire per migliorarne l’efficienza fino alla riflessione sull’installazione di un sistema isolante a cappotto, una strada da percorrere anche per aumentare il valore dell’immobile stesso prima di venderlo.
    In più, per aumentare il risparmio energetico di casa si consiglia sempre di fare una attenta verifica, magari facendosi seguire da un consulente esperto, sui bonus e sulle agevolazioni fiscali in vigore che consentono di coprire ed ammortizzare le spese con enormi vantaggi per tutti i consumatori.

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    Il piano cottura: a gas oppure a induzione?

    È risaputo ed è molto più di un banale luogo comune che per gli italiani cucinare è quasi un’arte sacra: ciò non vuol dire che tutti amino trascorrere ore ai fornelli, ma che nel nostro paese c’è comunque un innegabile attaccamento a tradizioni culinarie di diverso tipo, e che coinvolgono anche gli strumenti e non solo cibi, pietanze, ingredienti.
    Quando si tratta di allestire la nuova cucina per la casa dove si andrà a vivere per la prima volta, oppure quando si deve ristrutturare quella che già si possiede, capire quale sia la scelta migliore tra un tradizionale piano cottura a gas e uno più innovativo a induzione è una scelta rilevante.
    Sono oggi queste le due principali opzioni offerte dal mercato, e per capire se sia meglio il piano cottura a gas oppure uno a induzione va fatta chiarezza sui loro principi di funzionamento e sulla reale capacità di queste due varianti di soddisfare le esigenze degli utilizzatori.

    piano cottura gas o induzione

    Come funzionano i piani cottura a gas o a induzione?

    In altre parti del mondo i piani cottura a induzione stanno per gradi soppiantando quelli di vecchia scuola a gas, mentre in Italia c’è ancora una certa dose di diffidenza verso la nuova tecnologia dovuta anche alla scarsità ma soprattutto all’inesattezza delle informazioni di cui si dispone.

    Il piano cottura a gas

    Il piano cottura a gas è generalmente in acciaio, ma non mancano versioni smaltate, in vetroceramica oppure ancora in vetro temperato: su di esso sono posizionati i bruciatori dai quali fuoriesce la fiamma, di solito equipaggiati con un sistema di sicurezza che interrompe l’erogazione del gas se la fiamma si spegne. Sulle griglie in ghisa o acciaio si posizionano le pentole o le padelle, mentre l’accensione avviene attraverso manopole che attivano il flusso del gas verso ogni singolo bruciatore e contemporaneamente fanno scattare una minuscola scintilla che innesca il fuoco.

    Il piano cottura a induzione

    I piani cottura a induzione sono realizzati sempre in vetroceramica e si presentano come superfici piatte, lisce ed uniformi, con dei comandi touch alimentati da corrente elettrica. Il principio di funzionamento si basa sulla generazione di un campo elettromagnetico che si trasforma in calore a contatto con il fondo della pentola, in maniera circoscritta a quella sola area. Tutto ciò che è necessario è proprio che le pentole abbiano un fondo ferroso magnetico.

    Gli aspetti critici risolvibili del piano cottura a induzione

    Uno degli inconvenienti che a volte condizionano la scelta di un piano cottura a induzione è proprio la necessità di dover disporre di un set o batteria di pentole che sia realizzato ad hoc, idoneo per questo dispositivo di cottura in cucina, perché una vecchia batteria di tipo tradizionale e senza l’indispensabile fondo ferroso magnetico non sarebbe più utilizzabile una volta compiuto il passaggio.
    Se si deve arredare casa da zero, però, il problema non si pone ed i prezzi di pentole e padelle anche di ottima qualità e idonee per i piani cottura a induzione sono più che ragionevoli. Il secondo dei timori è rappresentato dal costo, che è mediamente più elevato rispetto a un piano cottura tradizionale a gas, tuttavia si tratta di un investimento che come vedremo in un successivo paragrafo permette di ammortizzare l’esborso iniziale. Infine vanno considerati i consumi elettrici, dal momento che quasi sempre in previsione dell’installazione di un piano cottura a induzione si consiglia di abilitare l’impianto elettrico ad un consumo maggiore dei canonici 3.0 kW, portandolo a 4,5 kW: l’adeguamento del contratto presso il fornitore di energia elettrica si rende indispensabile se si usano ad esempio condizionatori o scaldabagno elettrici, ma anche un semplice phon di elevata potenza da 2000 W è in grado di creare problemi. Anche in tal caso ci sarà un esborso iniziale una tantum che dipende dalle condizioni contrattuali ma che verrà nel tempo largamente ammortizzato.

    Perché un piano cottura a induzione è preferibile?

    Ci sono indubbi e indiscussi vantaggi derivanti dall’uso di un piano cottura a induzione, e che vanno anche oltre il suo aspetto estetico così avveniristico. Quest’ultimo fattore, in special modo in una cucina moderna, non è da sottovalutare perché una lastra in speciale materiale vetroceramico temperato totalmente piatta, liscia ed antigraffio e generalmente nera aggiunge un tocco di design elegante e minimalista che valorizza l’intero progetto della cucina. C’è inoltre la praticità delle operazioni di pulizia, che raggiunge livelli impensabili e per i più “pigri” davvero allettanti, specie se comparati ai piani di cottura tradizionali. Siamo in un altro mondo letteralmente: nessun ostacolo, nessuna griglia, nessun bruciatore da pulire, solo una uniforme lastra liscia per la quale il più delle volte è sufficiente un panno umido con ben poco detergente, con un considerevole risparmio di tempo e fatica.

    Vantaggi reali in termini di consumi

    Abbiamo fin qui parlato dei vantaggi da classificare sotto il profilo estetico e sotto quello pratico: vogliamo finalmente entrare nel cuore della faccenda spiegando a chi ancora avesse perplessità connesse al maggior consumo di energia elettrica, un tema attualissimo nell’epoca di forti rincari che stiamo attraversando, che un piano cottura a induzione consuma sì energia elettrica ed anche un bel po’, ma lo fa per molto meno tempo rispetto al consumo di gas necessario per compiere la stessa identica operazione.
    L’ebollizione dell’acqua, per fare l’esempio più comune, si raggiunge in meno di 3 minuti, e ciò dipende in sostanza dalla tabella comparativa che qui riportiamo in estrema sintesi facendo riferimento ai 3 parametri chiave: la potenza assorbita, la potenza in pentola, la resa.

    • Un fornello elettrico di vecchia generazione assorbe 2000W ma porta in pentola appena 1100W con una resa del 55%.
    • Ancora più bassa è la resa del fornello tradizionale a gas se calcolata in watt, perché si parla di potenza assorbita di 2000W ma dello scarico in pentola di appena 1000W, appena il 50%.
    • Un piano cottura a induzione assorbe invece una potenza in questo caso realmente elettrica di 1200W ma in padella fa arrivare ben 1100W, con una eccezionale resa pari al 90% di quanto assorbito: niente male no, in tempo di controllo degli sprechi!

    I vantaggi concreti sul risultato finale: la cottura

    Scopo di un piano cottura è, nemmeno a dirlo, offrire delle buone prestazioni per la preparazione dei cibi e delle pietanze attraverso la loro migliore cottura. I “pro” che fanno preferire l’induzione non sono connessi solo con la maggiore rapidità ma anche con la possibilità di regolare agevolmente la temperatura e soprattutto di mantenerla costante, un fattore che gli chef e gli intenditori più esigenti reputano indispensabile per un risultato all’altezza delle aspettative. Vogliamo poi trascurare la sicurezza, un ulteriore fattore chiave in un ambiente “pericoloso” come la cucina? A surriscaldarsi sono soltanto il fondo della pentola o della padella utilizzata, mentre l’area circostante al di fuori del cerchio ben impresso sulla vetroceramica resta fredda ed il rischio di scottature è pari a zero. Inoltre qualsiasi rischio collegato ad eventuali fughe di gas, o per tubature e raccordi difettosi o per spegnimenti accidentali della fiamma in assenza di un blocco dell’erogazione è del tutto eliminato a monte.

