Una Tosca molto eclettica
Di Cattelan Italia ci siamo già occupati in passato, ma sempre mantenendo uno sguardo gettato in maniera uniforme sull’azienda e sul successo della sua attività, che ha dimostrato come l’intraprendenza paghi sempre anche in periodi di crisi.
Oggi invece vogliamo focalizzare la nostra attenzione su un prodotto in particolare, la sedia Tosca, nata da un’idea dello stesso Paolo Cattelan il quale ha voluto creare un oggetto d’arredo che fosse figlio della tendenza alle contaminazioni tra gli stili ma soprattutto tra gli usi.
Definire Tosca una semplice sedia è infatti riduttivo, in primo luogo perché la sua seduta è decisamente più ampia, rendendo quasi possibile il paragone con una piccola poltrona della quale possiede tutto il comfort.
La sua scocca molto lineare e semplice nelle forme è infatti rivestita da morbida imbottitura, e non solo sulla seduta ma anche su tutto lo schienale, fino a ricoprirlo anche dietro la sommità.
Le scelte per il rivestimento possono spaziare dal classico tessuto fino alla pelle o all’ecopelle: ciò accresce a dismisura le capacità di adattamento di Tosca, un complemento d’arredo in grado di inserirsi, proprio per la sua leggera semplicità, in qualsiasi ambientazione domestica.
Tredici sedie mai dipinte da Leonardo
La sedia è uno di quegli accessori di interior design per i quali non si finirà mai di creare ed inventare, anche a rischio di saturare il mercato. Questo perché ciò che non può mai saturarsi è proprio la creatività, che spinge ad esercizi di stile su un mobile che in sé per sé è semplice ed ha un’unica funzionalità, ma proprio per questo ispira varianti infinite per forme, materiali, destinazioni.
Per sottolineare queste potenzialità pressoché infinite, è stata allestita una mostra a dir poco fuori dal comune presso il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, che sarà visitabile fino al 1° dicembre.
Il titolo della mostra è abbastanza esplicativo: Le tredici sedie mai dipinte nell’Ultima cena di Leonardo.
Innumerevoli le chiavi di lettura proposte su questo tema affrontato senza obblighi di congruenza storica da 13 designer i quali hanno dato sfoggio di inventiva abbinandola e mescolandola con precisi richiami simbolici, ciascuno facendosi carico dell’immaginaria seduta di uno dei 13 commensali.
Così Alberto Biagetti ha interpretato la sedia destinata a Giuda Iscariota, vagamente ispirata alla celebre sedia impagliata ritratta nei dipinti di Van Gogh; dal canto suo, Alessandro Guerriero si è cimentato con l’ospite più famoso, Gesù: ed il figlio di un falegname non poteva che accomodarsi su una sedia in legno grezzo, assemblata in maniera artigianale ed abbastanza spartana.
Una commistione di incroci tra design, arte e fantasia, nella quale ogni creativo, dopo aver presentato in aprile durante il Salone del Mobile gli schizzi dei vari progetti, ha poi riversato nel “prodotto” finito tutti i propri valori ed i significati che da sempre il Cenacolo di Leonardo comunica.
Se volete saperne di più e scoprire tutte le sedie, è online il sito tredicisedie.it con panoramica anche sui designer ed i fotografi coinvolti nel progetto.
La sedia che nasce da un ideogramma
Il profilato di acciaio è il materiale che il grande designer Jean Nouvel, uno dei nostri preferiti, ha deciso di utilizzare per la sua collezione Mia, prodotta e commercializzata dal marchio Emu. Non ci sono dubbi che dei 5 pezzi che la compongono quello centrale sia la sedia, pensata in duplice versione con e senza braccioli; la collezione è poi completata dai tavoli, uno quadrato ed uno tondo, e dallo sgabello alto.
Ma restando alla sedia, siamo rimasti colpiti dal suo tratto essenziale che – ci scommettiamo – la farà assurgere allo status di icona contemporanea: il designer francese aveva l’ambizione di creare per Emu un punto di riferimento per gli arredi outdoor moderni, e per questo motivo ha “arginato” la sua fantasia disegnando semplicemente l’ideogramma di una sedia quasi come se fosse stata costruita con il celebre Meccano, con le dovute revisioni in fatto di precisione e pulizia delle linee. Ed il risultato si è rivelato molto più trasversale del previsto nelle applicazioni.
Queste caratteristiche sono esaltate dai materiali: oltre al profilato di acciaio che come detto compone la struttura, il taglio al laser dell’alluminio ha permesso di aggiungere seduta e schienale mantenendo la leggerezza della sedia la quale però, oltre a poter sostenere 100 kg, ha anche l’altra virtù di essere impilabile, rendendola ideale sia per gli spazi pubblici che per i giardini.
