L’architettura al servizio della scienza
Le grandi firme dell’architettura vengono raramente prese in seria considerazione quando si ha l’esigenza di intervenire su luoghi votati alla scienza e che prevedono progetti di alta tecnologia: questo perché, a torto, non vengono considerate in grado di leggere correttamente tutte le peculiari esigenze di questo tipo di spazi, i quali devono sottostare a tutta una serie di precise e rigidissime norme e rispondere a specifici criteri funzionali.
In Spagna, precisamente nei Paesi Baschi, la società Arteche ha scelto di andare controcorrente per la realizzazione del suo Laboratorio di Altissima Tensione nella città di Mungia, affidandosi ad uno studio di architetti nazionale tra i più importanti al mondo, ACXT, ed ottenendo in cambio un risultato che deve far ricredere circa le ritrosie cui accennavamo in apertura.
Il Laboratorio, recentemente inaugurato, è uno dei luoghi più avanzati al mondo dal punto di vista tecnologico per lo studio e la misurazione di materiali elettrici e di componenti ed impianti legati al tensioni mostruose: si parla di valori fino a 1200 kilovolt, per i quali sono stati ad esempio necessari i globi a superficie specchiata montati nella Gabbia di Faraday, il cuore pulsante del laboratorio, posizionata nella navata centrale.
Non mancano certo gli spazi di accoglienza, quelli operativi e di riunione, tutti allestiti con l’approccio innovativo che ha fatto le fortune dello studio ACXT, caratteristica che giunge poi alle sue vette se ammiriamo gli esterni dell’edificio, che richiamano le operazioni svolte al suo interno sfruttando fogli in leghe di metallo a comporre le pareti che cambiano colore a seconda del punto di osservazione: l’effetto specchio di queste pareti increspate va a compensare una certa dose di “estraneità” dell’intero complesso rispetto all’ambiente circostante, e lo fa apparire meno fuori scala.
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