    Valutare i reali consumi energetici

    Sappiamo che i prezzi di gas ed energia elettrica variano molto sensibilmente da gestore a gestore e che sono soggetti in questo contingente periodo a fluttuazioni che stanno sollevando più di una preoccupazione. Calcolare quanto possa realmente incidere in termini di denaro il maggiore consumo di energia elettrica (ma per meno tempo) rispetto alla compensazione data dall’azzeramento del consumo di gas per la cottura non è facile, anzi. Non è detto che un piano cottura a induzione sia più dispendioso rispetto ad uno a gas, anzi: proprio l’accelerazione dei tempi di cottura potrebbe essere un fattore che porta a risparmiare, anche sulla base del contratto che si è stipulato. Molto utile può essere effettuare un confronto tramite l’apposito strumento messo a disposizione online dall’ARERA, l’Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente.

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  • Guida alla scelta della vernice ideale per le pareti

    Hai deciso di rinnovare le pareti di casa con una nuova tinteggiatura, ma sei indeciso su quale sia la vernice più adatta? Questo nostro articolo ti aiuterà a sciogliere il dilemma, perché è vero: non è sempre facile sapere quale sia la più idonea, in quanto la scelta non è condizionata solo dal gusto estetico e dalle esigenze ma anche dal tipo di supporto che devi verniciare e dall’ambiente oggetto di riqualificazione.
    Questa sarà dunque una sintetica e schematica guida di aiuto nella scelta della pittura per interni che si concentrerà sulle tipologie più diffuse ed adoperate in circolazione, descrivendone le proprietà, le caratteristiche e gli usi specifici consigliati.

    Quali sono i tipi di vernice?

    Per rinfrescare e rinnovare le pareti della tua casa ed ottenere così dei nuovi effetti carichi dell’atmosfera che desideri anche sotto il profilo cromatico, ma che allo stesso tempo siano funzionali alla migliore e più duratura resa nel tempo in base all’ambiente che devi verniciare, le opzioni principali di pitture per interni sono sostanzialmente tre: la pittura traspirante, la pittura lavabile e la pittura a smalto o smalto murale.

    Pittura traspirante

    La principale caratteristica della pittura traspirante è quella di non trattenere l’umidità nella parete e di conseguenza è la più idonea per l’applicazione in ambienti soggetti a fenomeni di umidità: basti pensare a cantine o garage, ma per restare nell’ambito domestico ovviamente al bagno.
    Spazi di casa che abbiano tali condizioni vanno trattati sempre con una pittura traspirante che riesce ad evitare che il muro trattenga l’umidità, ma non è da sola in grado di risolvere problemi legati a muffe e forti fenomeni di condensa per i quali sarà necessario utilizzare dei prodotti aggiuntivi e specifici, appositamente formulati, con i quali trattare preventivamente il fondo da verniciare.
    Tra i grandi vantaggi assicurati dalle pitture traspiranti per interni in commercio c’è tra l’altro il loro elevato potere coprente in grado di mascherare piccole macchie o imperfezioni, e l’ottimo punto di bianco che è di ausilio per ottenere pareti molto luminose.

    Pittura lavabile

    Accanto alle pitture traspiranti, l’altra grande famiglia di decori e colori per le pareti di casa è quella delle pitture lavabili. Il nome non deve trarre in inganno, non implica che tutte le eventuali macchie possano essere rimosse, tuttavia il loro più elevato contenuto di resine fa sì che le pareti abbiano una maggiore resistenza allo sporco ed allo strofinamento. Una pittura lavabile è generalmente destinata ad un ambiente più complesso da verniciare e che richieda dei maggiori livelli di manutenzione in quanto è più facilmente soggetto a macchiarsi, basti pensare a locali di passaggio quali scale, corridoi o ingressi oppure alla stessa cameretta dei bambini, anche se in tal caso andrà prestata attenzione all’osservanza della Direttiva europea di riferimento 2004/42/CE affinché la vernice sia sicura e priva di elementi volatili.
    Una pittura lavabile è in molti casi anche permeabile al vapore acqueo, per cui offre buone doti di traspirazione delle pareti, e molto spesso la si trova in commercio anche nella più gradevole finitura opaca che conferisce maggiore fascino alle pareti.
    Qualora si desideri invece un maggior grado di lavabilità è preferibile orientarsi su uno smalto murale, oggetto del prossimo paragrafo.

    Smalto murale o pittura a smalto

    Uno smalto murale è la pittura da interni con il più grado di lavabilità ed è pertanto la soluzione in assoluto preferibile laddove si preveda di dover spesso rimuovere macchie dalle pareti anche con l’uso di detergenti. È ad esempio indicatissimo farne uso per le pareti della cucina dove queste non sono rivestite da piastrelle, ma anche le aree esposte a frequente passaggio come i corridoi scolastici o quelli ospedalieri sono il suo campo di elezione perché parliamo di zone che devono di continuo essere sottoposte a procedure di accurata igienizzazione.
    Uno smalto murale viene definito anche pittura superlavabile e garantisce una alta copertura, totale resistenza allo sporco ed anche una maggiore durata nel tempo.

    Considerazioni su tinte e colori

    Adesso che hai le idee più chiare circa i diversi tipi di pitture murali tra i quali scegliere secondo la destinazione d’uso degli ambienti, qualche considerazione finale vogliamo spenderla anche in merito alla resa estetica, perché se è vero che le vernici fin qui descritte vengono proposte nel classico bianco di base, quasi sempre è possibile con gli appositi processi tintometrici ottenere le varianti cromatiche che meglio ti soddisfano e che valorizzano ogni singola stanza.
    È naturalmente a tua disposizione una vastissima gamma di sfumature, per cui in questo caso entra in gioco solo il tuo gusto personale insieme però ai migliori trucchi per scegliere i colori giusti per le pareti di casa in base al tipo di arredamento, all’esposizione della stanza alla luce naturale ed anche tenendo in considerazione le attività cui essa è destinata.

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    Cointestare casa: quali sono i vantaggi?

    Quando si avvicina sempre di più il momento di concludere la trattativa immobiliare per l’acquisto di una nuova casa, ed il sogno si fa giorno dopo giorno più concreto, è giusto essere carichi di entusiasmo ma non si devono tralasciare altri aspetti che meritano di essere definiti con accuratezza anche in questa fase.
    Tra gli interrogativi che sorgono di fronte ad un consistente investimento come l’acquisto di una casa, in qualsiasi modo esso sia finanziato, e che avrà ripercussioni a lunga durata sulla vita di una coppia, alcuni meritano analisi attentissime.
    Tra le possibilità che emergono al momento del rogito c’è quella relativa all’opzione di acquistare casa cointestandola ad un proprio familiare, che sia esso il coniuge oppure uno dei figli. Tutti i profili della situazione devono essere valutati con estrema cura e senza tralasciare nessun dettaglio, perché è una scelta molto soggettiva e nella quale rientrano delle dinamiche familiari mai uguali. Vediamo insieme i meccanismi per cointestare casa, gli effetti della procedura e i suoi vantaggi.

    Come si cointesta casa?

    Esistono due distinte modalità per la cointestazione della casa. La prima e più diretta consiste nella partecipazione attiva dei due soggetti coinvolti durante l’atto di acquisto, ed in questo caso la cointestazione avviene addirittura prima di diventare effettivi proprietari del bene immobile. L’indicazione può essere fornita sia in sede di contratto preliminare detto anche “compromesso”, sia al momento del rogito in presenza del notaio.
    Procedura diversa è quella della cointestazione successiva, perché sarà oggetto di un separato atto notarile: sarà necessario recarsi di nuovo dal notaio, con tutti gli oneri che ciò comporta, perché di fatto sarà un atto che trasferisce dei diritti reali ad altra persona. Un caso scuola è quello della nuda proprietà, con la quale i genitori anziani mantengono l’usufrutto del bene immobile ma si assicurano che dopo la loro dipartita la proprietà effettiva diventi piena ed inoppugnabile in capo al figlio o ai figli stabiliti.