I colori inizialmente erano rosso e bianco, ai quali si sono successivamente aggiunti grigio e nero.
Con l’estate torna la sedia pieghevole!
Infiniti ha lanciato il suo annuale concorso dedicato a giovani designer e progettisti under 30, intitolato Under Revolution Chairs, e dedicato questa volta al tema delle sedie pieghevoli, vere pietre angolari dell’arredamento che nel periodo estivo vivono una stagione d’oro.
La sedia pieghevole deve infatti rispondere a precisi criteri funzionali e pratici prima ancora che estetici, i quali hanno comunque un ruolo importante: deve essere robusta, specie nelle giunture, per sostenere i continui stress dovuti ad aperture e chiusure; deve potersi aprire in un gesto semplice ed elementare; e deve occupare poco spazio quando non in uso, per poter essere facilmente riposta ed “occultata”.
Nonostante lo scopo del contest fosse quello di premiare un’idea rivoluzionaria, la natura stessa di un simile tipo di sedia rendeva abbastanza difficile ottenerlo, tuttavia tra gli oltre 600 progetti pervenuti alla giuria alcuni sono stati degni di nota.
Oltre al vincitore Nicolàs calandri, il quale ha proposto una seduta tondeggiante in polipropilene con chiusura a compasso, il progetto che ci ha maggiormente entusiasmati viene dalla Spagna e si chiama Unplec:semplice, essenziale, quasi un archetipo di sedia nelle sue linee. Ma è realizzata in una speciale plastica ecologica ottenuta dal riciclaggio delle cassette ortofrutticole!
La nostra passione per oggetti di design nati dalle “ceneri” di altri materiali che ritornano così nel circolo produttivo è così pienamente appagata!
Design retrò eppure moderno: è Calligaris
Kartell ha fatto scuola con le sue collezioni – in particolare le sedie – in policarbonato trasparente e colorato, un materiale solo apparentemente povero che permette numerose applicazioni anche molto ironiche, e che abbina alla robustezza la facilità di lavorazione al fine di ottenere complementi di arredo anche sofisticati.
Un altro marchio italiano, Calligaris, ha infatti utilizzato questo speciale materiale inserendo nella sua collezione la sedia Parisienne, il cui stile innegabilmente molto vintage si sposa benissimo con la modernità della sua lavorazione e si presta con grande versatilità ad arredare i più svariati spazi dei nostri appartamenti.
La sue linee sono molto arrotondate ed in realtà nascono da un concetto di sedia bistrot, essendo pensate appositamente per arredare ristoranti o sale da tè, tuttavia, specie nella versione più scura, non sfigurano minimamente anche come accessorio in camera da letto.
Il policarbonato, lavorato in un’unica fusione monoblocco, garantisce la grande resistenza di queste sedie anche ai graffi, e la sua struttura prevede anche la possibilità di impilarle qualora si debbano temporaneamente accantonare per guadagnare spazio.
La sedia più venduta al mondo
Oggi parliamo nuovamente di uno dei nostri marchi preferiti, del quale abbiamo già avuto modo di occuparci in passato e sul quale senz’altro ritorneremo: si tratta di Kartell, azienda milanese leader a livello internazionale nel settore arredo ed interior design.
Le sue collezioni e tematiche ci affascinano, ma questa volta vogliamo dedicarci alla celebrazione di un singolo oggetto, la sedia Louis Ghost che recentemente ha festeggiato i 10 anni dal suo lancio.
Parliamo del vero best seller dell’azienda, una sedia famosissima che ha inaugurato nel 2002 una visione “speciale” del design, quella basata sui materiali trasparenti.
Louis Ghost, come tanti altri oggetti che l’hanno seguita, è infatti realizzata in resistente policarbonato. L’altra sua caratteristica è l’ispirazione nelle forme all’arte barocca dell’epoca, appunto, di Re Louis XV. È un’autentica icona che fa compagnia a tante altre sedute della linea Ghost, come Victoria, Charles o Lou Lou, ed ai comodini di cui già vi abbiamo parlato.
Il concetto di fondo di Philippe Starck resta invariato: Ghost vuol dire fantasma, ed il designer una sedia così non l’aveva mai vista, così l’ha “materializzata“.
Questa limited edition è disponibile solo nella versione trasparente, ed è caratterizzata dalla firma di Starck incisa al laser sullo schienale. Del resto, negli ambienti del design è nota proprio come “sedia Starck“!
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