    La cointestazione della casa: gli effetti

    Sono gli articoli dal n.1100 in poi del Codice Civile a disciplinare il regime di comunione di un bene che si instaura quando un immobile è cointestato a due distinti proprietari. Per legge è stabilito che le quote si presumono ripartite in parti uguali, e che dunque i partecipanti siano tenuti a concorrere alle spese in parti uguali ma anche a trarne identici vantaggi nel caso di locazione dell’immobile; è però facoltà dei cointestatari stabilire anche una ripartizione in percentuali differenti.
    Nei limiti della sua quota di proprietà, ciascuno dei partecipanti può cedere ad altri il godimento del bene, a patto però di

    • Non alterarne la destinazione d’uso
    • Non impedire agli altri partecipanti di farne uso inalterato secondo il loro diritto

     La divisione delle spese

    Cointestare una casa ad esempio al proprio coniuge comporta il grande vantaggio di poter dividere le spese, perché entrambi devono rispondere in ugual misura degli oneri a meno che non sia stata stabilita una ripartizione in percentuali diverse dal 50% ciascuno. Basti pensare ad utenze, spese condominiali, imposte sulla casa: tutte queste spese vanno sostenute da entrambi i cointestatari, e lo stesso dicasi nel caso si decida di avviare dei lavori di ristrutturazione. Particolare è, in questo ultimo frangente, il risalto assunto dall’installazione di un sistema isolante a cappotto come favorito negli ultimi tempi dal Superbonus 110% e che consente di riqualificare l’immobile rendendolo più efficiente sotto il profilo energetico accrescendone così il valore immobiliare, con benefici per entrambi i proprietari.

    Il rapporto di coppia e la casa cointestata

    I coniugi che abbiano deciso di sposarsi in regime di comunione dei beni vedono automaticamente riconosciuto il diritto di comproprietà al momento dell’acquisto del bene, con pari quote assegnate anche se il corrispettivo viene pagato in parte prevalente con i guadagni professionali e gli introiti di uno solo dei due coniugi.
    Se invece si è scelto il regime di separazione dei beni, la cointestazione permetterà di ottenere il tipico effetto della comunione ma in riferimento solo a questo specifico bene. Si tratta di uno strumento di tutela finalizzato a proteggere, nei casi di separazione o divorzio, la parte economicamente più debole della coppia; tale tutela può inoltre applicarsi anche per quelle coppie di fatto che giuridicamente hanno minori protezioni. In caso di fine della relazione o decesso del partner si potranno vantare diritti sulla quota stabilita del bene.

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    Il sistema di isolamento termico ETICS

    sistema di isolamento termico etics

    Negli ultimi mesi è salito alla ribalta un acronimo prima conosciuto bene solo dagli addetti ai lavori del settore edilizia e ristrutturazioni: si tratta della voce ETICS, che sta per External Thermal Insulation Composite System.
    Esso cela dietro di sé un’enorme valenza soprattutto in termini di riqualificazione energetica degli edifici e degli appartamenti, ed ha ricevuto impulso dagli incentivi statali erogati attraverso il SuperBonus 110%.
    Tale sistema esterno di isolamento termico a cappotto è disciplinato da precisi criteri e riferimenti normativi, e i soli interventi effettuati secondo i parametri ETICS hanno accesso al bonus, una misura varata con due precisi intenti: stimolare l’economia stagnante in questo settore a causa della pandemia da coronavirus, ed ottenere allo stesso tempo una riqualificazione dell’intero patrimonio immobiliare nazionale.

    Come si compone un sistema a cappotto ETICS?

    I sistemi di isolamento termico a cappotto ETICS trovano applicazione in tutta Europa da oltre 30 anni in quanto costituiscono il più rapido ed efficace metodo per coibentare gli edifici di tipo civile, industriale o di servizio non solo preesistenti ma anche di nuova costruzione. L’architettura è quella di un sistema composito i cui diversi elementi, tutti tra loro compatibili, operano in maniera sinergica per raggiungere dopo l’installazione risultati funzionali che garantiscono enormi vantaggi strutturali ed economici di lunga durata nel tempo.
    La semplificazione del sistema e della sua composizione può essere compiuta secondo il seguente schema:

    • Uno strato di collante per il fissaggio – Ci sono specifici collanti e adesivi appositamente formulati per sostenere i pannelli isolanti ed assicurarne la stabilità verticale; solo alcuni casi i pannelli richiedono l’integrazione di fissaggi di tipo meccanico.
    • Uno strato isolante – I pannelli che compongono lo strato isolante possono essere di diversi materiali, sia di origine minerale che sintetica. Tutti sono ottimizzati per proteggere le pareti esterne dagli agenti atmosferici e per garantire all’edificio il migliore isolamento termico ed in molti casi anche acustico, e tra i più utilizzati ci sono i pannelli o lastre in polistirene espanso sinterizzato (EPS) i quali devono essere conformi ai requisiti elencati nella normativa di riferimento EN 13163.
    • Strato di intonaco – A protezione dei pannelli viene poi steso uno strato sottile di intonaco integrato da una leggera rete di rinforzo, molto spesso in fibra di vetro, che rafforza la tenuta complessiva del sistema e contribuisce ad un migliore assorbimento di tensioni superficiali e sollecitazioni di natura meccanica.
    • Strato di finitura – A completare l’opera il professionista edile stende uno strato di finitura che oltre a proteggere l’involucro così composto dagli agenti atmosferici ha, grazie alla continuità del rivestimento, anche delle funzioni estetiche.

    Quali funzioni ha un sistema a cappotto ETICS?

    Le reali e concrete funzioni del sistema di isolamento a cappotto esterno ETICS che ne rendono così conveniente l’installazione anche al netto delle agevolazioni garantite dal SuperBonus 110% non riguardano solo una migliore protezione dalle intemperie, ma anche il contributo al comfort domestico. Gli spazi residenziali ed abitativi vengono infatti isolati e senza punti di discontinuità sia dal caldo che dal freddo, con la conseguenza di annullare le dispersioni termiche ed energetiche: in sostanza, durante l’inverno si risparmierà sul riscaldamento perché il calore generato sarà trattenuto e si potrà far lavorare caldaie o stufe a regimi più bassi, mentre in estate i climatizzatori avranno bisogno di meno tempo per raggiungere un raffrescamento più che sufficiente alle proprie aspettative e che verrà trattenuto. Il tutto comporterà sensibili risparmi in bolletta con condizioni termo-igrometriche dell’intero edificio stazionarie nel tempo.

    I vantaggi del sistema a cappotto ETICS

    Siamo certi che nelle ultime settimane hai sentito spesso parlare di Superbonus 110% e della voce ETICS, senza però sapere bene di cosa si trattasse, mentre se sei arrivato a leggere fin qui hai di certo le idee più chiare su questo acronimo e sull’enorme valore che esso assume per la riqualificazione energetica della tua casa.
    Alcuni dei vantaggi di tale sistema risultano già evidenti da quanto espresso nel recedente paragrafo, ma ce ne sono diversi altri perché isolare in maniera continua e sicura delle pareti realizzate in materiali anche eterogenei tra loro con un cappotto continuo, omogeneo e uniforme fa sì che l’edificio sia più resistente a qualsiasi deformazione di tipo strutturale essendo meglio protetto dall’esterno dagli agenti atmosferici anche più estremi. In più, abbattendo le dispersioni termiche si eliminano anche i fastidiosi fenomeni dei ponti termici tra interno ed estrerno, principali responsabili (a causa delle condense) della formazione di muffe all’interno dell’abitazione.
    Viene messa in atto una definitiva prevenzione da crepe sulle pareti, distacchi di intonaco e persino dalle infiltrazioni, con edifici che assumono una maggiore durata del loro aspetto nel tempo e senza deterioramenti.
    I progressi della tecnica e della ricerca tecnologica in questo campo, in special modo sui materiali e sui collanti dei quali è stata studiata la conducibilità termica rendono questo sistema sebbene già performante in continua evoluzione.

    Vantaggi sul mercato immobiliare

    Un concretissimo vantaggio di tipo economico è infine rappresentato dal miglioramento della classe energetica di edifici e appartamenti, i cui proprietari a lavori ultimati possono richiedere l’aggiornamento dell’APE (Attestato di prestazione energetica) vedendosi riconoscere una classe più elevata.
    È evidente che questo passaggio pone un appartamento anche sul mercato immobiliare in posizione di privilegio: esso si rivela appetibile per chi cerca una casa confortevole ed efficiente, e vantaggioso da vendere per chi ha intensione di acquistare un’altra casa. Questa rivalutazione del patrimonio immobiliare italiano è estremamente virtuosa, in special modo se si riflette su una nota a margine: mettere in opera un sistema di isolamento a cappotto ETICS non implica in alcun modo intaccare la volumetria interna degli spazi di casa!

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    Come si misura l’isolamento termico?

    In un’epoca come quella che stiamo attraversando, nella quale sia i privati che i professionisti dell’edilizia sono a caccia di informazioni su come ottenere il famoso Superbonus 110%, diventa fondamentale conoscere le caratteristiche dei prodotti e dei materiali adoperati. Noi intendiamo fornirvi una guida di massima sulla misura corretta dell’isolamento termico, offrendovi alcuni cenni in materia per conoscere i parametri e le grandezze che secondo le normative devono essere rispettati per rientrare tra i materiali accettati.

    Cenni sull’isolamento termico

    Il primo parametro da tenere in considerazione è quello della conducibilità termica dichiarata dal produttore, che è il più immediato strumento per confrontare tra loro i diversi materiali isolanti. Tale valore indica infatti quanto un materiale può condurre, ossia quanti Watt (nel senso di calore) passano attraverso lo spessore di un metro di un determinato materiale isolante. È un valore calcolato in base all’unità di misura λD ed espresso in W/mK, e corrisponde alla conducibilità termica dichiarata dal produttore del materiale isolante.

    I diversi valori di λD

    Va quindi chiarito che più basso è il valore di λD espresso in W/mK e maggiori sono le proprietà isolanti del prodotto, perché tale numero indica le reali proprietà di isolamento dalle quali dipendono le migliorie nell’efficientamento energetico di un edificio o di una abitazione sottoposti a ristrutturazione e riqualificazione al fine di migliorarne la classe energetica, anche con delle ovvie ricadute sulla quotazione dell’immobile stesso che acquista maggior valore.

    Per fare un esempio pratico, se il valore di λD si attesta di 0,030 W/mK significa che tale materiale isolerà il doppio rispetto ad uno con valore di λD pari a 0,060 W/mK, e il posatore riuscirà quindi ad ottenere le stesse prestazioni di isolamento termico con un isolante dello spessore ridotto della metà. Naturalmente il valore è per convenzione, e per facilitare le misurazioni ma soprattutto i raffronti a parità di spessore, calcolato su uno spessore campione di 100cm: una misura che nella realtà non viene mai utilizzata. Se vogliamo conoscere il valore della prestazione nello spessore di reale utilizzo dovremo fare riferimento al calcolo della RD, ossia della Resistenza Termica dichiarata dal produttore.

    I valori di RD

    Il valore RD della Resistenza Termica sta ad indicare quanta resistenza il materiale in questione oppone al passaggio del calore con quello specifico spessore, ed è misurato in Watt. In tal caso, maggiore è il valore di RD e maggiori saranno le proprietà isolanti del prodotto, ed esso aumenta in proporzione ad ogni aumento di spessore.

    Conoscere entrambi i valori appena menzionati, λD e RD, è di fondamentale importanza per conoscere a quale livello di isolamento termico stiamo conducendo un immobile per esempio mettendo in opera un sistema a cappotto esterno, una delle tecniche più diffuse e di facile applicazione. I due valori devono essere espressamente indicati sull’etichetta dei materiali utilizzati per il proprio cantiere, ma è anche possibile calcolarli separatamente conoscendo solo uno dei due secondo le formule

    • RD = Spessore (in metri) ÷ λD
    • λD = Spessore (Espresso in metri) ÷ RD

    Ai fini del risparmio energetico queste grandezze sono del tutto imprescindibili!

    Photo Credit: Valentin Bachem

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  • I vantaggi del sistema isolante a cappotto

    vantaggi del sistema isolante a cappotto

    Il sistema di isolamento termico a cappotto esterno è uno dei più adoperati dai professionisti dell’edilizia nei lavori di riqualificazione e ristrutturazione di un edificio. La sua diffusione dipende dall’elevato livello di protezione che esso può offrire, distinguendosi quindi per la qualità, e dalla sua ragionevole entità di spesa che consente di risparmiare.

    Con un sistema isolante a cappotto si riesce a proteggere in maniera adeguata un edificio dagli agenti atmosferici mantenendo al suo interno una temperatura costante: ecco perché si tratta della soluzione più facile e veloce se lo scopo è risolvere i problemi di dispersioni di calore che causano maggiori consumi energetici per la necessità di alzare la temperatura del sistema di riscaldamento domestico. Isolando le pareti esterne con un materiale adeguato si eliminano completamente i ponti termici presenti: sono quelle le aree che comportano la dispersione del calore e sono le prime che meritano di essere isolate a dovere con l’ulteriore risultato di abbattere anche l’umidità e risolvere alla radice anche il problema delle condense, che scatenano il proliferare delle antiestetiche ma soprattutto poco salutari macchie di muffa sulle pareti.

    I vantaggi del sistema a cappotto termico

    I sistemi di isolamento termico con cappotto esterno sono molteplici e non includono tra i loro vantaggi solo il miglioramento della resa energetica dell’edificio e dell’appartamento in questione. Come già accennato, si eliminano i ponti termici presenti sulle pareti, sul soffitto ed in prossimità degli infissi: il cappotto realizza infatti una protezione che rimuove qualsiasi discontinuità. Inoltre l’isolamento a cappotto esterno, oltre ad offrire i benefici termici, isola anche acusticamente l’ambiente ma non sottrae spazio all’interno della casa in quanto essendo installato esternamente non incide sulla volumetria. Le pareti risulteranno piacevolmente calde durante l’inverno, dal momento che il calore generato con l’impianto di riscaldamento ne sarà trattenuto, ma il contributo dei pannelli sarà ottimale anche per la migliore climatizzazione per il raffreddamento degli ambienti durante la stagione estiva.

    Quali materiali si usano per l’isolamento a cappotto?

    Estremamente variegata è la gamma dei materiali disponibili sul mercato per la realizzazione di un sistema di isolamento termico a cappotto esterno. Questi ricomprendono sia materiali di origine naturale che sintetica, tra i quali possiamo citare il sughero o la fibra di legno per la prima categoria ma anche le lane minerali per finire con le più moderne schiume. Oggi però il materiale più versatile ed utilizzato nella quasi totalità degli interventi di installazione di un cappotto termico è il polistirene espanso noto anche come EPS, che offre enormi benefici sia in fase di posa grazie alla leggerezza e facilità di movimentazione sia per quanto concerne la durata del materiale stesso, del tutto refrattario agli agenti atmosferici ed all’acqua ma con ottime doti di traspirazione.

    L’installazione di un sistema di isolamento a cappotto esterno è un fattore determinante che contribuisce ad aumentare il valore dell’abitazione, per cui si avrà anche la possibilità qualora si decida di venderla di richiedere all’acquirente una cifra più elevata.
    Ciò deriva, come ci hanno spiegato gli agenti e i consulenti dell’agenzia immobiliare a Napoli Leonardo, da un ricalcolo della classe energetica dell’appartamento effettuato tramite apposita documentazione. Il salto di livello col passaggio ad una classe energetica superiore è un fattore determinante nella valutazione di un immobile per stabilire il suo prezzo al metro quadro.

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  • Bonus Mobili 50% per l’anno 2022

    bonus mobili 2022

    Per il 2022 l’ultima Legge di Bilancio ha stabilito delle importanti novità sul fronte del Bonus Mobili, una manovra di incentivo all’acquisto periodicamente rinnovata di anno in anno e che per questo motivo sembrava avere delle caratteristiche di provvisoria contingenza, senza dare certezze ai contribuenti. Adesso tale misura è stata resa molto più strutturale abbracciando un intero triennio, quello 2022-2023-2024, con alcuni distinguo e delle modifiche non relative alle modalità di accesso ma alle cifre messe a disposizione. Se per il 2022 il tetto massimo di spesa è stato fissato in 10mila euro, per i successivi due anni scenderà a 5mila euro.

    Come accedere al Bonus Mobili 2022

    Per accedere al Bonus Mobili 2022 vige come sempre la condizione di aver avviato degli interventi di ristrutturazione edilizia almeno a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello in cui si acquistano i beni oggetto dell’incentivo. È la stessa Agenzia delle Entrate a fornire un dettagliato elenco di ciò che rientra nelle spese detraibili, che include in sostanza tutti gli arredi per la casa, da quelli per la zona giorno alla zona notte inclusi i materassi, tutti i complementi d’arredo e anche gli apparecchi per l’illuminazione principale. Come ovvio rientrano nell’incentivo statale anche le cucine, incluse quelle realizzate su misura da artigiani specializzati.
    Agli arredi si aggiungono i grandi elettrodomestici, in tal caso con precisi criteri riguardanti la loro efficienza energetica:

    • Classe A e non inferiore per i forni
    • Classe E e non inferiore per lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie
    • Classe F e non inferiore per frigoriferi e congelatori

    Modalità di accesso al Bonus Mobili

    Abbiamo indicato tra i requisiti la data di inizio lavori, ma per vedersi riconosciuto il Bonus Mobili 2022 è indispensabile seguire una procedura semplice ma molto ben definita per quanto riguarda i documenti e le altre trafile burocratiche. Vanno infatti presentati in sede di dichiarazione dei redditi e poi conservati in caso di successivi accertamenti tutti i documenti che seguono:

    • Attestazioni e ricevute dei pagamenti, anche se effettuati a rate
    • Fatture d’acquisto oppure scontrini fiscali che contengano il codice fiscale del contribuente oltre alla precisa indicazione della natura e della quantità dei beni acquistati
    • Tutte le certificazioni e le autorizzazioni amministrative, nel caso siano necessarie, rilasciate dagli enti preposti e che attestino la data d’avvio dei lavori di ristrutturazione edilizia.

    Rientrano tra le spese che concorrono a determinare il tetto massimo di 10mila euro anche quelle sostenute per il trasporto ed il montaggio, ma è condizione inderogabile che tutti i pagamenti siano effettuati attraverso strumenti trasparenti e tracciabili, ovvero bonifico bancario oppure Bancomat o carta di credito; non sono ammessi in alcun caso pagamenti in contanti né tantomeno con assegni.

    Come e quando viene riconosciuto il Bonus Mobili 50%

    L’erogazione della cifra spettante, che come abbiamo accennato ha per il 2022 un tetto massimo del 50% di 10mila euro, viene effettuata direttamente da parte dell’Agenzia delle Entrate insieme al rimborso Irpef spettante in Dichiarazione dei redditi: ci si vedranno restituiti quindi un massimo di 500 € all’anno per 10 anni, ma conviene approfittare entro il 31 dicembre 2022 per fare i propri acquisti proprio per usufruire del tetto massimo.
    Le giovani coppie di novelli o promessi sposi hanno dunque tutto l’interesse, se hanno da poco acquistato casa, ad avviare quanto prima tutti i lavori necessari. Resta fermo invece il tetto massimo relativo alle spese sostenute nel corso del 2021 e che proprio in questi giorni vengono presentate, fino ad un massimo di 16mila euro, da chi sta preparando la Dichiarazione dei Redditi che sia essa il 730 oppure i modello Redditi persone fisiche.

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  • Come scegliere i colori per verniciare le pareti

    L’avvio di un lavoro di ristrutturazione di un appartamento comporta numerose scelte da compiere per ottenere un risultato finale che sia esteticamente appagante e che corrisponda ai propri gusti. Tra le decisioni più importanti da prendere c’è quella relativa al tipo di vernici ed ai colori con i quali si desidera personalizzare le pareti di casa: gli errori più comuni e da evitare in questi casi riguardano soprattutto la mancata valutazione del livello di luce naturale di cui ogni stanza può beneficiare, anche se un altro parametro fondamentale coinvolge la finitura delle vernici stesse. Vediamo insieme in questa nostra breve guida quali sono le opzioni più idonee, mentre in un altro articolo avevamo già parlato di come scegliere i colori giusti.

    Il ruolo della luce naturale per scegliere le vernici

    Ciascuna delle stanze di cui è composta la tua casa ha un diverso livello di luce naturale che proviene da finestre e balconi, e ciò è ovviamente influenzato dall’esposizione geografica a sud oppure a nord.
    A differenza della luce artificiale che tende ad alterare la reale percezione dei colori, la luce naturale ti garantisce la migliore fedeltà cromatica e ti basterà osservare dei semplici accorgimenti per raggiungerla insieme alle opportune considerazioni sulla destinazione d’uso della stanza in questione ed anche sulla sua ampiezza.

    Camere esposte a sud

    Nelle camere esposte a sud avrai una luce naturale molto intensa, per cui non dovrai porti grandi dilemmi in quanto ogni colore risulterà bene o male adatto e fedele, senza limiti di sorta.
    Qualsiasi sfumatura valorizzerà la stanza a patto però di tenere ben presente che la luce del sole enfatizza al massimo le tinte più calde ed accese, e per non esasperare l’effetto nella stanza dovrai combinare il tutto in sintonia con gli arredi per evitare le esagerazioni.

    Camere esposte a nord

    È semplice quindi comprendere che le camere esposte a nord ricevono luce in quantità minore dall’esterno, per cui qualsiasi scelta cromatica per verniciare e dipingere le pareti risulterà più intensa e scura.
    Meglio dirigersi su una palette di colori più chiara, come il bianco in una delle sue innumerevoli sfumature o un grigio chiarissimo e tendente al perlato: queste tinte rifletteranno i raggi luminosi e li moltiplicheranno nei loro effetti, mentre una cura del tutto particolare dovrai riservarla alla scelta dell’illuminazione artificiale per calibrarla sulle esigenze.
    Luci troppo fredde su tinte calde non aiutano nel caso di stanze esposte a nord, mentre potrai applicarle senza problemi di sorta se sulle pareti sceglierai tonalità chiare e luminose come il celeste o il verde.

    Vernici lucide o opache: quale finitura scegliere?

    Dopo le considerazioni sull’esposizione delle singole camere in correlazione ai colori da applicare sulle pareti, l’altro parametro chiave è la scala della brillantezza, che va da 1 a 100 in base alla resa nei confronti della luce. Le vie di mezzo sono quelle che offrono i risultati ottici più interessanti, ma in linea di massima valgono i seguenti criteri per decidere tra finitura lucida oppure opaca.

    La finitura lucida delle vernici

    Un elevato grado di brillantezza riflette nella maniera più appropriata i raggi luminosi provenienti dall’esterno, per cui è indicatissimo per gli ambienti esposti a nord. Le vernici più brillanti e lucide aiutano nel concreto ad enfatizzare meglio la luce soprattutto se sarai abile a combinarle con gli arredi chiari ed evitando in tal caso per i tuoi mobili le superfici laccate. La sovrapposizione di lucido su lucido rischia infatti di rendere troppo monotona la stanza.

    La finitura opaca delle vernici

    Al contrario di quelle lucide, le vernici con finitura opaca hanno la caratteristica di assorbire la luce. La loro resa finale più scura non ti creerà problemi di sorta negli ambienti esposti a sud e inondati dalla luce naturale, dunque potrai osare anche tinte più audaci come il verde oliva o il grigio antracite. Il nostro consiglio è però quello di prestare attenzione alla maggiore delicatezza delle finiture opache, perché è vero che restituiscono effetti tattili e materici molto gradevoli sulle pareti e di pregevole impatto estetico, ma sono anche più delicate e più difficili da lavare; meglio quindi evitarle per gli ambienti di passaggio o per la cameretta dei bambini.

    Colori e vernici in uno schema armonico

    Fatte salve le singole caratteristiche di ciascuna stanza della tua casa, non puoi però esimerti dal valutare uno schema cromatico di insieme che sia coerente ed in armonia con il progetto complessivo. È giustissimo ragionare per singoli ambienti, ma considerandoli come tanti tasselli da mettere insieme. Non esistono colori giusti o sbagliati a prescindere, perché la loro percezione è del tutto soggettiva, ma gli accostamenti devono essere composti seguendo precisi criteri di scale cromatiche e che rispettino la naturale armonia.

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  • Come applicare la pittura antimuffa

    vernice antimuffa

    La pittura antimuffa è un prodotto a cui si deve fare affidamento per verniciare docce esterne, piscine e saune, ma non solo; è consigliata, infatti, in quei contesti che sono caratterizzati da elevate escursioni termiche e che devono fare i conti con il problema dell’umidità, come per esempio i seminterrati, le cucine e i bagni, ma anche i garage e le cantine.

    La vernice antimuffa può essere stesa su qualunque genere di supporto: il ferro, il legno, la plastica, l’alluminio, l’intonaco, e così via. Non ci sono precauzioni particolari da rispettare per mettersi all’opera: è sufficiente che nell’ambiente di lavoro la temperatura non sia inferiore ai 5 gradi né superiore ai 35, ovviamente è  importante acquistare una vernice antimuffa di buona qualità.

    Come si procede

    Qual è, dunque, la procedura da seguire per l’applicazione della pittura antimuffa? Nel caso in cui a dover essere verniciato sia un muro che è già intonacato, occorre in primo luogo usare della carta abrasiva per eliminare il vecchio intonaco.

    È importante che la carta abrasiva sia piuttosto spessa e che, prima di stendere la vernice, tutti i residui di polvere siano stati rimossi. Ovviamente questo passaggio non è necessario nel caso di una parete che non è mai stata tinteggiata: in questa eventualità si può cominciare subito a dipingere. Che cosa serve? Pochi strumenti, in realtà: un secchio abbastanza capiente, un pennello, una griglia e un rullo.

    La pittura deve essere diluita all’interno di un secchio con acqua secondo le dosi indicate sulla confezione. Per quanto riguarda la densità, è necessario fare in modo che non risulti eccessivamente liquida ma anche che, dall’altro lato, non siano presenti dei grumi.

    Come capire se la densità è quella giusta

    Per verificare se la densità raggiunta è quella ideale, è sufficiente verificare se il rullo si impregna senza problemi di pittura.

    A questo punto si inizia (ma se si ha in mente di aggiungere dei pigmenti bisogna sempre attenersi alle istruzioni presenti sulla confezione). Dopo che il rullo è stato intinto nella vernice diluita, è necessario metterlo a scolare sulla griglia, applicando una lieve pressione in modo da far cadere la pittura di troppo.

    Ora si può fare scorrere il rullo sul muro: per avere un effetto uniforme non si deve passare sullo stesso punto più volte, e ovviamente è necessario coprire tutti i punti. Un pennello può essere utile per pitturare le rifiniture e gli angoli.

    Dopo la prima mano

    Una mano di pittura non è sufficiente, ma prima di passare la seconda bisogna aspettare almeno 24 ore, cioè il lasso di tempo che occorre per fare in modo che la prima si asciughi. La terza mano di vernice, invece, non è sempre indispensabile: dipende da quanto è persistente la muffa, e di conseguenza va valutata a seconda dei casi.

    Dopo aver finito di applicare la vernice antimuffa, è essenziale arieggiare il locale, e prima di soggiornarvi aspettare un paio di giorni.

    Le indicazioni pratiche

    Per ciò che concerne le quantità, ogni 5 metri quadri di superficie c’è bisogno di 1 litro di vernice antimuffa, ricordando che saranno due le mani di pittura che dovranno essere passate. Il prodotto di per sé è semplice da maneggiare, e ha il solo difetto di conferire, in molti casi, una colorazione opaca alle superfici. Tuttavia, si tratta di una soluzione definitiva ed efficace rispetto al problema della muffa. Si tratta di una pittura non tossica e che può essere abbinata anche a un colore a base d’acqua. La vernice antimuffa patisce il gelo: pertanto se la temperatura è di meno di 5 gradi conviene aspettare un periodo più caldo per mettersi al lavoro.

    Dopo aver verniciato

    Dopo aver finito di stendere la pittura antimuffa, questa può essere conservata per circa 18 mesi, a condizione che venga sigillata con cura e mantenuta in un luogo fresco e asciutto, ben protetta dagli agenti atmosferici.

    Questo tipo di prodotto vanta importanti proprietà termoisolanti, ed è grazie a queste che contribuisce a ostacolare la comparsa sulle superfici non solo della muffa, ma anche delle condense, dei batteri e delle muffe, che sono una diretta conseguenza dell’umidità in eccesso. Nella maggior parte dei casi la vernice antimuffa è solo bianca, e non è disponibile in gradazioni di colore differenti.

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    Come acquistare i materassi con le agevolazioni della Legge 104

    Agevolazioni acquisto materasso

    L’acquisto di un materasso di buona qualità e che abbia precise caratteristiche che lo categorizzano quale Dispositivo Medico di Classe I è spesso un investimento che si rende necessario in presenza di speciali patologie, disturbi posturali o disabilità.
    In tutti questi casi è possibile accedere all’acquisto usufruendo di particolari agevolazioni fiscali che per ovvie motivazioni tutelano le categorie meno fortunate.

    Vediamo sinteticamente e con ordine prima quali sono le agevolazioni di cui stiamo parlando, e poi le corrette procedure per accedervi.

    Quali sono le agevolazioni garantite dalla Legge 104

    Per l’acquisto di un materasso che sia medicale, ossia Dispositivo medico di Classe I ed anche con caratteristiche antidecubito, il legislatore ha disposto che l’IVA sia ridotta al 4% invece che al canonico 22%, con evidenti benefici economici. Una disabilità certificata da Commissione medica ai sensi dell’Art 4 della Legge 104 del 1992 è tutto ciò che serve per avvalersi di tale agevolazione, la quale verrà immediatamente inserita in fattura al momento dell’acquisto.

    Va detto però che un cittadino affetto da disabilità ma anche chi presenti una apposita certificazione rilasciata da medico curante della ASL che attesti il collegamento funzionale tra l’acquisto e uno stato patologico può portare in detrazione la spesa sostenuta per il materasso.
    Ciò vuol dire, in fase di dichiarazione dei redditi, ottenere un rimborso del 19% dell’importo in qualità di Dispositivo Medico di Classe I.
    Queste agevolazioni sono disponibili anche su tutti i materassi della gamma Tempur come quelli che vengono proposti sui siti dei rivenditori autorizzati.

    Come accedere alle agevolazioni per l’acquisto di materassi

    La procedura per accedere alle due agevolazioni sopra elencate è leggermente diversa, ma la analizziamo nel dettaglio per entrambi i casi per fornirvi un elenco della corretta documentazione da produrre e delle modalità di accesso.
    Per ottenere l’IVA agevolata al 4% al momento dell’acquisto del materasso devono essere presentati i seguenti documenti:

    • Copia del documento di identità
    • Copia del tesserino sanitario
    • Certificato della ASL competente che attesti la condizione di invalidità permanente
    • Verbale della Commissione che attesti l’invalidità.

    Per portare invece in detrazione la spesa sostenuta nella dichiarazione dei redditi ed ottenere così il rimborso pari al 19% dell’importo sono necessari la prescrizione del medico curante che attesti un diretto e funzionale collegamento tra l’acquisto effettuato e uno status patologico, e una fattura o scontrino parlante che indichino in maniera chiara la natura del bene, la sua appartenenza ai Dispositivi Medici di Classe I e il codice fiscale del contribuente. Per una maggiore chiarezza sull’argomento, qui il Ministero della Salute elenca le diverse classi dei Dispositivi Medici.

    In questi casi il pagamento dovrà avvenire esclusivamente tramite degli strumenti tracciabili, che possono essere bonifico bancario o postale (con codice fiscale indicato nella causale) oppure carta di credito. Il controllo su questi tipi di spesa da parte dell’Agenzia delle Entrate è divenuto negli ultimi anni molto più serrato, ed ha totalmente escluso dalla detrazione qualsiasi pagamento effettuato in contanti.

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    Cos’è il pellet prestagionale e perché fa risparmiare

    Uno dei migliori trucchi per risparmiare, ed anche in maniera consistente, quando si ha in casa una stufa a pellet è quello di acquistare il cosiddetto pellet prestagionale.
    Riscaldare con questo tipo di combustibile il tuo ambiente e la tua casa è sempre una scelta vantaggiosa ed ecologica, ma se lo farai con il pellet prestagionale potrai spendere ancora meno, a patto che tu non perda di vista alcuni aspetti chiave soltanto per rincorrere il risparmio a qualsiasi costo.

    Offerte pellet prestagionale

    Come scegliere il pellet prestagionale

    Quando si parla di pellet, infatti, la sua qualità e le modalità con le quali è ottenuto e conservato sono un fattore da non trascurare mai perché ne va della tua stessa salute e non solo dell’efficienza del sistema di riscaldamento a pellet.
    Vediamo insieme come orientarsi tra le diverse e numerose offerte di pellet prestagionale che di certo ti è capitato di incontrare su dei cartelloni pubblicitari in giro per strada oppure navigando sul web.

    Tipologie di pellet e prezzi

    Il cosiddetto pellet prestagionale, a differenza del pellet classico e “di stagione”, è quel particolare tipo di pellet che i produttori ma soprattutto i rivenditori propongono alla clientela in un periodo in cui non ne hanno bisogno e per invogliarli all’acquisto viene offerto a prezzi fortemente scontati. Di norma si considera fuori stagione per il pellet il periodo che va da aprile a settembre, e durante questi mesi potreste trovarvi di fronte occasioni di prezzi che devono però essere valutate con estrema attenzione, avendo la certezza di cosa si sta comprando.

    Come acquistare pellet prestagionale

    L’acquisto del pellet prestagionale consente di risparmiare, e su questo siamo tutti d’accordo, ma siamo certi che la qualità del pellet che stiamo andando ad acquistare perché invogliati da un prezzo super sia a prova di certificazione?
    Probabilmente è proprio questo il momento in cui conviene tenere gli occhi maggiormente aperti!
    Se hai una stufa a pellet sai già molto bene a cosa stiamo facendo riferimento: i tre parametri basilari che identificano un buon pellet e lo distinguono da uno scadente e assolutamente da evitare sono

    • Potere calorifico
    • Umidità
    • Ceneri

    in particolare, le ceneri devono dimostrare valori inferiori all’1% per evitare di intasare il bruciatore o di rendere necessaria una pulizia molto più frequente; quanto all’umidità, invece, il pellet che andremo ad acquistare non deve avere un valore superiore al 10%, perché ciò può condizionare il suo potere calorifico.
    La stessa scrupolosa attenzione deve essere riservata alla compattezza del pellet che ci accingiamo a comprare perché spinti da un prezzo promozionale. Un pellet poco compatto è infatti difficile da movimentare, ma crea anche problemi nella combustione.
    Resta ferma la assoluta esigenza di rivolgersi solo a pellet certificato ENplus e con una provenienza certa.

    Certificazione ENplus e classi di pellet

    In base alla certificazione ENplus, il pellet si può suddividere in tre distinte categorie, e ti deve offrire il più basso residuo possibile di ceneri.
    A1 – ottimo pellet, che offre un residuo di ceneri derivanti da combustione inferiore allo 0,7%
    A2 – pellet medio, con un residuo di ceneri che può arrivare all’1,5%
    B – pellet scadente, destinato soprattutto agli usi industriali e che non ti riguarda quindi per il riscaldamento domestico: il suo residuo può toccare addirittura il 3%.

    Come conservare il pellet

    Il pellet ha bisogno di essere conservato nella maniera più appropriata per mantenere invariate nel tempo le sue caratteristiche, le proprietà e le sue qualità: per il suo stivaggio devono essere scelti luoghi sempre asciutti e ben ventilati, perfettamente isolati da fonti di umidità.
    Lo stesso principio deve valere anche per i rivenditori, i quali per offrire un prodotto valido devono osservare queste poche scrupolose norme, stoccando il pellet in maniera idonea.
    Controlla bene i sacchi prima di acquistarli, è sufficiente un esame visivo e fisico perché la presenza di troppa segatura o di pellet sbriciolato indica che non sei di fronte a un buon prodotto.
    Se ne hai la possibilità, inoltre, testa i cilindretti manualmente, perché devono presentarsi con una forma abbastanza regolare e non devono risultare troppo rigidi nel tentativo di spezzarli.
    Non lasciarti infine ingannare dal colore, perché il mito della qualità del pellet che dipende da questo fattore deve essere sfatato.

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    Ogni quanto tempo è consigliabile cambiare il materasso?

    Ai fini della qualità del sonno, nonostante questa sia influenzata da numerosi fattori anche psicologici e legati allo stress accumulato durante la giornata, non si può però sottovalutare il ruolo del materasso, ovvero il supporto principe insieme al letto.
    La vita media di un materasso di buona qualità e realizzato con materiali validi è all’incirca di 10 anni: utilizzarlo per un periodo maggiore non è solo sconsigliato, ma è anche controproducente per la salute, e conduce inevitabilmente a disturbi del sonno ed altri fastidi.

    Perché cambiare il materasso?

    I motivi per i quali il tuo materasso non è eterno ma deve periodicamente essere cambiato anche se te ne prendi cura con la corretta manutenzione sono di due categorie: quelle funzionali e quelle igieniche. Analizziamo entrambi questi aspetti nel dettaglio.

    Il deterioramento dei materassi

    Per quanto siano progettati per durare a lungo e realizzati con i migliori materiali, tutti i materassi tendono a lungo andare a deteriorarsi ed usurarsi, perdendo le loro funzionalità con una deformazione del tutto comprensibile.
    A quel punto, non sono più in grado di sostenere nella maniera corretta le spalle, la schiena, il collo, tutte quelle zone del corpo che invece hanno bisogno di un supporto appropriato e specifico, e a lungo andare ciò può causare disagi, problemi articolari e fastidi muscolari.

    I fattori igienici per il cambio del materasso

    Durante la notte il nostro organismo suda, perde piccole scaglie di pelle, lascia insomma i suoi residui; per quanto si presti attenzione al corretto arieggiamento della stanza da letto, ad un frequente cambio di lenzuola e ad un’accurata pulizia periodica dello stesso materasso, è inevitabile che nel tempo si accumulino batteri, polvere e soprattutto i temuti e odiati acari della polvere, tra le principali cause di allergia.
    Va detto che i materassi più all’avanguardia e realizzati in materiali innovativi come la schiuma di poliuretano oppure il lattice offrono un ambiente più ostile a questo tipo di accumuli, come testimonia anche questo articolo che parla proprio dei benefici dei materassi in memory foam e nel quale viene chiarito come la migliore e più accentuata traspirazione di questo materiale protegga dai pericolosi accumuli.

    Come scegliere il nuovo materasso

    Una volta stabilito che il materasso è da cambiare, è importante sapere che proprio il web può rappresentare una preziosa risorsa e una fonte di informazioni per orientarsi su un nuovo modello più adatto alle proprie esigenze e alle proprie caratteristiche. Potrai documentarti sulle differenti soluzioni offerte oggi da un settore merceologico in continua innovazione e comprendere le caratteristiche principali che dovranno guidarti nella decisione d’acquisto.
    Non esiste infatti il materasso perfetto in assoluto, ma di certo esiste quello che meglio di ogni altro asseconda la tua fisiologia ed è più idoneo alle tue abitudini notturne e caratteristiche fisiologiche, ed è questo il metodo migliore per accrescere la qualità del tuo sonno.

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  • Dipingere le pareti di casa: come scegliere i colori giusti

    Scopriamo insieme come scegliere i colori di una casa, a cominciare dagli ambienti interni. Il colore predominante di una casa rispecchia in pieno la personalità di chi la abita, inoltre è determinante nella scelta dello stile che si vuole adottare ed è fondamentale per creare l‘atmosfera giusta.
    Prima di tutto sarà necessario distinguere tra i colori da utilizzare per le pareti interne e le facciate esterne, in nessun modo i primi dovranno essere abbinati ai secondi; il secondo passo è quello di considerare gli spazi delle stanze della vostra casa, i colori scelti non dovranno entrare in conflitto tra loro.

    L’importanza dell’illuminazione

    Prima di scegliere il colore dovrete tener conto dell’illuminazione delle stanze, per gli spazi piccoli e poco illuminati consigliamo nuances neutre, e perlopiù chiare, che renderanno gli spazi più grandi e ariosi; piuttosto che nuances scure, le quali tenderanno a scurire troppo l’ambiente, finendo anche con il renderlo più piccolo e buio. Se le camere invece sono grandi e ben illuminate allora via libera all’uso di colori più caldi e scuri. Ricordiamo anche che possiamo colorare le nostre stanze con elementi tessili d’arredo, con i quali possiamo osare anche sfumature molto forti.

    Attenzione alla cromoterapia

    Oltre a fattori puramente pratici, è necessario tener da conto la percezione umana dei colori e del significato degli stessi, il che significa che ogni stanza deve essere abbinata alle sensazioni che i colori trasmettono. Per scegliere un colore adatto ad una stanza, dovrete prima pensare a cosa vorreste trasmettere. Se l’intenzione è quella di offrire tranquillità, scommetterete sui colori come il bianco, il blu, il celeste e qualche tonalità di verde. L’arancione è un colore che incoraggia la comunicazione e la creatività, il giallo e il turchese sono perfetti per illuminare uno spazio neutro.

    Lo stesso colore può trasmettere sensazioni diverse all’ambiente, e questo varia a seconda del modo in cui verrà applicato. Il colore nero, ad esempio, se utilizzato su una parete posteriore per la TV in una sala home theater, la metterà in risalto conferendogli l’aspetto di un vero cinema. Lo stesso colore su una parete della sala da pranzo renderebbe l’atmosfera pesante.

    Scelta dei prodotti da utilizzare

    Per quanto riguarda smalti e pitture di qualità, esistono moltissime opzioni sul mercato, le vernici infatti variano per consistenza e finitura. Gli smalti inglesi, come ad esempio quelli del rinomato marchio Farrow & Ball, risultano essere molto ricchi di pigmenti e si distinguono, in confronto ai competitor, per una finezza e un’intensità senza eguali. I colori Farrow & Ball inoltre possono essere utilizzati sia per ambienti interni, che per ambienti esterni, finiture in legno, arredi, etc.
    Vale la pena ricordare, però, che indipendentemente dalla vernice utilizzata, è fondamentale che la superficie sia ben preparata, perché non servirà a niente acquistare il miglior prodotto se la vostra parete è compromessa da imperfezioni.

     

    Il colore giusto per ogni camera

    Prima di iniziare a cercare il colore ideale per gli ambienti della vostra casa, è importante definire i possibili utilizzi di ciascuno.

    Per un soggiorno, ad esempio, vi piacerà l’idea di trasmettere comfort, la sala da pranzo invece si presta ad essere un ambiente più sofisticato. La cucina deve essere invece allegra e vivace, possiamo pensare ad una parete gialla, o una parete rossa, colori particolarmente vibranti da accostare a sfumature più neutre per non appesantire l’ambiente.

    Naturalmente i toni neutri funzionano bene per tutte queste situazioni, ma optare per colori più forti può aggiungere più personalità alle stanze.

    Per quanto riguarda le camere da letto, trattandosi di ambienti che devono favorire il sonno e il relax, è importante scegliere colori come il blu, il bianco che trasmette un senso di pace o anche il color pesca delicato e rasserenante.

    Nella scelta dei colori della stanza da bagno invece le palette consigliate sono quelle che trasmettono pulizia e freschezza, per cui via libera ai toni del bianco, ai toni del verde, e perché no anche ai toni del rosa nelle sfumature più neutre come il cipria.

    Lasciatevi ispirare dalle tendenze

    Molte persone cercano ispirazione nelle tendenze del momento, nelle nuances che Pantone elegge a colore dell’anno, ma è necessario essere consapevoli che non sempre quello che ci piace oggi, ci piacerà per sempre, o per lo meno per lungo tempo. Date un’occhiata alle proposte annuali e scegliete solamente quelle sfumature, quei colori che per voi hanno realmente valore e significato.

    Ponderate con calma le vostre scelte, scegliere di rinnovare i colori delle pareti della propria casa richiede studio e pazienza affinché si possano ottenere i migliori risultati, esenti da pentimenti dell’ultima ora.

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  • Consigli per l’impermeabilizzazione in edilizia

    I lavori di impermeabilizzazione e protezione sono tra i più delicati tra quello che si compiono in fase di ristrutturazione di casa. Ci sono infatti alcuni aspetti tecnici da conoscere prima di avventurarsi in questo tipo di ripristini, e se per un “profano” del settore ci sono dei termini a volte più difficili da comprendere, noi stiamo per fornirti una guida per la migliore impermeabilizzazione di tutti i supporti.

    Ci sono infatti alcuni passaggi che devono necessariamente essere seguiti per raggiungere un buon risultato ed ottenere una corretta impermeabilizzazione, e li andremo ad analizzare singolarmente per capirne di più ed anche per “collaborare” con l’eventuale tecnico professionista al quale è stato commissionato il lavoro.

    Identificare la causa del problema

    Prima di qualsiasi tipo di intervento e prima di prendere qualsiasi decisione su tecniche o supporti da utilizzare se si rende necessaria l’impermeabilizzazione bisogna capire da dove ha origine il problema, ossia che cosa scateni le eventuali infiltrazioni o l’accumulo di umidità. Per questo secondo inconveniente, potrebbe esserti utile anche questo nostro approfondimento su come risolvere il problema dell’umidità negli interni.

    Una macchia sulle pareti, un’infiltrazione da una terrazza o altri danni causati dall’acqua non dipendono solo da cause esterne o da difetti strutturali, non sempre almeno. È infatti possibile che sia in atto un più “banale” processo di condensa, ossia un fattore interno dovuto all’eccesso di vapore che va a condensarsi sulle parti più fredde delle pareti. Comprendere questa origine dopo un’analisi effettuata da un occhio attento e da mani esperte aiuterà anche nella scelta della soluzione più idonea.

    Scegliere la soluzione per impermeabilizzare

    Una volta individuata la causa dell’infiltrazione o dell’accumulo di acqua, il tecnico avrà un quadro più chiaro per decidere quale sia la più corretta modalità di intervento e quali prodotti utilizzare. Le opzioni disponibili sul mercato, quelle più diffuse, vanno dalle membrane agli impregnanti passando per i sottofondi oppure per i semplici additivi: è il singolo caso in esame a stabilire a quale risorsa attingere, ricordando sempre che gli edifici devono essere sì protetti, ma hanno anche bisogno di respirare per cui deve essere garantita la traspirabilità. Qui puoi trovare una guida per scoprire come ottenere la corretta traspirazione in edilizia.

    Impermeabilizzazione dei tetti

    Le generali linee guida prevedono nel caso di impermeabilizzazione di tetti l’uso di guaine liquide o di membrane perché la provenienza dall’alto dell’infiltrazione necessita di una barriera ad alte prestazioni e che in questo caso può anche tenere in minore considerazione la traspirazione.

    Impermeabilizzazione di facciate esterne

    Per impermeabilizzare invece le facciate esterne degli edifici, e per proteggerle dalla pioggia e dall’umidità ma mantenendo allo stesso tempo un buon livello di traspirazione per i muri la soluzione più idonea è l’uso di protettivi idrorepellenti che in alcuni casi potranno essere applicati prima della verniciatura o del rivestimento, oppure ancora potranno essere aggiunti alla stessa vernice come additivi.

    Impermeabilizzazione di superfici interne

    Una diversa attenzione va prestata alle superfici da trattare se queste sono all’interno. Per i pavimenti è ad esempio indispensabile adoperare un prodotto dalla buona traspirazione e che assicuri la calpestabilità, ma che allo stesso tempo deve possedere delle buone proprietà antimacchia, per favorire anche la maggiore durata delle superfici trattate ed ottenere il migliore rapporto tra la temperatura ambientale e l’umidità all’interno degli edifici.

    Preparazione dei supporti e condizioni ambientali

    Le variabili quando si compie un intervento di impermeabilizzazione come quelli appena descritti sono sempre numerose, e ciò suggerisce di valutare sempre con la massima cura l’intero contesto prima di prendere la definitiva decisione.

    I materiali da costruzione sono infatti in continua evoluzione proprio per il progresso tecnologico in atto e per la continua ricerca portata avanti nei laboratori delle aziende specializzate in prodotti per l’edilizia, per le nuove costruzioni o per le ristrutturazioni.
    Ciò che realmente è fondamentale è la più corretta preparazione della superficie da trattare, che prima della messa in opera del sistema impermeabilizzante deve essere messa in condizioni da accoglierlo e mantenerlo a lungo, evitando così la successiva comparsa di aloni, efflorescenze e nei casi peggiori fenomeni di distacco o di azione impermeabilizzante che nel tempo tende a venire meno.

    Gli errori da evitare

    Uno degli errori più frequenti è l’applicazione di un prodotto liquido su supporti non perfettamente asciutti o puliti: in simili casi l’impermeabilizzante non riuscirà a fare presa né a penetrare in maniera ottimale nel materiale trattato.
    Un altro rischio di cattiva riuscita dell’intervento di impermeabilizzazione è legato alle condizioni ambientali, perché alcuni prodotti possono variare la loro resa finale a seconda delle temperature o del grado di umidità presenti nell’atmosfera al momento dell’applicazione. Per questi motivi è sempre raccomandato consultare le schede tecniche di ogni singolo prodotto perché forniscono preziose indicazioni sulle ottimali modalità e condizioni di posa in opera.

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